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Speciale 118 Sindaci: intervista a Maurizio Rasero, Sindaco di Asti

118 Sindaci: incontriamo Maurizio Rasero, sindaco di Asti.

Da bambino aveva mai immaginato di diventare sindaco? 

Certo che sì! Da bambino avevo sognato due cose: diventare il rettore di Tanaro, l’avevo immaginato a 4 anni seduto in braccio alla moglie di Piero Fassi che a quel tempo era rettore del mio rione, e successivamente, da adolescente innamorato profondamente della città e delle sue tradizioni, ho pensato che mi sarebbe piaciuto fare il sindaco.

Come è nata la Sua candidatura a sindaco?

La candidatura è nata perché un gruppo di amici ha iniziato a confrontarsi insieme a me su possibili candidati alle comunali e, per quel ruolo, sono stati fatti una serie di nomi. All’interno di questa rosa di nomi è stato inserito anche il mio perché avevo dato l’eventuale disponibilità. Dopo attente valutazioni è emerso che io potessi essere il candidato con maggiore possibilità di vittoria e quindi è stata scelta la mia candidatura.

Aveva già qualche esperienza di tipo amministrativo o comunque nel settore pubblico?

La mia persona è stata individuata perché era giovane ma aveva già maturato esperienza nel tempo: avevo fatto tre mandati in comune e due in provincia.

Oltre ad aver quindi già svolto diverse attività amministrative, avevo maturato esperienze anche in altri ambiti della città come vicepresidente della banca e della fondazione Cassa di Risparmio di Asti, oltre che della Camera di Commercio. Avevo esperienza tale da conoscere il quadro generale della città per poter fare dei ragionamenti di insieme, che è quello che sto cercando di fare oggi.

Quale è stato il suo primo pensiero nel momento che ha capito di essere stato eletto?

Andare da mia mamma e mio papà che mi stavano aspettando per abbracciarli. Ero alla Anna Frank, dove ho fatto il rappresentante di seggio. Ricordo come se fosse adesso che sono uscito dalla scuola verso mezzanotte, fuori c’era La7 che mi aspettava per un’intervista in diretta nazionale e, dopo aver detto quelle che erano le mie prime impressioni da Sindaco, mi sono diretto verso Corso Venezia dove mi aspettavano i miei genitori per abbracciarli e salutarli insieme ad alcuni amici.

Qual è stato (o è) l’impegno più complesso che in questa carica ha dovuto affrontare?

È tutto complesso perché la difficoltà di un ente pubblico è il fatto che ci sono delle procedure che lo Stato impone che sono scoraggianti perchè non ti consentono di agire in libertà. A casa tua oggi decidi, domani fai. Qui oggi hai le idee che vorresti concretizzare e mesi dopo sei ancora lì ad aspettare.

È tutto più lungo, tutto più difficile, tutto che ha dei tempi incomprensibili da chi non ha avuto esperienze di tipo amministrativo.  

Nello specifico, la prima decisione importante è stata dire no al teleriscaldamento nel cortile dell’ospedale, non perché io non sia d’accordo nel risparmio energetico che l’opera porterebbe, rispetto alle tante piccole caldaiette che inquinano molto, ma il mio no è stato per la localizzazione nel cortile dell’ospedale. 

C’è stato dopo poco il no all’Agrivillage, una questione che per 10 anni, con due amministrazioni, era stata lì senza che fosse data una risposta ai promotori. Visto che io, nel bene e nel male, sono conosciuto come un decisionista, dopo un periodo di incontri, confronti e dibattiti ho preso una decisione. 

Poi c’è la partita dei contenitori vuoti: è da più di un anno che sollecitiamo la Regione per una permuta che sembrava pronta, mancavano solo più i dettagli, ma l’Amministrazione uscente di Regione Piemonte ha voluto andare a scadenza e la permuta non è avvenuta. Partirò alla carica subito con la prossima amministrazione. 

Però ripeto, tutto, anche le cose piccole, porta con sé delle difficoltà. 

Ma la problematica delle problematiche di cui mi sono fin da subito occupato è stata la questione della messa in sicurezza dei fiumi: ho fatto una battaglia per pulire il Tanaro. Ora abbiamo un milione di euro da spendere ed inizieremo presto gli interventi, ma anche in questo caso, ci sono delle lungaggini incredibili per motivi diversi. Non ultimo il fatto che se c’è da pulire il fiume e bisogna togliere fango, pietre e anche degli alberi in alcuni mesi dell’anno non si possono toccare perché nidificano degli uccelli particolari che vanno tutelati e quindi perdi dei mesi per attendere che passi quella stagione per poi iniziare gli interventi.

