Il Cerchio magico: La cura e la fede

In questi giorni nei quali si parla molto e giustamente del recente decreto sull’obbligatorietà dei vaccini ed è saltato tristemente alle cronache la vicenda del piccolo Francesco morto a causa di un’otite non curata, ma affidata a rimedi omeopatici, nelle conversazioni tra mamme si parla molto di scienza, pseudoscienze e cura dei nostri piccoli.

Si alzano steccati tra chi rimane un accanito sostenitore delle strade alternative alla medicina e chi afferma di essere sempre stato convinto di affidarsi solo alla scienza, rendendo difficile il dialogo e anche la confessione delle proprie oscillazioni, che invece – ritengo – potrebbero essere utili al dibattito.

Nei primissimi anni di vita di mia figlia, complici gli ormoni o la soverchiante paura che potesse stare male, anch’io mi sono ritrovata a dubitare dei vaccini e rimandarli, a farle ciucciare palline di zucchero nella speranza che passasse il raffreddore o dormisse qualche ora in più la notte. Ora so che in quegli anni la parte razionale del mio cervello era fuorigioco e predominava l’istinto di protezione, un istinto primordiale che si scontrava però con la complessità della vita reale, e che mi faceva attaccare alla speranza che esistessero per mia figlia farmaci senza effetti collaterali, cure senza rischi, medicamenti miracolosi per i suoi fastidi. Per pura fortuna (e con un po’ di aiuto dell’abbondante latte di mamma) mia figlia è sempre stata bene e comunque quando in rarissimi casi ha avuto bisogno di antibiotici questi le sono stati prescritti per tempo, ma resta la consapevolezza che in quel periodo io sono stata spesso incapace di distinguere la realtà dalla fantasia e mi sono ritrovata molto vulnerabile nei confronti dei consigli di alcune figure che le neomamme sentono particolarmente vicine: ostetriche, farmacisti “di fiducia”, libri sulla maternità, qualche volta perfino pediatri “omeopati”. Non delego ad altri le mie responsabilità, per mia fortuna condivise con un marito e padre che aveva mantenuto la barra dritta, ma voglio dire che in quella finestra temporale è abbastanza normale essere più vulnerabili e per questo gli operatori sanitari più vicini ai neogenitori devono essere doppiamente attenti e dare messaggi chiari e limpidi. Se non sono disposti a farlo devono farsi da parte, devono! Mi fa sempre male quando i genitori vengono colpevolizzati per tutto, credo che il compito che abbiamo sia talmente grande e coinvolgente che dobbiamo, abbiamo il diritto, di contare su professionisti seri e preparati.

Poi la scelta finale però è nostra, quella creatura è stata affidata a noi e per il suo bene (oltre che per il nostro) dobbiamo essere pronti anche a rinunciare a quelle certezze fideistiche che ci facevano sentire migliori, più illuminati degli altri, a uscire dai circuiti nei quali si condivide la stessa fede nel “naturale” eretto a idolo, per tornare a ciò che sappiamo e conosciamo davvero: la medicina è questo. È prosaico e a volte può sembrare non abbastanza, ma è tutto quello che abbiamo e – se ci pensiamo seriamente e in prospettiva storica – non è affatto poco. 

Paola Lazzarini 

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