Cure domiciliari, il modello piemontese; l’assessore Icardi sui Lea: “Penalizzati a causa del pregresso”

Terapie domiciliari Covid19 e stato di attuazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), sono i temi oggetto questa mattina, in quarta Commissione Sanità, di due informative da parte dell’assessore regionale alla Sanità.

In fatto di cura domiciliare del Covid 19, il Piemonte ha fatto scuola a livello nazionale, facendo dell’organizzazione la prima vera medicina. Cosi ha esordito l’assessore alla Sanità ad apertura del confronto in Commissione. Il Piemonte è stato la prima regione a dotarsi di un protocollo per le cure domiciliari, formalizzato e condiviso con tutti gli stakeholder coinvolti nel piano d’emergenza sanitaria (sindacati, medici, Prefetture, sindaci, Protezione civile e ordini professionali). A detta dell’assessore, il fatto che il Covid abbia trovato in Piemonte un tessuto sanitario di sinergie consolidate da tempo tra ospedali e territorio, ha permesso di non farsi cogliere impreparati. Fin dalla prima ondata la scelta è stata quella di sostenere la cura del virus a domicilio, quando la rete familiare lo ha permesso e quando il quadro clinico risultava stabile. Alla cura domiciliare è poi seguita la presa in carico nei Covid hotel, nelle Cavs covid o Rsa e poi, solo come ultima ratio l’ospedalizzazione. Le prime sperimentazioni per la gestione territoriale Covid sono partite a marzo 2020, in provincia di Alessandria, con la gestione a domicilio di 340 pazienti, con un tasso ospedalizzazione del 6 % contro il 22% atteso. Un paziente su quattro veniva curato con fornitura di ossigenoterapia. Da novembre ad aprile 2020 sono stati 48 mila i pazienti presi in carico dalle Usca (con una media di 2500 a settimana), di cui 3700 solo nelle residenze per anziani. In assenza di indicazioni ministeriali, in seno al Dirmei, è stato poi istituito il gruppo lavoro per le cure domiciliari, uno strumento voluto per fornire a medici del territorio indicazioni utili (già utilizzate in provincia di Alessandria), per curare a domicilio i pazienti Covid. Continueremo a curare a casa chi si ammala, ha sottolineato l’assessore alla Sanità, ma occorre far passare il concetto che le cure domiciliari sono complementari alla vaccinazione e non alternative.

A conclusione dell’informativa il M4O ha chiesto se esistano o meno dati in grado di far capire se il modello Alessandria abbia effettivamente funzionato anche nelle altre province. Il gruppo Pd ha invece chiesto una specifica sull’utilizzo della idrossiclorochina nel trattamento Covid, aggiornamenti sul lavoro svolto oggi dalle Usca e se esistano indicazione sul rinnovo contrattuale delle figure professionali utilizzate in esse.

La richiesta di chiarimenti da parte delle forze di opposizione sui livelli essenziali LEA (prestazioni e servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini), nasce a seguito della pubblicazione da parte del Ministero della Salute, della classifica nazionale ufficiale dei Lea dalla quale si è appreso che il Piemonte è sceso dal quarto posto dello scorso anno, al dodicesimo.

La causa della penalità nel punteggio della Griglia Lea (Livelli essenziali di assistenza) applicata dal Ministero della Salute sui dati della Regione Piemonte relativi al 2019 è da attribuirsi per la stragrande parte (29 punti su 30) a criticità già rilevate negli anni di competenza della precedente Amministrazione regionale e che non potevano certo essere risolte in appena cinque mesi di attività dalla subentrante Amministrazione regionale, insediatasi a giugno dello stesso 2019, mentre il punto di penalizzazione attribuito alle carenze informative si riferisce a dati incongruenti, rilevati a partire dal 2012 e correttamente inviati al Ministero, dopo una necessaria e articolata revisione.

E’ quanto comunicato questa mattina nella seduta della Commissione Sanità del Consiglio regionale dall’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, secondo il quale si tratta di precise responsabilità della precedente Amministrazione regionale, che poteva e doveva mettere mano alla situazione, assumendo i provvedimenti necessari in tempo utile, come da anni le veniva richiesto dal Ministero.

Interventi ai quali ha quindi dovuto provvedere la nuova Amministrazione regionale, superando tutte le pregresse criticità attribuite al Piemonte, come si evince dallo schema di certificazione del Ministero della Salute del 25 maggio scorso.

L’assessore ha osservato che la penalizzazione sul punteggio non ha comunque determinato un abbassamento reale del livello di assistenza in Piemonte, in quanto la Regione è stata ritenuta dal Ministero complessivamente “adempiente”, e non determina una riduzione della quota economica premiale.

In particolare, le criticità per le quali nel 2019 alla Regione Piemonte è stata applicata la penalità e che risultavano oggetto di rilievo già nelle precedenti annualità 2017 e 2018 con la formula “adempiente con impegno”, riguardano il numero di posti per assistenza agli anziani ≥ 65 anni in strutture residenziali per 1.000 anziani residenti; il numero di posti equivalenti residenziali in strutture che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti; il numero di posti equivalenti semiresidenziali in strutture che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti; il numero di posti in strutture residenziali che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti; il numero di posti in strutture semiresidenziali che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti; 11 posti letto attivi in hospice sul totale dei deceduti per tumore (per 100).

Tutti indicatori, ha ribadito l’assessore, sui quali la nuova Amministrazione ha lavorato fin da subito, riportando la situazione entro i parametri di adempimento.

L’assessore ha inoltre fatto notare che, applicando agli stessi dati del 2019 i criteri del Nuovo Sistema di Garanzia, in vigore dal 1 gennaio 2020, il Piemonte rientra tra le prime cinque Regioni italiane, insieme a Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Lombardia.

Il Nuovo Sistema di Garanzia (Nsg), è lo strumento che consente, con le numerose informazioni ad oggi disponibili sul Nuovo Sistema Informativo Sanitario (Nsis), di misurare secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia e della appropriatezza che tutti i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Il Piemonte, ha sottolineato il gruppo Pd, è diventato ultimo fra le regioni del Nord poiché non è stato un grado di consegnare nei tempi i dati corretti. Nel documento ufficiale del Ministero si riporta che “il punteggio, in peggioramento rispetto all’anno precedente, è dovuto in particolar modo alle carenze informative, quali l’insufficienza della qualità̀ dei flussi informativi, integrate solo successivamente alla data di chiusura della valutazione della griglia Lea”. L’obiettivo, oggi, deve essere quello di tornare a mettere il Piemonte sul podio per non costringere i cittadini a rivolgersi al servizio sanitario di altre regioni.