Coldiretti chiede alla Commissione Europea risposte chiare sulla PAC. Monticone: “Serve una burocrazia più snella”

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La Coldiretti torna a “battere il tempo” alla Commissione Europea, pretendendo risposte chiare in tempi certi e, possibilmente, brevi, in vista della nuova proposta legislativa disegnata con l’intento di semplificare le norme delle Politiche Agricole Comunitarie.

Documento che verrà poi esaminato nel vertice dei leader Ue del 21 e 22 marzo.

Tanti gli argomenti sul tavolo della discussione, a partire dalla semplificazione e riduzione degli oneri burocratici alla sospensione degli obblighi sulla condizionalità ambientale, dalla revisione delle regole sugli aiuti di Stato all’introduzione del principio di reciprocità negli scambi commerciali, fino agli impegni contro le pratiche sleali, sull’aumento delle risorse per la sicurezza alimentare e sul dossier Ucraina, il cui costo dell’allargamento non deve gravare sugli agricoltori europei.

“La troppa burocrazia e le innumerevoli complicazioni che ruotano intorno ad ogni azione agricola gravano oltremodo sul lavoro vero e proprio dei nostri agricoltori, rubandogli tempo, energie ed entusiasmo” commenta la presidente Coldiretti Asti Monica Monticone. “Da tempo se ne parla, ma l’orientamento pare andare, sempre più, nella direzione opposta. Coldiretti sollecita un’inversione di tendenza, quindi, la semplificazione e lo snellimento degli adempimenti, anche per quanto attiene l’applicazione della condizionalità ambientale”.

“Norme troppo stringenti e spesso svincolate dalla realtà hanno reso impossibile il lavoro nelle campagne, già colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e da un corrispondente calo dei prezzi agricoli” aggiunge il direttore Coldiretti Asti Diego Furia. “Si parta dall’immediata cancellazione delle cartelle e dalla cancellazione definitiva dell’obbligo di tenere il 4% di terreni incolti. La sola deroga non è sufficiente. Ultimo ma non ultimo, ci sia fermezza sul rispetto del principio di reciprocità: stop netto all’ingresso di prodotti dal di fuori dei confini Ue, che non rispettino i nostri stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro”.

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