Otto domande a Paolo Crivelli: “Se sarò sindaco, non manderò mai a casa nessuno senza prima dare una risposta”

Continuiamo i nostri colloqui con i candidati a sindaco con Paolo Crivelli, candidato di Astinsieme, ampia coalizione che unisce il Pd, il Movimento 5 Stelle, Uniti Si Può, CambiAMO Asti, Ambiente Asti, Europa Verde, Articolo Uno e la lista Paolo Crivelli sindaco con Asti Oltre.

Paolo Crivelli ha 68 anni, è un medico infettivologo, sposato da 40 anni, ha 4 figli e 4 nipoti. Crivelli ha conseguito la maturità classica ed è laureato in medicina. Ha due specializzazioni: in malattie infettive e in malattie tropicali. In pensione dall’aprile del 2021, subito dopo ha ritenuto utile prestare servizio, con la Croce Rossa Italiana, tra Porto Empedocle e Lampedusa per dare assistenza ai profughi del Mediterraneo. Richiamato in servizio dall’Asl AT, si è rimesso il camice per dare il suo contributo in ospedale, in un momento molto delicato, anche a fronte del permanere della pandemia da Covid-19.

Ecco le nostre otto domande per lui.


Nei primi canonici 100 giorni del mandato, quali dovrebbero essere le tre priorità su cui concentreresti subito l’azione di governo?

Abbiamo già pensato, come coalizione, ad alcune idee che possono essere messe in pratica in poco tempo. La prima nasce dalla constatazione che c’è una diffusa delusione sulla gestione del concentrico, delle ventine e delle frazioni. Quindi vorremmo mettere in atto un piano straordinario contro il degrado, affinché chi entri in città  e chi la vive tutti giorni possa avere un impatto piacevole.  Pensiamo, poi, che i parchi abbiano un ruolo di riferimento, sia ambientale ma anche socio culturale, per cui dovrebbero essere curati in maniera molto più precisa.

Abbiamo in mente un piano della mobilità sostenibile, che è un capitolo del nostro programma molto importante ed è una priorità essenziale: cominceremo a metterlo in pratica fin da subito con un orizzonte minimo quinquennale, perché questo è un problema complesso che interessa diverse componenti della città e necessita di una valutazione precisa per cercare di migliorare la vita di tutti noi. Vogliamo ridurre l’inquinamento, respirare un’aria molto più pulita e ottenere un abbattimento netto del pm 10. Sono tutti ounti che abbiamo elencato nel nostro programma: è stato un lavoro collegiale molto bello e utile. E’ molto importante che ci sia un’uniformità nella visione della città: questo ci permetterà di gestire in maniera armoniosa i prossimi cinque anni. Io non voglio avere delle difficoltà cammin facendo, quindi dobbiamo avere ben chiaro qual è il nostro disegno e le nostre proposte. Potremo poi così lavorare in serenità. 

Per quanto riguarda i primi 100 giorni ci sono ancora due cose che voglio accennare: una  è quella di aderire alla rete Ready, la Rete nazionale delle Regioni e degli Enti Locali per prevenire e superare l’omotransfobia, come richiesto dal Pride,  perché è una cosa semplice e un atto utile. La seconda è quella di avere un ufficio dedicato al recupero di beni confiscati alla mafia. Non lo sapevo, ma grazie alla documentazione di Libera ho scoperto che ci sono 42 particelle nella nostra provincia che sono state confiscate alla mafia ed è giusto che queste  strutture vengano devolute alla collettività per il bene pubblico.

Iniziando questa campagna elettorale hai incominciato a parlare con diversi cittadini. Secondo te qual è il problema che percepiscono come più grave e a cui l’attuale Amministrazione non ha saputo dare una risposta?

