Coldiretti Piemonte, gelati: con +8% di export valorizzare latte, zucchero e nocciole Made in Piemonte

Nelle preparazioni dare valore anche alla frutta piemontese

In controtendenza rispetto all’andamento generale, le esportazioni di gelati dall’Italia sono aumentate dell’8% nell’anno del Covid per un valore di quasi 236 milioni di euro nel 2020.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat in riferimento all’ingresso del gruppo Ferrero nel mercato dei gelati confezionati contemporaneamente in Italia, Francia, Germania, Austria e Spagna.

Dall’altro lato, l’emergenza Covid ha fatto sì che, invece, ci sia stato un crollo del 40% dei consumi di gelato artigianale per effetto delle chiusure forzate, dei limiti agli spostamenti e della paralisi del turismo nazionale e soprattutto straniero.

“Ancor più con l’avvicinarsi della bella stagione, la preparazione del gelato rappresenta un importante sbocco di mercato per le produzioni agricole come latte, zucchero e nocciole – spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale –. Auspichiamo che queste nuove linee produttive di gelati confezionati possano valorizzare i prodotti Made in Piemonte sulla scia dei progetti di filiera già in atto, ad esempio quello ormai ultra decennale sulla polvere di latte, che garantiscono ai nostri produttori la giusta remunerazione e portare valore economico al territorio. Da non dimenticare anche la frutta piemontese, le pesche, in particolare, che possono essere ottime per la preparazione di gelati e ghiaccioli. Oltre al latte, di cui il Piemonte produce circa 11 milioni di quintali, ed allo zucchero, sicuramente le nocciole saranno l’ingrediente principe delle nuove produzioni e, a livello nazionale, il Piemonte gioca un ruolo importante nell’ambito corilicolo con la nocciola Piemonte Igp. Una eccellenza del patrimonio gastronomico piemontese e, dal punto di vista organolettico, di elevata qualità con numeri importanti: 2000 aziende con 23mila ettari di superficie coltivata, per una produzione totale media di oltre 200mila quintali. Ancora più in questo momento, in cui il Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza, la tracciabilità dei prodotti, che è proprio alla base dei progetti di filiera, è un valore assolutamente fondamentale”.