Il Cerchio magico: Solo tra di noi…

Per una serie di fortunate circostanze mi sono trovata a condividere tre giorni di programmazione di un lavoro con donne di tutte le parti del mondo: Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, USA, Perù, e – per l’Europa – Germania, UK, Svizzera, Polonia e ovviamente io, unica italiana.

Aldilà del contenuto del lavoro, entusiasmante di per sé, è stato estremamente arricchente sperimentare come in un contesto a fortissima prevalenza femminile (c’era un solo uomo, dall’Irlanda) non si siano sviluppate dinamiche conflittuali capaci di inficiare il lavoro perché il pragmatismo da un lato e l’ironia dall’altro, ci hanno sempre salvate.

Il pragmatismo innanzitutto: noi donne normalmente abbiamo la necessità di tenere contemporaneamente sotto controllo più fronti e questo ci rende riluttanti a perdere tempo, a sviare dall’essenziale, a perderci in sottigliezza. Andiamo dritte al sodo e abbiamo meno passione nell’ascoltare la nostra voce.

E poi l’ironia… l’ironia è quella cosa per la quale nel mezzo di uno scambio di idee piuttosto teso si riesce a evitare l’escalation con una battuta che non sminuisce, non offende, non umilia e questo avviene probabilmente perché non siamo abituate a prenderci troppo sul serio, siamo abituate ad essere ai margini dell’azione, così anche quando ci troviamo in mezzo, portiamo con noi uno sguardo “esterno” che relativizza.

Devo dire che è stata un’esperienza salutare, contro tutti gli stereotipi e molto istruttiva. Gli uomini mi sono mancati, però, perché avrei voluto che sperimentassero una modalità differente di produrre relazioni, conoscenza, programmi senza troppi schemi, arrivando comunque al traguardo… anche se probabilmente le cose sarebbero andate diversamente e non solo per quello che gli uomini avrebbero immesso nel discorso, sicuramente importante, ma anche per come le donne cambiano in presenza degli uomini. Quando ci sono uomini scatta la tanto vituperata concorrenza femminile nel tentativo di aggiudicarsi l’attenzione: abituate ad avere pochi spazi, siamo programmate per contenderceli tra noi, anziché con i maschi.

Non voglio dire che il lavoro tra donne sia idilliaco, ma in questa piccola eppure significativa esperienza, gli elementi che hanno creato problema erano più legati alle differenze culturali che al genere.

Allora, riprendendo la provocazione di un’amica che parlava delle conferenze a tema scientifico con soli relatori maschi e chiedendosi cosa accadrebbe, quanta dissonanza cognitiva sperimenteremmo, se ci trovassimo di fronte un tavolo di sole relatrici, io mi chiedo cosa ci trattenga dal creare contesti prevalentemente femminili (senza che siano visti come dei “sabba di streghe arrabbiate”), non riservati all’ambito della cura e dell’educazione. Certo, l’ideale sarebbe uno spazio pubblico con protagonisti uomini e donne in egual misura e con eguali responsabilità, ma nell’attesa, creare contesti prevalentemente femminili non è di per sé un male, almeno non più di quanto lo siano quelli “all male”.

Siamo solo meno abituate a trovarli, però quando succede – sinceramente – può essere molto molto divertente!

Paola Lazzarini