A quale tipologia di materia o argomento deve dedicare più tempo?

L’argomento che i cittadini vengono sottoporre, e ne ho incontrati più di duemila in questi due anni, e me lo presentano come il loro problema per cui cercare una soluzione, è il lavoro. In questa città ci sarebbe bisogno di insediamenti produttivi e di nuove attività che diano occupazione. La maggior parte del tempo che in proporzione ho speso in questi due anni è per sentirmi dire dalle persone che hanno la necessità di lavorare. Purtroppo non sono un ufficio di collocamento e non ho la bacchetta magica per riuscire a trovare a tutti una collocazione.

Fino ad oggi, quale è stato l’atto da Lei compiuto in carica, che Le ha dato più soddisfazione?

Sono tante le cose imbastite che vedranno a breve la luce, come tante le cose portate a compimento che erano state iniziate dalla precedente amministrazione, come ne lasceremo noi alla successiva. 

Due sono totalmente nostre, nate dalla nostra volontà, che sono state realizzate con risorse nostre e che hanno già visto la luce: 

-l’elisoccorso all’ospedale perché fino a pochi mesi fa Asti non aveva una pista e doveva cercare soluzioni provvisorie con ciascuna i suoi problemi. Questa pista all’avanguardia è diurna e notturna ed è stata finanziata con €180.000 messi completamente dal comune; 

– il dormitorio femminile. Quando noi siamo arrivati ci siamo accorti di questa mancanza: le donne senza casa o anche solo con problemi momentanei dovevano andare ad Alessandria per avere questo tipo di servizio. Allora ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo regalato alla città un centro, la Casa delle donne e dei bambini, che oggi è pieno ed è occupato dalle mamme con i propri bambini.

In che modo (o in quali modi) comunica con i concittadini?

A livello personale, in modo diretto: ho ricevuto circa 2000 persone in 2 anni, con l’udienza del mercoledì dove ognuno ha uno spazio prefissato di tempo di 10 minuti per esporre il suo problema ed avere le risposte, oppure il suo problema viene catalogato e io faccio i poi seguire dei riscontri.

Per il resto, non c’è giorno in cui io non sia disponibile fin dal mattino, per incontrare le persone. Ogni mattina prendo il caffè in un posto diverso della città, se non ho altro spazio propongo di mangiare un boccone insieme a pranzo o a cena oppure, in altri casi, sono stato disponibile anche dopo le 10 di sera. Ricevo persone finché c’è qualcuno che ha bisogno di vedermi. Io sono sempre in giro per la città e certe volte do gli appuntamenti perfino troppo presto rispetto a quello che si aspetta chi me lo chiede.

Soddisfatto di come porta avanti il suo incarico o no? Si augura di poter continuare per altri mandati amministrativi.

La soddisfazione non la devo dire io, la devono dire gli altri. Io quello che posso dire è che più di così non posso fare: sono sempre impegnato totalmente e ho smesso di occuparmi della mia vita privata, trascuro il mio negozio: io faccio il sindaco 24 ore su 24 e quindi anche a fine mandato qualsiasi cosa che mi potrà dire la gente io sarò soddisfatto perché da parte mia c’è stato il massimo dell’impegno e non potevo fare di più.

Ho sempre detto che mi candidavo per fare dieci anni perché alcune cose vedono la luce solo durante il secondo mandato. E’ naturale che dopo cinque anni ci sarà un giudizio da parte dei cittadini, se vorranno continuerò, viceversa tornerò a fare altro nella vita. Non sono obbligato a fare il Sindaco: il bello è che io faccio una cosa per passione che mi piace ma non sono obbligato a farlo.

Quali accorgimenti, che lei ha attuato, consiglierebbe ai colleghi per rendere l’azione del sindaco più efficace?

Il presidio dell’ufficio, il presidio del posto di lavoro: viviamo in un sistema in cui è necessario seguire le pratiche, prendersele a cuore, bisogna seguire tutto come se fossi a casa tua e, nello stesso tempo, farti vedere che sei partecipe dell’attività svolta dai dipendenti comunali.

I grandi condottieri dormivano insieme ai loro soldati nelle tende o erano in prima fila nelle battaglie: io non mi sottraggo di fronte a niente. Sto provando esperienze di ogni tipo, per rendermi conto di persona delle diverse situazioni: di notte, in mezzo ai senzatetto, in macchina con gli addetti degli uffici comunali nelle notti che nevica per vedere se stiamo pulendo bene le strade. Bisogna essere sempre sul pezzo e sempre sul posto, sentire tutti ma rendersi conto in prima persona di quello che sta succedendo per farsi una propria idea.

