A settembre scuole aperte, sicure e tecnologiche: ecco come secondo tre esperti astigiani

Evitare la didattica oline da casa e investire in spazi tecnologici con postazioni distanziate all'interno delle scuole: la proposta di Laura Calosso, Roberto Daneo e Alberto Pelissetti

Partire dalle certezze che abbiamo per creare le condizioni per un rientro a scuola a settembre che sia all’insegna della sicurezza attraverso spazi e laboratori tecnologici che permettano postazioni distanziate.

Questo sta alla base di una proposta scritta da Laura Calosso giornalista e scrittrice con due manager, Roberto Daneo e Alberto Pelissetti (presidente della Consulta Innovazione Digitale di ANCI Piemonte) tutti astigiani.

Le sicurezze sono: un Decreto Rilancio che nell’articolo 222 prevede, tra l’altro, lo stanziamento di fondi per l’acquisto di devices (pc e tablet) da distribuire agli studenti meno abbienti; spazi scolastici e edifici pubblici esistenti; l’incertezza del virus che non si può sapere attualmente se e con quanta forza possa tornare con l’autunno; una Didattica a Distanza delegata alle famiglie che non può continuare.

A partire da questi presupposti è stato sviluppato un progetto intitolato “Art. 34: La scuola è aperta a tutti.Un’idea per il presente e il futuro” (con l’evidente richiamo alla Costituzione Italiana).

“Con questo testo non intendiamo porgere critiche o esprimere giudizi – intende precisare Laura Calosso – Siamo partiti dalle nostre competenze per sviluppare una proposta. Siamo a giugno, bisogna arrivare a settembre preparati al peggio come se dovesse arrivare un’altra ondata epidemica. Se poi questo non succederà avremo dato alle scuole un bagaglio tecnologico che potranno portarsi nel futuro”.

laura calosso

Ma in cosa consiste il fulcro della proposta?

“Abbiamo suggerito la creazione di spazi attrezzati nelle scuole, dove far uso dei computer per seguire le lezioni. Le lezioni saranno tenute dai docenti in classi dimezzate a causa della necessità di distanziare i banchi. A turno gli studenti seguiranno le lezioni in presenza del docente o tramite pc, ma sempre all’interno della scuola. La tecnologia dovrà permettere l’interazione tra il docente e tutti gli studenti, prevedendo inoltre la possibilità di interrogazioni e compiti in classe”. 

Cosa serve per realizzare questo progetto?

Secondo il team di esperti nulla di più di quello che si ha già a disposizione. Il Decreto Rilancio ha messo a bilancio per la scuola 331 milioni di euro, da investire in diverse tipologie di intervento: acquisto di dispositivi di protezione e di materiali per l’igiene individuale; interventi in favore della didattica degli studenti con disabilità; acquisto e messa a disposizione, in particolare degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso, di dispositivi digitali individuali; acquisto e utilizzo di strumenti editoriali e didattici innovativi; adattamento degli spazi interni ed esterni e la loro dotazione allo svolgimento dell’attività didattica in condizioni di sicurezza.

“Ci sono sia le risorse, perché sono stati stanziati dei fondi, sia gli spazi. E’ necessario fare una mappatura dell’esistente: quante scuole, che spazi hanno e come possono essere utilizzati, quali altri edifici pubblici possono essere destinati alle lezioni”.

Tutto questo con un obiettivo primario e chiaro: evitare di accentuare disparità tra i ragazzi.

“Applicando la nostra proposta, si eviterà che i ragazzi restino soli a casa per lungo tempo con alto rischio di isolamento e dispersione scolastica. L’obiettivo è preservare la funzione sociale della scuola e agevolare i ragazzi che hanno situazioni familiari precarie, aggravate da sovraffollamento abitativo”.

