Lettere al direttore
Mario Malandrone su Piazza San Secondo: “La piazza del popolo ora salotto”
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Riceviamo e pubblichiamo
Piazza San Secondo è il salotto della città, ci sono altre piazze-cit RASERO
Piazza San Secondo è nell’immaginario collettivo, la piazza del Sant. La piazza della politica , sorge il Comune. E’ certo un gioiellino, una piazza che sicuramente è stupenda, nonostante alcune brutture architettoniche.
“Fin dall’XI secolo, la Collegiata del Santo risulta in primo piano nella politica astigiana, in questo senso, nessun potere vescovile riuscì a privarla di autonomia, diventando nei secoli il crogiuolo delle forze ed aspirazioni del comune, ma anche un’importante area di scambi e di attività economiche, tale da valerle il titolo di San Secondo “de mercato”.
Il progressivo disinteresse dei vescovi alle vicende cittadine, fecero sì che i principali avvenimenti politici e commerciali della città avvenissero nella chiesa o nelle sue immediate vicinanze.”
La storia non ha mai identificato però nella piazza solo un luogo di relax, ma la ha collocata al centro della Politica istituzionale e di ogni avvenimento, iniziativa, protesta. Un cuore economico e politico. Ecco perchè nell’immaginario dei cittadini e degli abitanti delle frazioni è il centro “laico”, dove avvengono scambi, confronti, preferita a tante altre piazze molto belle.
La decisione di Rasero di renderla non fruibile a eventi di associazioni e politiche che non si limita solo alle manifestazioni politiche, ma al mercato del biologico, alle iniziative di volontariato, sa tanto di creare una “Zona rossa ” intorno al Palazzo.
In quel Salottino ovviamente lui può essendo il Sindaco esibirsi in assemblee, fu lì che fece il primo consiglio, in pulizie a mano e tecnologiche ecc ecc…
Premesso il rispetto per aree monumentali, mi ha sempre infastidito l’uso di parti della piazza per appendere striscioni, basterebbero delle regole chiare.
Ma la Piazza San Secondo è la piazza delle assemblee, dei capannelli, delle contraddizioni di opinioni diverse, non toglietele il suo valore storico di una piazza meno “sacra” e più popolana.
Mario Malandrone