Il Cerchio magico: I figli crescono, le mamme… meno!

I figli crescono e anche se lo sappiamo in teoria, a nessuno viene in mente di avvertirci che succede davvero o forse lo fanno, ma noi non li ascoltiamo, tanto è impensabile. Eppure  viene, e viene velocemente, il giorno in cui non abbiamo più la forza di tenerli in braccio, in cui il loro interesse nel vedere cosa stiamo facendo in ogni secondo sfuma e viene sostituito da ben altre urgenze: incontrare gli amici, attaccare le figurine,  scoprire che bicarbonato e aceto fanno le bollicine.

Mia figlia ha compiuto sei anni e io ancora non me ne capacito, avevo appena imparato ad avere a che fare con una bambina di cinque e già me la trovo trasformata… nello sguardo, nella perizia dei movimenti, negli interessi e nei ragionamenti. Questa mattina mi ha detto che i pattini sono lo scopo della sua vita, la settimana scorsa lo erano i trucchi e ho il sospetto che la prossima verranno sostituiti entrambi dal tennis dato che la aspetta una lezione di prova a scuola: insomma il suo avanzare nella vita si compie a salti, rocamboleschi e inaspettati, e tra un salto e l’altro io rischio di restare indietro. E ne ho una paura matta.

In fondo questa è la verità, non si tratta di lei che compie il suo percorso come ogni bambino, ma di me e dell’insicurezza che nasce dal ritrovarmi sempre interrogata su una lezione nuova, quando ho appena finito di studiare quella precedente. E poi c’è la consapevolezza che ogni suo passo, ogni salto, ogni scoperta sono compiuti in una direzione precisa: verso fuori, in avanti, sempre più lontano da me o – meglio – dal mio utero che invece continua a contorcersi ogni volta che la vede soffrire, perché (lo so) vorrebbe poterla avvolgere nuovamente e proteggerla da tutto. E non può. Non posso.

La vedo camminare decisa, trascinarsi il trolley su per le scale della scuola, e resto indietro perché è giusto, perché è questo il mio posto, indietro. Si volta a salutarmi a volte, ma altre volte no, e so che è va bene così.

Eppure accade ancora, in qualche notte speciale, che un brutto sogno la faccia svegliare piccina e cercare ancora il contatto col mio corpo. Così trascorriamo quelle ore incantate in cui io non posso dormire, per paura di perdermele, ma non riesco a vegliare per la troppa stanchezza, così stiamo insieme tra il sonno e la veglia ed è quello il luogo in cui godermi ancora qualche scampolo della simbiosi perduta, senza togliere nulla al suo percorso.

Forse un giorno diventerà più facile vederla crescere, non lo so, oggi quello che so è che ogni tanto ho bisogno di rifugiarmi con un bacio sulla sua tempia e appoggiare lì tutto quello che non le so dire, tutti i miei errori, e chiudere gli occhi con fiducia, sapendo che comprende.