Nuove valutazioni in pagella per la scuola primaria: pro e contro secondo i presidi astigiani

Le famiglie con bambini frequentanti la scuola primaria in questi giorni avranno modo di consultare le pagelle del primo quadrimestre e saranno posti di fronte ad una grossa novità: una nuova modalità di valutazione.

Non più i voti numerici (7, 8, 9, 10), ma i livelli. Le disposizioni da parte del Ministero dell’Istruzione per applicare questa nuova metodologia sono arrivate a dicembre, poco prima di Natale. In poche settimane quindi gli insegnanti hanno dovuto adeguare, con non poche difficoltà, il classico sistema di valutazione numerico alla nuova terminologia. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste.

Nuova valutazione per livelli

La valutazione considera per per ogni disciplina, 4 livelli di giudizio: avanzatointermediobase in via di prima acquisizione.

Ogni livello è chiarito  con una legenda che ne spiega il significato e che prende in considerazione quattro dimensioni: continuità (se il percorso di apprendimento è continuo o comporta degli alti e bassi); contesti noti e non (un “contesto noto” può essere ad esempio un calcolo che implica la conoscenza delle tabelline, mentre un “non noto” può essere il riassunto di un testo che si legge per la prima volta); autonomia (capacità dell’alunno di lavorare anche da solo); risorse (se nell’apprendimento l’alunno utizza solo le risorse fornite dall’insegnante  o ne attiva anche altre).

Di seguito i quattro livelli come vengono spiegati dal Ministero dell’Istruzione.

Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.
In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.

Obiettivo del nuovo metodo di valutazione

La nuova valutazione non è una semplice questione terminologica. I livelli di apprendimento saranno riferiti agli esiti raggiunti da ogni alunno in relazione agli obiettivi di ciascuna disciplina. Si tratta di un giudizio descrittivo che terrà conto del percorso fatto e della sua evoluzione.

Questa nuova metodologia è ambiziosa e implica uno stravolgimento della valutazione tradizionale: al centro non ci sono più gli errori, ma l’alunno con il suo avanzamento nell’apprendimento.
Si vuole sottolineare il processo formativo di ogni alunno ovvero il percorso fatto da ognuno con la consapevolezza dei punti di forza e di debolezza su cui bisogna lavorare per migliorare. Un modo per superare la logica competitiva dei voti, considerata dannosa nel primo ciclo scolastico, a favore di una logica di collaborazione tra allievi.

La valutazione degli alunni con disabilità certificata sarà correlata agli obiettivi individuati nel Piano educativo individualizzato (PEI), mentre la valutazione degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento terrà conto del Piano didattico personalizzato (PDP).

Reazioni

Se questa nuova valutazione ha messo in difficoltà gli insegnanti nelle ultime settimane e sicuramente desterà molte perpessità tra i genitori, i dirigenti scolastici astigiani l’hanno accolta in modo abbastanza positivo, consci però anche dei limiti e dei margini di miglioramento.

“E’ una grossa e importante novità – evidenzia Franco Calcagno reggente del V Circolo fino ad oggi, lunedì 15 febbraio – Va nell’ottica di una valutazione più ampia, più moderna anche se con il difetto della non sinteticità. Non è la prima volta che si ricorre ai giudizi valutativi rispetto ad un voto. Il voto numerico ha il grosso vantaggio di essere sintetico e nell’immaginario collettivo è più rapido e veloce nella comprensione ma ovviamente meno completo. Con questa valutazione non si capisce solo se il proprio figlio o figlia va bene o no, ma cosa c’è dietro quel 6, 8 o 10. Lo studente va bene o male rispetto a cosa? “

Della stessa idea anche Emanuela Tartaglino, dirigente scolastica dell’IC di Montegrosso d’Asti: “E’ una riforma buona che permette di valutare in modo più oggettivo e preciso. L’applicazione avrebbe però avuto bisogno di più tempo sia per la formazione degli insegnanti sia per la comunicazione alle famiglie cui comunque sono state date delle istruzioni”.

“Si tratta di una fase sperimentale che verrà testata ed eventualmente modificata – dichiara Claudia Cerrato dell’IC di Castell’Alfero che invita a non spaventarsi evidenziando che “questa terminologia ostica per un bambino delle elementari non sarà quella applicata abitualmente durante l’anno per valutare compiti, quaderni o verifiche. In quel caso si cercheranno delle modalità comuni a tutti i plessi, adeguabili alla valutazione finale per livelli e obiettivi”.

Non è ancora chiaro, infatti, come sarà la valutazione in itinere durante l’anno scolastico. Questa sarà la maggiore difficoltà dei prossimi mesi per il corpo docente. “Bisognerà cercare e applicare delle linee comuni a tutte le scuole e avere una griglia di valutazione condivisa, tenendo conto inoltre, che valutare un bambino di prima non è come valutarne uno di quinta” conclude ancora Targaglino

Un metodo quindi più esauriente, ma che potrebbe destare confusione soprattutto all’inizio. I genitori dovranno  dedicare più tempo alla lettura delle pagelle, dove comunque rimarrà il giudizio finale globale dell’alunno come negli anni precedenti.