Il Cerchio magico: adolescenti e violenza di genere

Il 25 novembre scorso si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea delle Nazioni unite. La giornata è stata caratterizzata da manifestazioni in tutto il mondo: cortei, sit-in e anche la polizia si è attivata con la campagna “Credevo fosse amore”, per aiutare le donne a individuare i segnali di un comportamento abusante e denunciare.

Eppure, mentre in questi ultimi anni crescono le iniziative e le campagne di sensibilizzazione su questa piaga, i femminicidi continuano a crescere, come anche le violenze. Nel 2018 si è registrato un +7% di femminicidi rispetto all’anno precedente, nonostante cresca il numero di denunce.Ma l’aspetto più inquietante è emerso dall’indagine dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, secondo il quale 2 ragazze su 10 ritengono che il proprio ragazzo sia molto possessivo e 1 su 3 ha subìto almeno una scenata di gelosia. Ovviamente le scenate non diventano necessariamente atti di violenza, ma raccontano di una mentalità ancora diffusa tra gli adolescenti per cui la donna è una proprietà maschile.Questo dato dovrebbe farci preoccupare più di tutti gli altri, perché proietta il problema anche nel futuro e testimonia l’inadeguatezza delle politiche di prevenzione.

C’è evidentemente una profonda falla culturale se questa visione della donna e del rapporto uomo/donna fa ancora parte della trasmissione da una generazione alla seguente e come genitori ed educatori dobbiamo farcene carico.Ogni volta che a una bambina che si lamenta di un compagno di classe che la tormenta si dice “fa così perché gli piaci” o che a una ragazzina si racconta che è proprio delle femmine essere dolce e accomodante, mentre di un ragazzino si lodano aggressività e prepotenza, stiamo costruendo le premesse perché non ci si liberi mai dalla piaga della violenza sulle donne.

L’intervento educativo, che vale a qualsiasi età, va compiuto anzitutto sugli uomini, fin da piccoli, per insegnare loro il contatto con le proprie emozioni profonde, che la rabbia che provano può essere espressa e poi gestita, senza doverla scaricare sugli altri. È necessario insegnare ai bambini maschi che non ci sono gerarchie nell’umanità, nessuna, e che le persone sono sempre un fine e mai un mezzo.

Ma anche sulle piccole donne bisogna agire: aiutandole a rinforzare la propria assertività, cioè la capacità di dire ciò che pensano senza paura, di sentire che possono camminare con le loro gambe nella vita … che se scelgono un compagno sia per essere più felici e non per necessità.Questa è la vera prevenzione, senza dimenticare quella più contingente, e richiede l’alleanza della scuola con tutte le agenzie educative, sapendo che le famiglie non sempre sono all’altezza su queste questioni e anzi, a volte, possono dare i messaggi opposti.

Paola Lazzarini