Certamente una preoccupazione sentita è quella per la violenza che qualche volta si incontra nei quartieri. La difficoltà di poter frequentare la città in determinate ore della giornata: è una percezione diffusa di una certa microcriminalità. ComeAstinsieme abbiamo una visione di prevenzione di questo fenomeno. Pensiamo che, lavorando sul tessuto sociale, si possa prevenire, migliorare o cercare di superare queste difficoltà che nascono nelle zone più disagiate, più difficili o più abbandonate. Vogliamo costruire una comunità locale inclusiva, dove si possa avere una o più persone, a livello di quartiere, che siano dei punti di riferimento: vorrei un’ infermiera di quartiere oppure una persona che ci aiuta ad avere un legame diretto con la Prefettura, in maniera tale che il Prefetto e le Istituzioni siano agevolate nel monitorare e nell’accorgersi delle difficoltà che ci possono essere. Dobbiamo trovare la maniera di avere una collaborazione più stretta possibile per superare tutti questi disagi che si percepiscono passeggiando tra la gente. In questo un ruolo fondamentale può arrivare dall’importante lavoro sociale che svolgono i comitati Palio. Recentemente ho incontrato i rettori: è stato un momento bellissimo e in quell’occasione ci siamo detti che i comitati sono delle importanti realtà e possono davvero aiutare la città anche nel prevenire la microcriminalità. I ragazzi che fanno gli sbandieratori o i tamburini sono coinvolti in attività sane e rimangono legati poi da un’amicizia che continua negli anni: sono tutte cose molto utili al tessuto sociale di Asti. Noi vorremmo aiutare di più i comitati Palio, perché sono un’attività fondamentale per la città.  I rettori ci hanno chiesto una struttura dove poter svolgere gli allenamenti degli sbandieratori e di trovare un’area verde che imiti la pista di piazza Alfieri per preparare i cavalli e i fantini, in maniera tale che i giovani si appassionino al Palio. Sono richieste che vogliamo soddisfare.

Il problema della sicurezza è sempre molto sentito dalla cittadinanza. In particolare, i roghi in via Guerra sono ancora una situazione irrisolta. Cosa si può fare per risolverla?

Io penso che il problema nasca da chi va là a depositare materiali di difficile smaltimento. Le imprese piccole, non avendo delle alternative, magari vanno in via Guerra perché le altre soluzioni sono troppo onerose. Questo fa sì che i roghi continuino.  Quindi bisogna capire da dove arrivano le motivazioni dei roghi e trovare una soluzione. Vogliamo avere un’attenzione particolare per questa problematica del campo: abbiamo in coalizione persone che hanno lavorato tanto e secondo me ci sono delle possibilità di soluzione, come abbiamo visto per esempio a Moncalieri dove è stata fatta un’esperienza molto positiva che potremmo copiare.  Per cui il problema di via Guerra è molto delicato: noi vorremmo che tutti i ragazzini vadano a scuola perché c’è una  percentuale di abbandono elevatissima. Dobbiamo chiedere diritti e doveri ai residenti dei campi: ci sono tante cose che abbiamo in mente e che possono aiutare a risolvere il problema, anche perché più riusciamo a fare un cammino insieme e più riusciamo ad includere e a creare le condizioni per il superamento del campo.

Torniamo alla quotidianità. Qual é il giudizio sull’ordinaria amministrazione di questa Giunta (strade, pulizia, gestione del verde)? Cosa fare di concreto per migliorare Asti?

Tra le nostre priorità c’è anche quella di abbattere le barriere architettoniche: siamo molto sensibili a questa problematica. Abbiamo organizzato tante manifestazioni dove abbiamo messo a nudo le difficoltà che una persona disabile in carrozzina incontra per spostarsi per la città, per accedere ad un locale pubblico e per usare i servizi igienici. Girando per Asti tanti mi hanno detto che in quel posto è caduta una signora perché magari il fondo era sconnesso. Queste sono le piccole cose che noi vorremmo curare: per questo noi abbiamo bisogno di una partecipazione più ampia. Sulla gestione dei fondi del PNRR, mi pare di aver capito che questa Amministrazione, forse per una per un concatenamento di eventi che sono avvenuti velocemente, non è riuscita a costruire un ufficio dedicato a questa programmazione. Noi abbiamo imparato che quando i bandi escono dopo poche settimane tu devi rispondere e tante volte non ce la fai se non hai un ufficio che ti prepara i progetti prima. Sappiamo che su certe criticità dovremmo cominciare a lavorare prima in modo che quando arriva il bando ci possiamo far trovare già pronti. Ci sono ottime Amministrazioni che hanno fatto questo lavoro: noi dovremo partire in svantaggio però abbiamo ancora un anno e mezzo davanti. Quindi  ho chiesto a degli esperti: noi vorremmo spendere bene e in fretta per i progetti che i cittadini si aspettano e rispondere alle richieste che i cittadini hanno a cuore e non fare delle cose che non hanno senso solo perché esiste la possibilità di avere dei soldi.  Io vorrei che tutti partecipassero alla gestione della nostra comunità. Chi verrà a bussare alla porta del comune troverà sempre qualcuno che aprirà quella porta e che cercherà di dargli la soluzione che cercava. Non potremo risolvere tutto in poco tempo, però io non manderò mai a casa nessuno dicendo “no, mi spiace, queste cose qui non sono di nostra competenza”.  Sono abituato, per la mia professione, a dare una risposta a tutti.  La mia squadra ed io quando diciamo che dobbiamo prenderci cura della città , lo diciamo seriamente. Non sono parole per me: questa è la mia vita da più di 40 anni e questo è quello che ho nel mio DNA. Non faccio politica tanto per fare, ho accettato questo incarico solo per essere d’aiuto.