Calosso negli ultimi anni si è occupata del fenomeno sociale dei ragazzi hikikomori che si isolano dalla società tra le mure delle proprie stanze. Un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese. “In Italia abbiamo un numero sporpositoto di NEeT, ragazzi che né studiano, né lavorano, e sta progressivamente crescendo anche il numero di ritirati sociali, i cosiddetti hikikomori, oggi oltre 100mila, studenti che smettono di frequentare la scuola a causa del disagio che provano nell’essere esposti al giudizio di una società iper competitiva. Se si dovesse tornare alla necessità di chiudere nuovamente le scuole per motivi sanitari, potremmo avere nuovi casi di isolamento sociale e abbandono scolastico”.

Senza contare che non tutte le famiglie italiane dispongono di competenze informatiche e che in molti casi gli spazi domestici sono limitati e la disponibilità di computer assente.

Questo trova riscontro nella relazione ISTAT, pubblicata il 6 aprile 2020, dal titolo “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi” (periodo di riferimento 2018-2019): un’altra certezza da cui i tre esperti astigiani sono partiti.

Secondo questa indagine il 33,8% delle famiglie non ha computer o tablet in casa; la quota scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minore; solo per il 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet; solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente; il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa; nel 2019, tra gli adolescenti di 14-17 anni che hanno usato internet negli ultimi 3 mesi, 2 su 3 hanno competenze digitali basse o di base, mentre meno di 3 su 10 (pari a circa 700 mila ragazzi) si attestano su livelli alti; oltre un quarto delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo, la quota sale al 41,9% tra i minori.

“Alla luce dell’emergenza Covid19 che ha condotto alla chiusura delle scuole, i dati evidenziano quanto possa essere difficile per molti ragazzi seguire le lezioni on line che alcune scuole, non tutte, si sono attrezzate a diffondere sulla rete – sottolinea ancora Calosso – Qualora ci si limitasse a procurare agli studenti un pc o un tablet da utilizzare a casasi renderebbe necessaria la presenza di un adulto per sorvegliare i bambini e gli adolescenti durante i collegamenti con la scuola. Ciò potrebbe acuire i problemi delle famiglie con più figli e genitori costretti entrambi a lavorare per garantire un reddito sufficiente al sostentamento familiare. In questi casi l’assunzione di una baby sitter non sempre è possibile e spesso non esistono le condizioni per partecipare alla DAD”.

Il collegamento da casa potrebbe inoltre innescare forme di isolamento pericolose. “Si impedirebbe ai ragazzi di usufruire della scuola come fattore socializzante: la scuola non è solo luogo di formazione, ma anche di socialità, come evidenziato negli ultimi giorni da diversi professori, psicologi, sociologi”.

Ma se poi l’emergenza non dovesse esserci? 

Terminata l’emergenza sanitaria, gli spazi potranno servire per seguire corsi on line, partecipare a lezioni di recupero e accedere a banche dati per lavori di ricerca. Ciò potrebbe migliorare l’attuale divario tecnologico della scuola italiana rispetto ad altri Paesi”.

Il progetto è stato sviluppato nel dettaglio con una proposta di pianificazione per supportare l’attività organizzativa in capo alle istituzioni scolastiche ed educative statali per l’acquisto di devices, sulla base delle fonti di finanziamento indicate all’art. 222 del Decreto Rilancio, 13 maggio 2020 a cura di Roberto Daneo che suggerisce, inoltre, un cronoprogramma da qui fino a settembre.

Sono presenti infine linee guida (a cura di Alberto Pelissetti) per la scelta dei devices da utilizzare nelle scuole al fine di seguire video lezioni, frequentare corsi, svolgere esami. Nel prospetto vengono anche suggerite le modalità di connessione con la rete, aspetto rilevante affinché l’attività didattica possa svolgersi nella pratica.

“Il nostro vuole essere un suggerimento, un contributo alla riflessione e un supporto per i dirigenti scolastici che nei prossimi giorni saranno chiamati a fare scelte delicate – conclude Calosso – Il nostro progetto è a completa disposizione di chi nelle prossime settimane dovrà prendere delle decisioni”.