Il Cerchio magico: Parlare della Pasqua ai bambini

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Un paio di settimane fa mia figlia è tornata da catechismo molto scossa, le avevano raccontato in maniera molto vivida i dettagli della passione e morte di Gesù e, ovviamente, questi avevano colpito la sua sensibilità e la sua immaginazione. Siamo andate avanti a parlarne per giorni.

Mi sono resa conto di quanto facilmente, forse con eccessiva leggerezza, si mettano davanti ai bambini misteri grandi che anche noi adulti maneggiamo con difficoltà. Non voglio soffermarmi sul fatto che non ritengo utile scendere in particolari sanguinolenti quando si parla del venerdì santo, quello che mi sembra più importante è rilevare il fatto che questo tipo di descrizioni vengano poi concluse e spiegate con frasi generiche e pericolose del tipo “Gesù è morto per noi”, un concetto ambiguo di per sé, difficile da comprendere per gli adulti, ma che nei bambini facilmente scatena sensi di colpa magari non articolati, ma che rischiano di sedimentarsi.

Non sono una teologa, ma una cosa sulla passione e morte di Gesù credo di averla capita e credo che sia sufficientemente semplice da poterla utilizzare per parlarne anche con i bambini: Gesù non ha scelto di morire, Gesù ha scelto di amare fino in fondo, con tutte le implicazioni che questo ha concretamente voluto dire per lui. Ha scelto di amare quelli che lo acclamavano sapendo bene che le folle sono volubili, ha scelto di amare i falsi testimoni che lo accusavano sapendo che se avesse controbattuto alle loro accuse loro sarebbero stati condannati alla pena a cui andò incontro lui, ha scelto di amare Pilato non sottraendolo alle sue responsabilità, ha amato fino in fondo Barabba che nel buio di una cella – mentre aspettava la sua condanna a morte – ha scoperto di essere libero, libero! Perché un altro sarebbe morto al posto suo. Un giusto sarebbe morto al suo posto.

Ha amato sua madre e il discepolo sotto la croce occupandosi che l’una/o fosse accolto pienamente nella vita dell’altro/a. E ha amato noi, che siamo un po’ Barabba un po’ Giovanni, un po’ le donne che piangono e un po’ la folla che applaude. Ha amato nel momento e nelle condizioni che gli sono state date da un potere umano che non sopporta chi parla di pace, libertà e fratellanza… allora come oggi.

E poi Gesù è risorto ed è quello il centro della nostra fede, a quello dovremmo dedicare maggiori parole ed energie. Perché l’amore non sopravvive, ma rinasce e fa tutto nuovo, perché segna una discontinuità nella storia e ora nessuno di noi può più dirsi solo.

Allora mi viene più facile parlare di mistero pasquale a partire da qui, con le categorie dell’amore e della vita, piuttosto che con quelle della sofferenza e della morte. E credo che per i bambini, che fanno quotidiana esperienza del nostro amore, ma sono consapevoli anche del loro immenso amore per noi, nella concretezza e fino in fondo, questo sia afferrabile. E non per nascondere il fatto che l’amore vero si trova ad attraversare, quasi necessariamente, anche la sofferenza, ma per rendere giustizia al protagonista di questi giorni, che non è l’uomo dei dolori, ma il Risorto che chiama per nome Maria la Maddalena con immensa tenerezza e così fa con ciascuna e ciascuno di noi.

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