Lettere al direttore

Apertura centro logistico Amazon, Circoli Legambiente Asti e Valtriversa: “Continuo consumo di suolo”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Circolo Gaia Legambiente Asti e Circolo Legambiente Valtriversa


Apprendiamo dai media l’approvazione da parte dell’Amministrazione Comunale della DCC n. 47 del 22/11/2021, per la costruzione di un ennesimo capannone in zona PIP di Quarto, questa volta per ospitare un grande centro logistico di Amazon.

Premettiamo che non abbiamo particolari contrarietà verso i centri logistici, anche se spesso, a fronte di un interessante numero di nuovi posti di lavoro, provocano la chiusura di piccole attività commerciali in proporzione molto maggiore.

Da decenni assistiamo al continuo proliferare di nuovi insediamenti produttivi e commerciali nell’area astigiana ed il conseguente consumo di suolo agricolo in città e paesi, operazioni a volte poco trasparenti in cui è facile immaginare accordi e sotterfugi per evitare controlli accurati e troppa pubblicità. E non ci colpisce come i proponenti spesso non abbiano una sensibilità ambientale, cercando solo di massimizzare il profitto limitando i costi.

Ci stupiamo invece ancora quando il proponente è in prima linea nel contrasto all’emergenza climatica, magari investendo ingenti capitali per pubblicizzare il marchio e le attività connesse. Parliamo di Amazon, socio fondatore di “The Climate Pledge” – “Impegno per il clima”, iniziativa a cui aderiscono più di 100 importanti aziende mondiali, in totale più di 5 milioni di dipendenti e più di 1500 miliardi di dollari di fatturato annuo.

Dal sito apprendiamo che l’iniziativa mira a ottenere un impatto climatico zero entro il 2040, e ci chiediamo se e come questo obiettivo sia in linea con le azioni reali delle aziende aderenti, ed in particolare dei fondatori, risultando in questo caso una pura operazione di “greenwashing”.

Considerati i molti capannoni vuoti, sia in zona sia in altre aree vicine, crediamo sarebbe stato opportuno lavorare per il riuso, con le opportune ristrutturazioni, modifiche, ampliamenti, dell’esistente sempre a favore del minor impatto ambientale possibile. L’amministrazione comunale dovrebbe fungere da mediatore e catalizzatore tra le varie proprietà private privilegiando quelle nei pressi degli svincoli autostradali più facilmente accessibili, potrebbe quindi dimostrarsi, se non lungimirante, almeno attuale guardando oltre la vecchia economia e fare passi verso quella più moderna e ad oggi più pagante non soltanto in termini di tutela dell’ambiente.

Dalla bozza di convenzione nulla si legge circa opere di compensazione, obblighi a messe a dimora di alberi o comunque mitigazioni vegetali, nulla su soluzioni edili “naturali”, bioedilizia, edifici passivi, costruzioni che privilegino l’uso di materiali naturali e rinnovabili (legno, canapa, paglia), tetti verdi, pavimentazioni drenanti o permeabili, approvvigionamento dei materiali da fonti locali, applicazione di tecnologie che utilizzano fonti energetiche rinnovabili.

La ditta Vailog, titolare del progetto, mentre si vanta di essere “il n. 1 tra le società di sviluppo immobiliare industriale, in forte crescita grazie alla sua posizione di leader in Italia e all’espansione all’estero con sedi in Italia, Francia e Paesi Bassi ed uffici a  Milano,  Roma,  Parigi e Amsterdam” (principali clienti Amazon, Ikea, Zalando, Le Roi Merlin, Decatlon) con milioni di metri quadri di superficie cementificata, si attribuisce compensazioni ambientali elencando un patrimonio verde proporzionalmente quasi nullo: 300 melograni a Verona, 14 olivi e 104 aranci a Roma, 84 meli a Pavia, 37 noccioli e 115 noci a Castel San Giovanni, 205 rose canine a Piacenza, un frutteto a Roma.

Per compensare, solo parzialmente, il danno ambientale e le emissioni di CO2 del progetto proposto, riteniamo che l’azienda dovrebbe mettere a dimora almeno mille alberi di alto fusto nei parcheggi e intorno all’area, curandone il piantamento a regola d’arte e la manutenzione per evitare che gli alberi muoiano in breve tempo.

Ma ne servirebbero altre centinaia, di alberi, ogni anno, per contrastare l’incremento di traffico. La sostenibilità non è una parola vuota, significa ridurre le emissioni di gas serra e gli inquinanti, 60.000 mq di suolo assorbono migliaia di chili di CO2 ogni anno, mentre con il cemento si incrementa la CO2. Il traffico per la logistica è quello più inquinante e sovente obsoleto perché muove merci che spesso sono già presenti sul territorio.

Leggiamo inoltre dalla delibera che si consentirà di raggiungere 20 metri di altezza delle costruzioni, raddoppiando i limiti attuali. 20 metri è l’altezza di un palazzo di 7 piani, e i capannoni saranno quindi visibili da chilometri di distanza, alterando definitivamente un paesaggio di pregio.

I Circoli di Legambiente Gaia di Asti e Valtriversa di Villafranca d’Asti si interrogano su quanto suolo fertile si debba ancora sacrificare in nome di un’economia ormai vecchia, obsoleta e superata e non pagante nel medio periodo neppure in materia di prospettive di lavoro, convenienza economica e soprattutto impatto ambientale.

Sicuramente ci guadagnerà la ditta proponente e, per qualche mese si darà lavoro ad operai edili, ma a quale prezzo? Ulteriore inquinamento, da quello atmosferico a quello luminoso, distruzione e cementificazione di circa 6 ettari (60.000 mq) di suolo fertile con le ben note conseguenze sugli ecosistemi esistenti. I livelli di inquinamento atmosferico in zona sono già fuori legge e superano sempre i limiti consigliati da OMS.

La legge 113 del 29 gennaio 1992, confermata da quella n. 10 del 14 gennaio 2013, impone ai comuni di mettere a dimora un albero per ogni bambino nato, non un mq. di cemento, quindi nuove aree boschive non capannoni o supermercati. Legambiente si augura che questa Amministrazione vada e veda oltre la vecchia logica dell’incamerare oneri di urbanizzazione per fare cassa e tenga conto che i cittadini necessitano di benessere non soltanto economico.

Asti ha perso “benessere” da 17 anni in tutti gli studi sulle condizioni urbane (dati ISPRA, Ecosistema urbano, Ambiente Italia, Il sole 24 Ore): non sarebbe ora di porre rimedio?

Restiamo in attesa di una cortese risposta e porgiamo i nostri migliori saluti.

Giancarlo Dapavo – Circolo Gaia Legambiente Asti
Angelo Porta – Circolo Legambiente Valtriversa