Casa di riposo Città di Asti, una cordata di imprenditori per evitare il fallimento. La questione in un prossimo consiglio comunale aperto

Sono ore di apprensione per il futuro della casa di riposo Città di Asti, che deve assolutamente trovare a breve i fondi per evitare il fallimento e la chiusura di quella che è la struttura residenziale più grande del Piemonte.

Numeri drammatici

I numeri dal canto loro, suonano come una sentenza annunciata: sulla struttura gravano otto milioni di debiti, 100mila euro al mese solo per far fronte alle spese correnti prima che qualsiasi piano di risanamento possa diventare operativo. Un rischio anche sul piano occupazionale, dal momento che la casa di Riposo impegna 80 persone a tempo indeterminato è una trentina di operatori con contratti a tempo determinato. Molti i problemi che gravano sulla struttura: il dubbio sull’applicabilità del Superbonus 110% anche alle Rsa, un contenzioso ancora aperto per il pagamento Imu con il Comune di Asti ma soprattutto, la diminuzione di ospiti: attualmente meno della metà rispetti alla capienza dei 345 autorizzati”. A questo si aggiunge il fatto che il commissario straordinario della Regione, Mario Pasino, ha terminato il suo mandato.

Una cordata di imprenditori per sperare in un futuro

A fronte di questi certezze, le speranze sono riposte in una proposta di interesse proposta da una cordata di imprenditori, con Andrea Amalberto, presidente dell’Unione Industriali,  come capofila. Una flebile ancora di salvezza che però ha bisogno di tempo per far sì che possa realizzarsi

Quagliotti: “La Banca di Asti non è una banca del territorio”

Molto critico sulla questione è il segretario della Cgil di Asti, Luca Quagliotti: “Non so come andrà a finire questa vicenda – afferma – ma sicuramente è al capolinea la Casa di Riposo Città di Asti come struttura pubblica. Penso che ci siano molti aspetti poco chiari che dovranno essere approfonditi quando l’operazione andrà in porto. Ci sono interessi perché si arrivi a un forte ridimensionamento della struttura”. Quagliotti punta poi il dito sulla Banca di Asti: “Afferma di essere una banca del territorio, ma sono solo parole vuote: la Cassa non si è mai vista in tutta questa vicenda. Se avesse fatto qualcosa prima, forse non saremmo arrivati a questo punto”.

Intanto, la questione approderà in un Consiglio Comunale aperto, che si terrà nei prossimi giorni per cercare di elaborare una exit strategy a questa annosa questione.