La mostra sui minerali di Luserna ha lasciato Asti per la Valle Pellice

Dopo aver girato per sette anni, la mostra “La Tavola dei Minerali di Luserna” ha lasciato Asti per fermarsi all’Ecomuseo della Pietra di Rorà, in Valle Pellice, dove per quindici anni Bruno Marello ha svolte le sue ricerche nelle cave.

Un lavoro lungo e appassionante sfociato nell’esposizione mineralogica che svela le 118 specie conservate nella pietra di Luserna: fotografate al microscopio dal ricercatore astigiano, lo scorso anno hanno dato vita a un libro che porta lo stesso nome della mostra. Autori Marello e Massimo Umberto Tomalino, fondatore del Magmax di Asti (Museo Astense di Geologia, Mineralogia, Arte Mineraria, Cristallografia) e presidente dell’Associazione che lo gestisce.

Da poco l’esposizione è stata concessa all’Ecomuseo di Rorà in comodato d’uso, con l’accordo che potrà continuare a girare ed essere utilizzata da Tomalino e Marello in altre mostre temporanee che accoglieranno la presentazione del volume “La Tavola dei Minerali di Luserna”.

“Mostra e libro sono inscindibili, il secondo è nato proprio per favorire la comprensione della prima: se conosci, apprezzi molto di più” sottolinea Tomalino, che nel volume approfondisce la storia dello gneiss, rivelando le sue caratteristiche, il contesto paesaggistico della Valle Pellice in cui è estratto, ma anche la vita nelle cave e l’impiego nobile della pietra, che compare tra i materiali di costruzione della Reggia di Venaria piuttosto che della Mole Antonelliana: non solo dei marciapiedi.

Proprio oggi, sabato 8 luglio, a Rorà, nella Scuola Albina Tourn alle 17, si terrà l’inaugurazione della mostra concessa all’Ecomuseo insieme alla presentazione del libro, presenti i due autori. Marello, assiduo collaboratore del Magmax, è soddisfatto della nuova sede dell’esposizione, che non avrebbe potuto trovare spazio nella Torre Quartero, dove le collezioni impreziosiscono l’unica sala di cui il museo è fatto (di qui la definizione di museo mineralogico più piccolo d’Italia).

“E’ come restituire qualcosa che in altri anni ho preso al territorio della Valle Pellice – dice Marello – Qui sono di casa, mi conoscono tutti, a partire dai cavatori che hanno permesso le mie ricerche nei loro siti”.