Di cosa avrebbe bisogno un sindaco per fare funzionare meglio la macchina comunale?

Più libertà di azione: bisognerebbe dare al sindaco strumenti che consentano di decidere di fare cose nel minor tempo possibile, assumendosi eventuali responsabilità se sono state fatte delle cose non conformi alle leggi. 

Il discorso della trasparenza e della legalità non possono essere un continuo freno sulla realizzazione delle cose: proporrei l’autocertificazione del sindaco.

Ormai viviamo in un’epoca dove, per mandare avanti le pratiche, si passa attraverso l’autocertificazione: poi, se qualcuno controlla e non sono a posto, ne rispondo.

Dovrebbe essere uguale un sindaco.

Il problema sicurezza, nel suo Comune come è percepito dai cittadini? Cosa viene fatto e cosa, eventualmente, si dovrebbe fare di più.

In una città come la nostra, come qualsiasi altra città delle stesse dimensioni, ci sono una serie di reati simili a quelli che capitano da tutte le parti, noi non siamo diversi. 

Dal canto nostro, cerchiamo di dotarci di strumenti per prevenire il più possibile atti di criminalità e cerchiamo di collaborare con le altre istituzioni che sono deputate a garantire la sicurezza: c’è un ottimo rapporto con il Prefetto, con il Questore, con tutti i Comandanti d‘arma. Insieme si fanno sovente politiche ragionate.

Per quanto ci riguarda, abbiamo assunto quest’anno 10 vigili in più: si tratta di persone che non metteremo negli uffici ma che metteremo in giro per dare più sicurezza alla città. Abbiamo investito su due nuovi automezzi della polizia Municipale, sulle divise tecniche da dare in dotazione al corpo, stiamo facendo degli investimenti in questo settore.

Ricordo anche che siamo l’unica città del Piemonte, a parte Torino, che mantiene 7 giorni su 7 il servizio notturno. Alessandria fa solo più 4 giorni su 7, gli altri capoluoghi non hanno il servizio notturno della Polizia Municipale. Sarà poco ma, nonostante le difficoltà di bilancio, stiamo cercando di mantenerla, non vogliamo assolutamente perderla.

Inoltre doteremo tutta la zona di Corso Matteotti e del tribunale di una quindicina di nuove telecamere e stiamo partecipando ad altri bandi per installarne ancora altre in altre zone della città. 

Per il resto sono anche le persone che ci mettono del loro: non puoi essere lì a vigilare ogni via, ogni posto. Si cerca di fare il più possibile sapendo che, per tanto che fai, manca comunque qualcosa. 

Sono aumentati negli ultimi anni i bisogni sociali della popolazione? Di che tipo? Cosa si può fare per affrontarli meglio?

Da una parte diminuiscono le risorse che le amministrazioni hanno a disposizione, dall’altra aumentano i bisogni della popolazione ed è sempre più difficile fare il sindaco. Noi siamo il primo posto in cui ci si viene a sfogare anche per situazioni che non riguardano l’amministrazione comunale. Il comune è il primo posto dove ci si rivolge per capire quali sono le agevolazioni, a cui si chiedono provvedimenti per essere aiutati: ci sono quindi forme di sostegno al reddito che costituiscono per milioni di euro una parte importante del nostro bilancio.

Ci sono organizzazioni di volontariato nel suo Comune? Collaborano con il Comune? Se si, in che modo?

Il volontariato è preziosissimo: il volontariato oggi consente di dare delle risposte ai cittadini che, senza questo mondo, non si potrebbero più dare, proprio perché gli enti hanno sempre meno risorse a disposizione e sempre di più sono i bisogni delle persone. Bisogni sempre diversi con diverse caratterizzazioni. Se non ci fossero le associazioni di volontariato con cui lavorare ci sarebbero molti più problemi.

Ha ancora un sogno o un progetto tutt’ora nel cassetto, che vorrebbe poter realizzare?

Ce ne sono molti. In particolare mi viene in mente la riqualificazione del centro di Asti, inteso come recupero del vecchio ospedale, un’area ZTL più estesa con una maggiore area pedonale. Vorrei che Asti diventasse più per i pedoni che per le auto, magari con parcheggi sotterranei a servizio della città.

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Si ringrazia per il sostegno al Progetto 118 Sindaci

Il Progetto 118 Sindaci gode del Patrocinio della Provincia di Asti

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