Sciopero generale del 15 dicembre, ad Asti presidio di CGIL e UIL giovedì mattina sotto il Municipio

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa della associazioni sindacali in merito allo sciopero generale del prossimo 15 dicembre. CGIL e UIL hanno deciso di indire uno Sciopero Generale per giovedì con diverse articolazioni: per i settori del commercio, edilizia, industria chimica, gommaplastica, tessile ed acquedotti, scuola, pubblico impiego (igiene urbana esclusa) e poste intero turno di servizio. Per tutte le altre categorie lo sciopero è di 4 ore all’inizio o alla fine del turno.
Ad Asti si terrà una manifestazione/presidio dalle ore 08.30 alle ore 09.30 in Piazza san Secondo sotto il palazzo del municipio.


 
Con i soldi delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate si favoriscono evasori e grandi patrimoni.
Il Governo ha deciso di abbassare le tasse sui patrimoni portando l’aliquota sui redditi da capitale dal 26% al 14%, di estendere la Flat Tax ai redditi sino agli 85.000 euro e di aumentare il tetto del contante a 5000 euro, favorendo evasori e mafiosi. Diminuisce la tassa sull’extra gettito delle imprese energetiche. Non solo. Ha deciso di bloccare la rivalutazione delle pensioni e di rendere più difficile l’accesso alle pensioni per le donne, inserendo norme penalizzanti per il diritto alla finestra di opzione donna. La tanto annunciata riforma della Legge Fornero si riduce a l’inserimento di quota 103 (41 anni di contributi e 62 di età), una norma che riguarda poche migliaia di persone. Si attaccano i poveri ed i disperati senza creare alternative lavorative e si regalano soldi alle imprese. Si aumenta la precarietà e si favorisce il lavoro nero con la reintroduzione dei voucher.
Questa manovra è da cambiare!
Noi chiediamo:
• La tassazione al 100% sugli extra utili delle imprese, in modo da avere le risorse per abbassare le tasse sul lavoro dipendente e da portare al 5% il cuneo contributivo per lavoratori e pensionati.
• L’aumento delle pensioni sino ad una forbice tra il 4 e il 7 volte il minimo. Il superamento della Legge Fornero con una vera riforma pensionistica che preveda la possibilità di andare in pensione dopo i 62 anni di età o con i 4 anni di contributi, il mantenimento di opzione donna con le regole attuali, il riconoscimento del lavoro di cura per le donne e una pensione di garanzia per i giovani.
• La diminuzione delle forme flessibili, dicendo con forza no alla reintroduzione dei voucher.
• La modifica del reddito di cittadinanza e non la sua soppressione. Forme di sostegno come il reddito di cittadinanza ci sono in tutta Europa e non si capisce perché in Italia, dove le povertà sono in continuo aumento, si debba togliere un aiuto che, seppur tra mille difetti che occorre superare, ha garantito ad intere famiglie di evitare di cadere nell’indigenza assoluta.