Parliamo di te. Candidarsi a sindaco comporta un grande dispendio di tempo ed energie. A cosa hai dovuto rinunciare e cosa ti mancherà di più nei prossimi 5 anni se sarai chiamato ad amministrare la città?

Mi mancherà il tempo per la mia famiglia: la mia è particolarmente numerosa con quattro figli e per ora quattro nipoti. Mi mancherà del tempo da dedicare a loro come ho fatto in passato e mi mancherà anche un’altra cosa: visto che sono andato in pensione da poco tempo, a me piaceva andare nei paesi più disagiati dove c’era bisogno del mio aiuto. L’ho fatto tanti anni e ho accumulato molta esperienza sia lavorando per delle ONG che per l’Unicef.

Ho attraversato tante difficoltà: mi ricordo quando ero in Somalia alla fine degli anni ’80 sotto il regime di Siad Barre. Era troppo pericoloso rimanere lì, così mia moglie con i due bambini è tornata ad Asti mentre io ho continuato a lavorare con il mio country rappresentative americano. E un po’ perché avevo dato la mia disponibilità, e un po’ perché ero medico, le Nazioni Unite mi mandarono in giro per il paese a contare le vittime e ricomporre le salme. Mi vengono i brividi a ricordare quante salme di bambini ho dovuto vedere e poi fare i report. Sono immagini orribili che mi tornano in mente quando vedo le scene dall’Ucraina con le città rase al suolo e mi serve a ricordarmi che la pace è l’unica scelta possibile.

Qual è il luogo di Asti del cuore? Quello dove ti piace passeggiare anche solo per rasserenarti dopo una giornata difficile?

A me è sempre piaciuto correre. Facevo anche molte di maratone e quindi il luogo preferito per rilassarmi sono i boschi di Valmanera dove ci sono tante piste, così vado lì ogni tanto,  a volte incontrando anche alcuni amici, a volte anche i cinghiali. Poi, in questa campagna elettorale, che mi ha permesso di camminare molto per Asti, ho scoperto tanti angoli del centro storico che non conoscevo. L’altro giorno ero nella moschea di Palazzo dei Leoni e ho trovato un posto bellissimo, con un silenzio e una pace solenne. Questi sono i momenti della mia campagna più belli al di là di come andrà il nostro risultato: io giro per Asti per incontrare la gente, non per cercare di accalappiare i voti. Non è nel mio stile.

Qual è l’ultimo film che hai visto? E se Asti fosse l’ambientazione di un film, a quale tipo di storia ti piacerebbe facesse da cornice?

E’ un film di Ken Loach, ” Sorry, We missed You”. E’ una bella storia di una famiglia inglese: lei è un’infermiera mentre lui è senza lavoro, poi ad un certo punto lui trova un posto da rider facendo consegne con un pulmino. E’ un racconto toccante: lei si dedica ai malati oncologici e ci sono dei momenti con pensieri bellissimi, e poi c’è lui che comincia questa avventura facendo delle corse contro il tempo per portare a termine le consegne. E’ una bella storia molto attuale che sono andato a vedere al cinema con mia moglie. Siamo usciti un po’ sconvolti. Se Asti  fosse il set di un film, mi piacerebbe che questo fosse un film sull’integrazione, perché Asti ha bellissime storie di integrazione da raccontare. L’altra volta, per esempio, sono capitato per caso in un matrimonio di una coppia africana in Comune, coppia che io ho aiutato e con cui si è instaurato bel rapporto. Mi hanno visto e abbiamo fatto la foto insieme.

Sicuramente il giorno in cui sarai eletto sindaco ad Asti nascerà un bambino/a. Tra 5 anni starà per andare a scuola, incomincerà la sua vita nella nostra comunità. Cosa gli vorresti dire, e che città vorresti regalargli/le per il suo futuro?

Bellissima domanda. Noi diamo tantissima importanza ai bambini. Nella prima conferenza stampa ho ricordato una frase di un teologo luterano, Bonhoeffer, che diceva come il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini.  Io vorrei che questo bambino che nascerà abbia le stesse opportunità, indipendentemente dalla sua etnia o dal suo stato sociale. Noi dobbiamo avere le stesse attenzioni per tutti perché tutti sono uguali: mi piacerebbe che non debba avere difficoltà per poter avere un’educazione e di trovare da grande un lavoro con un salario dignitoso. Noi dobbiamo lavorare per l’integrazione: siamo per l’accoglienza più ampia perché la diversità è una ricchezza soprattutto per i bambini, che avranno un mondo più grande attorno a loro da esplorare.