Il Cerchio magico: l’8 marzo e l’ondata di reazionario maschilismo…

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L’8 marzo, giornata internazionale della donna, è appena passato lasciando dietro di sé strascichi, polemiche e – se guardiamo oltre i nostri confini – anche eventi drammatici. È recente la notizia che l’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh è stata condannata a 38 anni di carcere e 148 frustate, per il suo lavoro di promozione della consapevolezza femminile e di difesa delle donne che si erano tolte il velo in pubblico. In carcere già dal 13 giugno 2018, la notizia della condanna arriva a sancire che il suo attivismo per le donne è considerato un “reato contro la sicurezza nazionale”.

Questo fatto di attualità dovrebbe dirci quanto la libertà della donna, la libertà vera – quella di esprimersi fino in fondo per quella che è – mina alle fondamenta lo status quo ed è considerata pericolosa. Anche ora, anche qui. E non solo perché anche da noi le ragazze e donne islamiche sono spesso costrette a portare il velo, ma perché stiamo vivendo una ondata di ritorno a un’idea di donna che credevamo superata: quella per cui una donna vale nella misura in cui è sposa e madre.

L’Italia, poi, col suo record di femminicidi che sono sempre attribuiti a “troppo amore” è in posizione quasi paradigmatica.

L’idea che la donna sia in qualche modo da controllare perché intrinsecamente pericolosa è più diffusa di quel che si pensa e non basta una giornata per alimentare la consapevolezza e, laddove necessario, la resistenza. La donna che agisce nella società e nella politica viene stigmatizzata (si pensi agli insulti sessisti e volgari, oltreché  violenti, di cui è stata fatta oggetto per anni Laura Boldrini), mentre la donna unicamente sposa e madre, disinteressata alla vita al di fuori delle mura domestiche non spaventa, anzi, piace e rassicura gli uomini.

Quel che però non era, forse, calcolato è che proprio ora sta rinascendo o, meglio, ritrovando vigore il movimento femminista, che ha ricominciato ad interessare anche le giovani e giovanissime. Sarà anche merito del fenomeno del #metoo dell’anno scorso, ma ovunque si scorge nuovo entusiasmo e crescente consapevolezza, da parte delle ragazze, dell’importanza di prendere in mano la staffetta dei diritti delle donne e portarla avanti… i cortei dell’8 marzo ne sono stati esempio! E nessuno potrà fermare quest’onda rosa, perché oramai abbiamo capito che non si può riposare sui diritti acquisiti, perché è un attimo che ti risvegli e ti ritrovi un ddl Pillon a rivoltare i principi del diritto di famiglia, mettendo al centro non più il supremo interesse del minore, ma quello dei genitori e – in particolare – del genitore più abbiente che, in Italia oggi, è ancora 9 volte su 10 il padre.

Allora ben vengano queste giornate di celebrazione e ricordo, anche i fiori vanno bene, purché siano il segno del rispetto dovuto alle donne in quanto persone e non ci si fermi a manifestarlo in quel modo lì.

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