Il Cerchio magico: Appoggiati pure a me

Sarà l’età o le situazioni della vita, ma arriva il momento nel quale la forza e la sofferenza delle donne incrocia fortemente la propria esperienza, anche quando non si è coinvolti in prima persona.

È un momento di svolta esistenziale, o almeno lo è stato per me, perché segna il passaggio da una passione intellettuale per certi temi al lasciarsi attraversare, toccare, anche ferire dalle storie reali delle persone che si incontrano e  – in varie maniere – accompagnano.

Parlare di dolore delle donne non significa sminuire o non vedere quello degli uomini, dei bambini, degli anziani, è semplicemente sperimentare come la semplice condivisione dell’essere femminile, insieme a un po’ di empatia, spalanchi finestre sui percorsi delle persone e soprattutto sui tratti più impervi che attraversano. Che sia la malattia, la violenza, l’abbandono o la malattia e la morte dei figli, vedo intorno a me donne che stanno miracolosamente sopravvivendo, restando a galla, recuperando particelle di ossigeno qua e là mentre l’onda le sovrasta e spesso l’ossigeno viene proprio dall’incontro con altre donne, dal loro ascolto, dall’abbraccio. C’è una qualità nel sostenersi tra donne che non si rinviene altrove. Si dice spesso che le donne non sanno essere solidali, che sono competitive, ma quel che osservo quotidianamente è che invece le donne, semplicemente amiche, si caricano la croce le une delle altre come tanti Simone di Cirene anonimi e senza gloria. Lo fanno ascoltando per ore l’amica che sta vivendo una dolorosa separazione, accompagnandosi l’un l’altra in ospedale per esami impegnativi, testimoniando in tribunale, vegliandone i figli: è una catena invisibile ai più, che quando si svela – per caso o per necessità – emana una luce fortissima.

In questa società che ci domanda prestazioni eccellenti e stabili e che alle donne domanda sempre qualcosa in più, cadere anche solo un momento può comportare il rischio di non rialzarsi e allora il discrimine non è solo o tanto la forza interiore (comunque necessaria), ma l’avere intorno una rete di protezione e di sostegno. E questa rete spesso si declina al femminile. Probabilmente è sempre stato così: gli uomini hanno protetto le donne dai pericoli esterni, ma sono sempre state le donne a proteggersi a vicenda dagli uomini e dalle amarezze della vita e quando non lo hanno fatto si sono aperti crepacci dai quali era impossibile salvarsi. Così avviene anche oggi: continuano ad essere le donne a proteggersi a vicenda, a livello professionale (pensiamo alle avvocatesse, ai medici), ma soprattutto nell’informalità, nel silenzio. E, in un certo senso, è giusto che sia così, perché ci sono dolori che solo una sorella può comprendere e alleviare, ghiacci che solo una donna sa sciogliere e, come scrisse la poetessa Adrienne Rich,“Il futuro può essere vissuto solo da esseri umani che continuano a mantenersi caldi l’un l’altro”.

Paola Lazzarini 

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