Asti non è una città molto sostenibile: in basso nella classifica del report di Legambiente “Ecosistema Urbano”

Male per PM10, meglio per quantità di rifiuti prodotti

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Il report Ecosistema Urbano 2022 di Legambiente e Ambiente Italia è stato presentato ieri a Roma e in diretta streaming sui siti di Nuova Ecologia e Sole 24 ORE, sul canale YouTube e sulla pagina LinkedIn di Legambiente. Sono 18 i parametri presi in considerazione divisi su 5 macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente) che, su dati del 2021, danno una fotografia di 105 città italiane.

Asti nella classifica generale si posiziona al 73imo posto, penultima del Piemonte (Cuneo 16, Biella 32, Novara 47, Torino 65, Vercelli 68, Asti 73 e Alessandria 103). Anche per i singoli parametri la nostra città si posiziona quasi sempre nella seconda metà: molto in basso per quanto riguarda gli “alberi in aree di Proprietà pubblica” al 90imo posto, “l’offerta di trasporto pubblico” (86) e soprattutto “PM10” (94).

Meglio per rifiuti prodotti (41), verde urbano (42), piste ciclabili (43) e Rifiuti differenziati (45) anche se ben lungi da buone performance di sostenibilità.

Dopo il rapporto sulla qualità di ItaliaOggi anche questo di Legambiente dimostra che c’è ancora molto da fare per Asti e provincia in termini di qualità della vita (se pur migliorata) e qualità ambientale. Una tendenza comune a molti  capoluoghi di provincia italiani, che, come evidenziato dal report “restano in forte affanno anche nella fase post pandemia. Pochi quelli che sono riusciti a fare la differenza puntando, davvero, sulla sostenibilità ambientale”.

“Dalla fotografia di Ecosistema Urbano 2022 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non vediamo quel cambio di passo repentino che impone l’emergenza energetica, ambientale e sociale. In tutte le città serve velocizzare gli interventi, diffondere gli impianti fotovoltaici sui tetti e le comunità energetiche rinnovabili, riqualificare gli edifici, promuovere l’elettrificazione del trasporto pubblico e privato, completare fognature e depuratori, realizzare gli impianti dell’economia circolare, a partire da quelli di digestione anaerobica e compostaggio per produrre biometano e compost di qualità, di riciclo chimico delle plastiche miste e quelli per recuperare le terre rare dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Queste sono le sfide che attendono il nuovo governo. La transizione ecologica dei capoluoghi italiani dipende dalle scelte dei Comuni ma soprattutto da quelle che verranno fatte a livello nazionale dall’esecutivo. Da parte nostra ci auguriamo di non perdere tempo a discutere di progetti inutili come il Ponte sullo Stretto Messina, ma daremo il nostro contributo per dare concretezza alle opere pubbliche e agli impianti per la transizione ecologica che serve al Paese”.

Il rapporto è consultabile sulla piattaforma interattiva del Sole 24 ore (QUI) e sul webgis di Legambiente (QUI il report completo).

 

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