Il Cerchio magico: Hermana yo sì te creo

La sentenza della corte spagnola che nei giorni scorsi ha derubricato a “abuso sessuale” lo stupro perpetrato da cinque uomini ai danni di una giovane madrilena nell’estate del 2016, ha provocato in Spagna e in tutto il mondo un coro di proteste che sembra non volersi placare. La dinamica dei fatti è nota: nel corso della festa di San Firmino a Pamplona, la ragazza appena diciottenne è stata avvicinata da cinque uomini, tra i quali un militare e un poliziotto, e quando è stata ritrovata il giorno dopo dalla polizia per terra in lacrime ha raccontato di non essersi riuscita a difendere in quanto paralizzata dalla paura. A causa della sua mancata reazione i giudici l’hanno considerata consenziente e per questo la condanna è stata molto più leggera di quanto previsto per casi di stupro.

Questo genere di sentenze, se in passato poteva passare sotto silenzio, oggi è stato seguito in diretta tv dalla Spagna tutta e ha generato un’onda difficile da fermare. Anche le suore carmelitane scalze di Hondarribia hanno voluto manifestare pubblicamente la propria solidarietà con la ragazza aderendo alla campagna HERMANA, YO Sì TE CREO (sorella io ti credo) e insieme a loro le donne e gli uomini di tutto il mondo, attraverso una petizione finalizzata a chiedere la rimozione dei giudici responsabili della sentenza che è arrivata oltre il milione e trecentomila firme.

Ciò che colpisce in questa vicenda è come ancora una volta si siascelto di attribuire alla donna la responsabilità ultima della sopraffazione maschile, come si sia riuscito a destrutturare la realtà fino al punto di negare che una ragazza di 18 anni stuprata da un branco di 5 uomini sia una vittima, solo in forza della paura paralizzante che ha provato. Eppure, lo sappiamo, reagire in casi di stupro può significare la morte per le donne violentate, ma questo non conta, perché nella narrazione machista che non risparmia neppure i tribunali spagnoli è solo la donna che urla, calcia e si divincola a meritare attenzione. Ancora una volta è l’immaginario maschile a dire alle donne come devono comportarsi, perfino come devono reagire alla violenza e al sopruso e se – per caso – agiscono in maniera diversa dalle loro attese allora sono bugiarde, indegne di essere ascoltate.

È terribile tutto questo, ma come a volte provvidenzialmente accade, nelle brutture peggiori si insinuano vita e speranza e così -in attesa che la giustizia spagnola ristabilisca la verità- sono le donne stesse a prendere la parola e a gridare il loro sdegno e la loro solidarietà. Hermana,yo sì te creo: davanti a un mondo che non dà valore alla parola delle donne, milioni di donne quella parola invece la accolgono e valorizzano.Sorella, sì, io ti credo!