“Il futuro dei piccoli comuni passa per una politica di visione”: incontro di Italia Viva ad Asti

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Lo scorso 23 marzo,nella sede astigiana di Italia Viva in via Carducci 47, si è tenuta la tavola rotonda che ha posto al centro del dibattito il futuro dei piccoli comuni.

In un contesto ove il 70% dei comuni è inferiore ai 5.000 abitanti, occorre adottare politiche capaci di tutelare le aree rurali e montane, le quali non sono unicamente un patrimonio paesaggistico, essendo costituite da comunità di persone che richiedono accesso ai servizi e un efficace sistema di governo. Con queste parole, Barbara Baino e Luigi Gallareto hanno dato il via ai lavori.

Tra i presenti all’incontro il presidente della Provincia di Asti Maurizio Rasero, che ha sottolineato l’importanza di uscire dal vicolo cieco della riforma incompiuta sulle Province, restituendo alle stesse la capacità di rappresentare i comuni del territorio. La senatrice Silvia Fregolent, presidente di Italia Viva Piemonte, ha posto invece l’attenzione sul problema strutturale che vede il legislatore normare prendendo a riferimento le grandi città, senza tenere conto delle peculiarità delle aree rurali, tra bilanci sempre più risicati e fondi PNRR in gran parte sprecati poiché risultati incapaci di sostenere e promuovere lo sviluppo delle comunità locali.

Marco Bussone, presidente di UNCEM Piemonte, ha voluto porre al centro del dibattito l’importanza di fare sistema tra piccoli e grandi comuni, a partire dalla riorganizzazione della fiscalità e dal rafforzamento della coesione all’interno del territorio, partendo da una seria visione del ruolo delle Regioni e dai rapporti di queste con le comunità rurali.

Se l’assenza di visione assume un problema di rappresentanza e democrazia per i piccoli comuni, tale dilemma assume una rilevanza ancor maggiore se si pensa alle nuove sfide, tra nuove tecnologie e calo demografico. È questo il commento del senatore Enrico Borghi che, intervenuto al dibattito, ha sottolineato la necessità di istituire strumenti di relazioni permanenti capaci di creare economie di scala attraverso l’esercizio dei poteri in forma sovracomunale, così come già sperimentato in altri paesi europei come la Francia.

Dopo dieci anni di immobilismo e una crisi che investe le aree rurali in maniera sempre più accentuata, diventa imprescindibile accogliere una proposta coraggiosa e riformatrice capace di uscire dal conservatorismo consociativo, particolarmente evidente nella nostra Regione che, più di qualunque altra, ha nelle realtà rurali un patrimonio vasto e inestimabile.

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