La solidarietà di studenti e studentesse dell’Artom per i coetanei ucraini

“La guerra in corso in Ucraina non è un fenomeno facile da spiegare. Di certo non ci aiutano le informazioni che arrivano dai media e la confusione che ne deriva. C’è un solo responsabile? O si tratta di un fenomeno complesso, l’esito di tensioni che si protraggono da anni? Non siamo storici, non siamo analisti, nemmeno inviati speciali; sono i nostri telefoni, le televisioni e le radio a metterci a conoscenza di ciò che sta accadendo ogni giorno.
Siamo studenti. Siamo quella generazione che viene giudicata come “disinteressata”, siamo quelli sempre connessi ma noi oggi, nel nostro piccolo, vogliamo dare il nostro contributo a chi di ciò che sta accadendo sta pagando il prezzo più caro: le persone. Vogliamo dunque fare ciò che possiamo sia con la raccolta fondi che con l’accoglienza.
Se arriveranno ragazzi e ragazze da quelle zone nella nostra scuola, saremo pronti ad accoglierli con rispetto e gentilezza. In uno sforzo di empatia, complesso quanto necessario, metteremo la nostra scuola, la nostra intelligenza emotiva e le nostre competenze a loro disposizione nella consapevolezza che quanto stanno vivendo ha provocato traumi difficilissimi da comprendere e da affrontare.”

Questo il messaggio degli studenti e delle studentesse dell’Istituto Artom ai coetanei ucraini. I rappresentanti di classe sono stati portavoce dell’iniziativa e il tema viene discusso nelle ore di cittadinanza e nelle assemblee di classe.
Al contempo l’Istituto si è attivato con una specifica raccolta fondi che dopo pochi giorni ha dato risultati interessanti e promettenti. Il ricavato sarà consegnato ad un progetto in atto per la Croce Rossa o la Protezione Civile. “Vogliamo essere certi che i fondi arrivino a chi ne ha davvero necessità.” specificano.

Il Dirigente dell’ Artom, Calcagno Franco, intende sottolineare: “I ragazzi e le ragazze dell’ Artom hanno immediatamente reagito sottolineando la loro contrarietà alla guerra sotto ogni forma e genere. La forza della loro giovane età deve essere il carburante per aspirare ad un mondo veramente pacificato senza armamenti e senza mire espansionistiche. Dovremmo ascoltare maggiormente i nostri giovani uomini e giovani donne, hanno tante cose da dirci e insegnarci.”