Lettere al direttore

Coordinamento Asti Est: “PinQua ovvero come prendere in giro le periferie”

Riceviamo e pubblichiamo.


Stavamo quasi pensando di rivolgerci a “Chi l’ha visto?” per sapere che fine avesse fatto il PinQua ad Asti.

Stiamo parlando di un bel po’ di soldi, il bando per il Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare, abbreviato simpaticamente in PinQua. Soldi finalizzati – citiamo testualmente – “a ridurre il disagio abitativo aumentando il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, a rigenerare il tessuto socioeconomico dei centri urbani, a migliorare l’accessibilità, la funzionalità e la sicurezza di spazi e luoghi degradati, spesso localizzati nelle periferie”.

Fantastico! Il Comune di Asti ha partecipato al bando, lo ha vinto (almeno così è stato sbandierato in pompa magna) e potranno quindi partire ben due progetti, uno in zona Praia e l’altro in zona Enofila. Il progetto in zona Praia dovrebbe consentire finalmente di ultimare i due caseggiati di Via Ungaretti, attualmente solo scheletri di palazzi. 36 alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, la formula farraginosa con cui adesso è di moda indicare le CASE POPOLARI, a noi piace chiamarle ancora così. Qui parte un balletto sui numeri: le unità abitative di casa popolare
dalle 36 inizialmente previste diventano solo 12, le altre saranno in edilizia convenzionata, in pratica alloggi normali con affitto un po’ calmierato. Noi del Coordinamento Asti Est, che da anni ci occupiamo di diritto alla casa, ci arrabbiamo. Sappiamo che le graduatorie delle CASE POPOLARI sono lunghissime perché mancano disponibilità rispetto alle tante richieste. Come sarebbe che in Via Ungaretti da 36 gli alloggi popolari diventano solo 12?

Ma no sono 36, ci rassicurano a mezzo interviste. Peccato che sui siti ufficiali del Comune continuino ad essere 12. Mah! Però, andando sui siti ministeriali, scopriamo che in realtà i progetti astigiani rientrano tra “le proposte ammissibili ma non finanziate per insufficienza fondi”. Traduciamo per come abbiamo capito: il Comune di Asti ha partecipato ai bandi, i progetti presentati sono stati ammessi ma non si sono qualificati ai primi posti, anzi parecchio indietro. I soldi disponibili sono stati destinati ai progetti meglio qualificati e sono finiti, e per adesso i progetti astigiani restano lì parcheggiati. E fermi.

Ora, non c’è niente di male a partecipare ad un bando e a piazzarsi male, in pratica a perderlo. Basta dirlo, invece di continuare a propagandare una vittoria che non esiste. E, soprattutto, basta rimboccarsi le maniche e dire: “Ok, speravamo in questi soldi e non sono arrivati. Dove ne troviamo altri per finire quei due caseggiati? Che sono lì fermi da anni e anni, stanno occupando inutilmente del territorio e non danno alcuna risposta, come invece potrebbero e dovrebbero, al disagio abitativo in città?”. Chi vive sulla sua pelle il disagio abitativo merita almeno di non essere preso in giro con false promesse.

Coordinamento Asti Est