Il Cerchio magico: Il Natale dei miei sogni

Quando arrivano questi giorni sento sempre un particolare richiamo, sensi allertati, una felicità malinconica anche quando ci sono poche ragioni, ma nel tempo mi sono resa conto che si tratta di emozioni legate più ai natali immaginati, raccontati nei libri o visti nei film, che a quelli reali vissuti nel passato, magari nell’infanzia. È una specie di nostalgia verso ciò che non ho mai vissuto e presumibilmente mai vivrò e rappresenta il mio personalissimo mondo fantastico, al quale non rinuncio anche se si assottiglia di anno in anno con una maturità che è ormai consolidata e si prepara a iniziare la parabola discendente.

In questo senso, accantonando per un istante i significati religiosi del Natale, che sono e restano i principali, queste feste condensano tanti sapori diversi, come i dolcetti speziati dei paesi del nord: c’è il Natale di Dickens, con il suo processo di consapevolezza dell’importanza della condivisione, c’è il Natale di tanti film romantici, nei quali proprio in questi giorni l’incontro con l’amore ha il suo coronamento, c’è il Natale dei paesaggi nordici e quello dei racconti tradizionali italiani e magari regionali. C’è All I want for Christmas is you e Jingle bells, i bambini con le candele e i grandi magazzini illuminati. C’è New York coperta dalla neve, sempre immaginata e mai vista, ma il ricordo dei paesaggi scandinavi. C’è – insomma – un combinato disposto di fantasie, difficilmente paragonabile a qualunque altra occasione dell’anno e questo mio piccolo mondo immaginario resiste al ripetersi di Natali che nulla hanno a che fare con esso. Un’intima resistenza nei confronti della realtà che però amo e alla quale cerco di obbedire, ma che so non esaurirmi.

Io credo che tutti abbiamo da qualche parte questo spazio di sogno, alimentato dalla nostra fantasia e da quella degli artisti che abbiamo incontrato nel corso della nostra formazione, stratificata negli anni con ondate via via anche molto diverse tra loro, e credo che sia giusto non perderlo, anche perché lì possiamo incontrare i nostri bambini in maniera speciale, parlando lo stesso linguaggio e con la stessa luce negli occhi. Ed è quasi miracoloso. Anzi, da quando sono madre, la magia di mia figlia nutre la mia, mentre io nutro la sua con ciò che sento avere più significato. E pian piano si costruisce il mondo fantastico familiare che sperò porterà sempre con sé.

È in questo senso che per me Natale significa, anche, tornare bambina: non per i regali, non per i ricordi, solo per questa magia che mi è venuta addosso e che ho trattenuto con tutte le forze, fino ad oggi in cui posso farne dono.