Lettere al direttore

Marco Castaldo sul sottopasso della stazione di Asti: “Il progetto c’è già”

Riceviamo e pubblichiamo.


Alcune settimane fa abbiamo assistito nella nostra città alla querelle riguardo il sottopasso che dalla stazione ferroviaria porta a via Cavour. Asti Pride si era proposta di decorarne le pareti, ma l’amministrazione comunale aveva ritenuto necessario far condividere questa decorazione con un’altra associazione, Sole che Sorgi, che, oggettivamente, non sembrava essere proprio in linea con i principi e i valori di Asti Pride. Da qui, la decisione del governo cittadino di aprire un bando per verificare l’interesse da parte di altri soggetti ad intervenire per migliorare le condizioni estetiche
del sottopasso.

Al momento, non è assolutamente ancora chiaro quali dovranno essere i requisiti per poter accedere a questa graduatoria e, intanto, il sottopasso continua ad essere un luogo sporco e degradato, come anche stigmatizzato da altri rappresentanti politici locali. La nostra città, purtroppo, negli ultimi vent’anni ha collezionato edifici, luoghi (pieni e vuoti), pubblici e privati in progressivo decadimento, senza la minima destinazione d’uso e che si presentano ai turisti e ai cittadini come luoghi abbandonati, senza un’identità e senza un ruolo, oltre che essere ricettacolo di incuria e
possibile utilizzo da parte di quelle frange di popolazione più emarginate e a rischio di illegalità. È nostro auspicio che il Comune di Asti voglia davvero perseguire il bene dei cittadini proponendo soluzioni percorribili per la riqualificazione della zona in questione e che la scelta di procedere con un bando per la valutazione delle proposte non sia semplicemente un modo per prendere tempo, ma soprattutto ci auguriamo che in futuro l’amministrazione cittadina non intenda più strumentalizzare la legittima richiesta di disporre di spazi adeguati e fruibili con meschine diatribe politiche e pericolose derive antidemocratiche.

Spesso si pensa che per poter riqualificare e trasformare questi luoghi in qualcosa di utile, bello e fruibile, siano necessari interventi importanti ed onerosi, ma in realtà ci possono essere soluzioni innovative ed estremamente interessanti per raggiungere questo obiettivo senza investire grandi risorse economiche. In quest’ottica si sono mossi alcuni anni fa, nel 2016, un certo numero di giovani architetti astigiani che, sotto la guida dell’Ordine degli Architetti, hanno realizzato e proposto in più occasioni all’Amministrazione comunale astigiana, progetti che oggi potrebbero
essere definiti come di “urbanistica tattica”. Interventi leggeri, condivisi con la popolazione dei quartieri in cui si inseriscono, a basso costo di realizzazione e manutenzione con la possibilità di essere anche solo temporanei. Vengono definite “architetture sottili” e, purtroppo, non hanno mai visto la luce, nonché il meritato risalto che, invece, meriterebbero.
Uno di questi progetti si proponeva proprio la riqualificazione del sottopasso vicino alla stazione ferroviaria. Le due giovani donne architetto Silvia Cauda e Giorgia Maritan propongono una struttura leggera esterna che dia il senso di movimento verso il sottosuolo con la realizzazione di una pavimentazione chiara e l’inserimento di punti luce che dal basso raggiungano le pareti laterali; inserimenti pubblicitari con informazioni turistiche e un punto luce naturale nel tunnel in corrispondenza in un’aiuola preesistente. (Il progetto si può consultare cliccando QUI )

Questo progetto, insieme agli altri 15 proposti da 45 architetti, sono visionabili sul sito Web della rivista culturale online ADL Culture a cura dell’Associazione Davide Lajolo ONLUS.
Lo scopo che si prefigge la rivista culturale ADL Culture on-line, riproponendo all’attenzione della città questi progetti di giovani architetti astigiani, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le amministrazioni cittadine circa la necessità impellente di proporre soluzioni operative, economiche, condivise con il tessuto sociale per riqualificare zone della città che ormai da troppo tempo necessitano di riacquistare dignità e ruolo per essere fruibili dai cittadini residenti e dai turisti.

Ritengo che la città di Asti potrebbe fare propria questa proposta, sia per mettere in pratica quell’intento più volte dichiarato di rendere più vivibile, appetibile e fruibile il territorio cittadino e anche per dare dignità all’impegno nel lavoro svolto da questi giovani architetti che hanno prestato la loro opera e il loro ingegno per riqualificare e rendere migliore l’ambiente in cui viviamo.

Marco Castaldo
Coordinatore Articolo Uno Asti