Tiziano Gaia presenta il suo libro a Portacomaro

Per le festività di san Bartolomeo, dal 23 al 26 agosto, a Portacomaro fervono i preparativi: concerti, cucina e tornei sportivi si alterneranno a passeggiate e mercatini dell’artigianato, nel ramo enogastronomico, ancor meglio nell’“enologico” ci sarà in anteprima la presentazione del libro “Stappato. Un astemio alla corte di re Carlo” di Tiziano Gaia.

Lo scrittore sarà intrattenuto dal giornalista Sergio Miravalle, l’incontro si terrà venerdì 23 agosto, alle ore 18, presso “Garum, cibo e vini” in piazza Marconi 16, nel torrione della Bottega del grignolino.

Qualche informazione sull’autore: Nato a Torino nel marzo del 1975, ma originario di Castellinaldo, vicino ad Alba, in gioventù ha ideato e diretto diverse iniziative culturali, tra cui “Cantè j’euv Roero” dal 2000 al 2004; dal 2000 al 2008 si è occupato delle pubblicazioni e degli eventi del movimento internazionale Slow Food, in particolare ha ricoperto il ruolo di vice curatore della Guida Vini d’Italia Slow Food-Gambero Rosso e di curatore della Guida degli Extravergini. È stato il primo direttore della rivista storica “Roero.

tiziano gaia

Terra ritrovata”, promossa da Carlin Petrini nell’ambito del progetto nazionale “Presidi della Memoria” (2008-2010). Nel 2009 ha lavorato all’interno del carcere delle Vallette a Torino, nell’ambito del progetto “Pausa caffè”, In tale occasione ha conosciuto Christian Kouabite, con il quale ha intrapreso un viaggio in Camerun, da cui è scaturito il suo primo libro “Puoi chiamarmi fratello”. È tornato poi ad occuparsi di vino collaborando con Joe Bastianich alla stesura di “Grandi vini” nel 2010, entrato nella classifica dei titoli più venduti negli Stati Uniti e ha seguito l’avvio di “Eataly New York”, dove ha gestito l’enoteca di vini italiani per circa un anno.

Nel 2013 ha unito la passione per le arti visive e la conoscenza del mondo del vino per dare vita al progetto “Barolo Boys”, il cui film documentario, firmato insieme a Paolo Casalis è uscito nel settembre 2014 in Italia e nel novembre dello stesso anno negli USA. Già premiato come miglior documentario italiano nelle tematiche paesaggistiche e turistiche per l’anno 2014 e presentato in una ventina di Festival internazionali, il film è entrato nella Top 100 di iTunes.

Il libro:

«Il vino è molto di più di un sorso che scorre in gola in cambio di un punteggio. È una finestra spalancata sulla vita. Siamo ciò che beviamo, terra e passione ci impastano alla stregua dei migliori cru. Diventiamo grandi annusando, assaggiando, degustando. L’esercizio dei sensi ci guida alla scoperta non solo del vino, ma di ogni altro aspetto della nostra esistenza. Tra un’edizione e l’altra di Vini d’Italia, tra una batteria di Verdicchio e una di Valpolicella, persino tra una sniffata e il gorgheggio successivo, oltre la distesa impressionante delle bottiglie a cui ho tirato il collo in tutti questi anni, ho visto cambiare il mio paese, i miei amici, l’Italia e il mondo. Anche il vino non è rimasto lo stesso, e la sua camaleontica natura spesso ha anticipato eventi e mutamenti, sublimandoli in una sbornia collettiva.»

Tiziano Gaia

Con tono schietto e pungente, Tiziano Gaia ci conduce nel mondo dei vini e di chi li degusta per professione, alternando autobiografia, coloriti aneddoti, curiose disquisizioni tecniche e riflessioni sulla spettacolarizzazione dell’enogastronomia.

La sua esperienza da «paura e delirio a Slow Food» sotto l’egida del carismatico fondatore, gli anni di coinvolgente apprendistato, la descrizione della giornata-tipo in veste di degustatore per “Vini d’Italia”, una maratona di un centinaio di assaggi quotidiani per tre mesi l’anno, fino ai vividi ritratti delle figure più importanti della viticoltura italiana, l’ascesa del Barolo, i riti contadini e i costumi delle Langhe, tra balòn e partite a tressette, il tartufo e lo storico mercato delle uve di Alba.

Un dissacrante «dietro le quinte» della critica enologica e una storia del vino raccontata in modo originale e sagace, incentrata sulla sua trasformazione in bene voluttuario, spogliato della funzione di bene primario e dunque potenzialmente inutile, ma a cui l’autore riconosce la capacità di cavalcare o addirittura anticipare i cambiamenti socio-culturali del nostro tempo.

tiziano gaia