Ad Asti un presidio a difesa dei diritti della saluta pubblica

Sabato prossimo, 26 giugno, il Coordinamento Asti Est e la Società della Cura promuovono un presidio in piazza San Secondo ad Asti, alle 17.30, a difesa dei diritti della saluta pubblica.
Di seguito riportiamo integralmente il testo del volantino in cui si spiegano le ragioni del presidio.


Il futuro è adesso. Dobbiamo agire di conseguenza. Basta con le privatizzazioni e i profitti. “Casa di Riposo Città di Asti” versus “Casa della Salute”.

L’emergenza sanitaria della pandemia ha intrecciato drammaticamente una transizione demografica ed epidemiologica in corso da anni. Le componenti di questa transizione – la cronicità legata all’invecchiamento, il mutamento dei nuclei familiari, delle convivenze e degli assetti urbani – richiedono una radicale modificazione delle attuali pratiche di cura e di prevenzione della malattia.
In particolare il tema dell’assistenza primaria, dopo il collasso dei pronti soccorsi e dei reparti specialistici, ha riacquistato assoluta centralità nei rapporti tra ospedale e territorio. L’educazione sanitaria, la prevenzione, la continuità assistenziale, l’integrazione tra servizi sanitari e servizi sociali devono essere implementate sul territorio e su questo gestite con la partecipazione dei cittadini/utenti. Questa la lezione dei fatti.
E’ il modello della “Casa della Salute”, luogo fisico in cui il rapporto tra operatori sanitari e cittadini/utenti si familiarizza, perde il suo carattere istituzionale, diventa un gestire in comune l’assistenza primaria.
Il modello, lanciato con la riforma del 78, scomposto e degradato con le varie leggi della controriforma, e dalla riforma del titolo V della Costituzione (la regionalizzazione della Sanità), corrotto nella conseguente commistione di pubblico e privato, più o meno estenuato anche nelle sue migliori approssimazioni, non è mai uscito dalla fase di sperimentazione, ma fin dall’inizio, sostenuto in varie forme dalla cittadinanza attiva del momento e dalla lungimiranza di alcuni ministri, assessori (in Piemonte Valpreda) e operatori della Sanità, ha mostrato di avere un valore per il futuro.
Il futuro è adesso. Dobbiamo agire di conseguenza.
Che fare allora della Casa di Riposo della città di Asti ? Come utilizzare quel contenitore novecentesco, confermandone la storia migliore, come ricollegarci allo spirito di generazioni di astigiani che lo hanno frequentato nell’era della manifattura, evitando al tempo stesso che si riproduca lì l’uso, ancora in itinere, che è stato fatto della ex mutua di via Orfanotrofio, prossima RSA per ricchi, ennesima speculazione sui bisogni sanitari, associata a una vergognosa selezione di classe ?
Facendone la sede della Casa della Salute e con questo proposito aprire un confronto sui progetti del recovery plan che hanno per missione la sanità pubblica, per denunciarne i limiti del finanziamento (6 miliardi che si confrontano con 40 miliardi di tagli), l’impostazione sempre a cavallo tra pubblico e privato, il carattere autoritario di una di azione che non ammette la partecipazione e il confronto nemmeno con i cittadini a cui è destinata.

Coordinamento Asti-Est/Società della Cura