Il Cerchio magico: i ragazzi di Parkland

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Il 14 febbraio scorso, giorno di San Valentino, un diciannovenne americano con problemi psichici e frequentatore di campi estivi paramilitari, è entrato nella sua ex scuola superiore uccidendo 17 tra ragazzi e insegnanti.

Da quel momento i sopravvissuti hanno avviato una instancabile azione di sensibilizzazione per modificare le leggi americane sul commercio di armi, organizzandosi in un movimento che ha assunto ormai carattere nazionale grazie all’uso dei social media e che sta smuovendo le coscienze di tutto il Paese. Indimenticabili sono stati i discorsi di Emma Gonzales durante la commemorazione “’Se il presidente mi dice che è stata una tragedia terribile e non possiamo farci nulla gli chiederò quanto gli ha dato la National Rifle Association. Lo so: 30 milioni di dollari. Quanto valgono per lei queste persone, signor Trump?”, e anche la domanda posta da Cameron Kasky al senatore repubblicano della Florida Marco Rubio: “Rifiuterà i soldi della NRS senatore Rubio?” alla quale l’imbarazzato senatore ha risposto dicendo che lui non riceve soldi dall’industria delle armi, è l’industria delle armi a “comprare la sua agenda” perché ne condivide gli scopi; al ché un’altra studentessa Sarah Chadwik ha twittato “L’AR-15 (il fucile semiautomatico usato per questa e altre stragi) dovrebbe essere chiamato Marco Rubio, perché sono entrambi molto facili da acquistare”.

Questi ragazzi saranno a Washington il 24 marzo prossimo e sono sostenuti da alcune tra le figure più carismatiche degli Stati Uniti: Oprah Winfrey, George e Amal Clooney, Steven Spielberg e soprattutto Michelle e Barack Obama. Non sappiamo quali saranno gli sviluppi futuri della loro azione, ma sappiamo che fin da ora ci sono segnali incoraggianti: La United Airlines, la catena di alberghi Best Western, MetLife, la First National Bank od Omaha hanno tutti aderito al boicottaggio della NRA annullando carte di credito e scontistiche collegate con l’industria delle armi. Quando la politica è controllata dal denaro, allora l’opinione pubblica deve modificare le traiettorie di quel denaro e oggi sta avvenendo.

Ma è il dato generazionale che ci colpisce: ciò che questi ragazzi, che hanno tra i 13 e i 17 anni, ci stanno dicendo è che sono ben altro rispetto all’immagine che ne abbiamo noi adulti: sono molto meglio di noi, hanno più coraggio, audacia, sfrontatezza quando ritengono che qualcosa valga davvero. Questi ragazzi ci sbattono in faccia anni di pessimismo sui “giovani di oggi tutti playstation e relazioni virtuali”, ci raccontano ben altra verità: i social per loro sono uno strumento e lo sanno usare per le cose importanti e queste sono – ora come sempre – la vita, l’amicizia, rendere migliore il proprio Paese. Li guardiamo ammirati e sentiamo che in questo tempo cinico avevamo davvero bisogno dei loro volti determinati, delle loro parole oneste. Pensare a quanto sangue sia stato versato inutilmente potrebbe annichilire, loro ci stanno dimostrando che invece può e deve risvegliare le coscienze.

Grazie.

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