Arrestati dai carabinieri di Villanova d’Asti tre uomini per aver estorto quasi mezzo milione al ”socio amico”

I Carabinieri della Compagnia di Villanova d’Asti hanno arrestato tre persone responsabili in concorso del reato di estorsione e tentata estorsione, con l’aggravante della continuazione.

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Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dalla Dott.ssa Paola Boemio, GI.P. presso il Tribunale di Torino a carica di Torasso Davide, 40enne residente in Torino, Troia Maggio Lino, 43enne residente a Moncalieri e Troia Alessandro, 37enne residente a Carmagnola.

I tre sono riusciti a farsi consegnare in più riprese dalla vittima, un imprenditore 56enne che gestiva una società di recupero di rottami metallici nel torinese, oramai non più operativa, quasi mezzo milione di Euro.

L’indagine dei Carabinieri che ha consentito di identificare ed arrestare i tre estorsori, è stata coordinata dal Dott. Gianfranco Colace, Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Torino, ed è nata dalla denuncia sporta dal libero professionista, che ha consentito di identificare ed arrestare i tre estorsori.

In sostanza, a metà del 2011 la vittima, dovendo recuperare una somma di denaro dal proprio amico Torasso Davide, rilevava l’attività commerciale “T&T Recuperi Metallici S.n.c.” di cui appunto il Torasso ne era proprietario. L’attività, benché rilevata dal perseguitato, veniva comunque gestita dall’amico sulla base di una asserita esperienza nel settore e da una collaudata clientela. Di fatto, però, il ruolo dell’imprenditore è stato meramente quello di far fronte ai debiti che la Società contraeva, vedendosi a poco a poco svanire ogni speranza di risollevamento dalla situazione economicamente disastrata in cui si trovava.

Per far fronte ai debiti aveva persino dato fondo ad alcuni titoli fiduciari in possesso alla propria famiglia ma anche questo ultimo ed estremo tentativo di risollevare le sorti aziendali è stato incomprensibilmente vano. Senza più opportunità economiche, la vittima ha pertanto deciso di ritirarsi dal mercato conscio che avrebbe dovuto inevitabilmente far fronte ai debiti contratti.

Nel novembre scorso, l’imprenditore riceveva infatti sul proprio cellulare un messaggio da un utente a lui sconosciuto con il quale gli veniva richiesto di organizzare urgentemente un incontro al quale lui ed il suo socio (TORASSO Davide) avrebbero dovuto partecipare. La vittima contattava subito telefonicamente l’ignoto delatore il quale, non qualificandosi e ribadendo “l’ordine” imperativo, comunicava che entro mezz’ora avrebbe dovuto raggiungere una zona di Torino per l’incontro, senza peraltro rivelarne le ragioni ma lasciando trapelare trattarsi di questioni importanti.

L’uomo, insieme al socio Torasso, si presentava quindi a Torino per l’incontro preteso, ed in quella sede gli veniva esibita una fotocopia di un assegno del conto corrente della propria ditta chiusa, recante l’importo di 20.000 euro, e per il quale gli veniva richiesta la restituzione del doppio della somma entro il giorno successivo. Per avvalorare tale rivendicazione venivano indirizzate ai due soci minacce allo loro incolumità ed a quella delle loro famiglie, rese ancor più credibili dall’esibizione di una pistola semiautomatica e dalla dichiarazione di agire per conto di persone “poco pazienti”.

A termine dell’incontro, l’imprenditore, scosso per l’accaduto ed avendo riscontrato che la firma apposta sull’assegno non era la propria, bensì di un loro conoscente che non avrebbe comunque avuto titolo ad apporre la propria firma su assegni tratti dal conto corrente della ditta, si confrontava con il proprio socio il quale gli raccomandava di non rivolgersi ai Carabinieri, dicendo che si sarebbe rivolto a persone di sua conoscenza che avevano contatti con la malavita torinese, per ottenere una proroga dei tempi per la restituzione dei 40.000 euro pretesi e richiedendo allo stesso imprenditore un anticipo da corrispondere a questi soggetti per l’attività di mediazione.

Ancora una volta, la vittima, ignara che il Torasso fosse colluso nell’estorsione, consegnava del denaro al socio ma non convinto di tutta la situazione ed intimorito dell’accaduto, si rivolgeva ai Carabinieri per denunciare il fatto.

Le indagini venivano pertanto immediatamente avviate dagli investigatori che assodavano che il Torasso Davide, amico e socio della vittima, era in realtà coinvolto nell’estorsione, da lui organizzata in combutta con i fratelli Troia, per appropriarsi degli ultimi averi in possesso del denunciante e nella quale si mostrava agli occhi dell’amico anch’esso come vittima, al solo scopo di poter verificare direttamente lo stato dei pagamenti e soprattutto per controllare che l’uomo non si rivolgesse alle Forze dell’Ordine.

Ora i tre si trovano reclusi in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria inquirente.

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