Nuove povertà, il Co.Ge.Sa. scommette su residenzialità condivisa innovativa

In un contesto sociale ed economico sempre più segnato dall’incedere di vecchie e nuove e forme di povertà, che colpiscono ormai diverse fasce della popolazione, il CO.GE.SA. (Consorzio per la Gestione dei Servizi Socio Assistenziali tra i Comuni del Nord Astigiano), è pronto a raccogliere la sfida, adottando moderne strategie di contrasto.

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In quest’ottica, l’Ente ha attivato un progetto per la redazione di uno studio e di un’analisi di fattibilità sulla residenzialità condivisa innovativa e sulla concreta possibilità di una sua attuazione nell’ambito del territorio consortile. Il progetto in questione si basa su alcune visioni riguardanti l’evoluzione sia dei bisogni sia degli stili di vita della società attuale, con particolare riferimento al nord Astigiano.

Ad oggi, dall’analisi preliminare di questo studio emergono gli obiettivi cardine del progetto e le relative possibilità di approfondimento. Nello specifico, figurano, tra i primi, la ricognizione, sulla base dei dati in possesso del Consorzio, della situazione esistente nell’area consortile circa la residenzialità sociale; l’analisi sulle dinamiche socio economiche del territorio, per mezzo di indicatori statistici, sociali ed economici; la predisposizione di una scheda di censimento delle strutture di proprietà pubblica potenzialmente convertibili, con particolare riferimento alle forme innovative di residenzialità e di servizi condivisi; la valutazione di massima delle modalità attuative e una prima verifica delle opportunità di finanziamenti pubblici.

“La nostra intenzione – dichiarano il presidente Angelo Marengo e il direttore Piero Botto del CO.GE.SA. – è di adottare un ulteriore strumento di contrasto all’insorgenza di nuove povertà, che sia non solo una risposta per chi non ha reddito, ma anche, ad esempio, per gli anziani che vivono da soli in zone periferiche o lontane dai centri abitati e che necessitano quindi di soluzioni abitative più confacenti alle proprie esigenze. In questi casi, l’accentramento di certi servizi risulta un ulteriore modo per agevolare la vita quotidiana di queste persone. Parallelamente – annotano Marengo e Botto –  è fondamentale riservare più attenzione per il recupero, a fini abitativi, del patrimonio edilizio in condizioni di abbandono.”

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