Casa di Riposo Città di Asti, in corsa rimane solo l’immobiliare Hacker. Non si va oltre il 5 di ottobre fotogallery

Duro intervento del commissario straordinario Pasino : "Non posso garantire che la struttura rimanga pubblica"

Suonano quasi come campane a morto le parole che il commissario straordinario della Casa di Riposo Città di Asti Mario Pasino proferisce durante il consiglio comunale aperto che si è tenuto ieri sera al Teatro Alfieri. “Ho trovato una situazione drammatica – spiega il commissario nel suo intervento – la notizia che dovevo portare qui stasera era quella della chiusura, ma in extremis c’è un interessamento di Hacker nell’acquisto della struttura”.

Hacker, immobiliare legata al gruppo cuneese Stocco Impianti, è l’ultimo pezzo della cordata, guidata dal presidente dell’Unione Industriali Andrea Amalberto, a rimanere nella partita. Una speranza esile, senza contare che se questa trattativa andasse in porto sarebbe delicatissima. Il Commissario, infatti, chiede precise garanzie da un punto di vista legale sulla fattibilità dell’operazione, così come la parte acquirente chiede altrettanto da un punto di vista bancario e politico. “Non voglio trascinare nessuno in un burrone. Se la trattativa deve andare avanti, servono precise condizioni di fattibilità. Il mio errore – continua Pasino – è stato quello di non riconsegnare il mandato prima, ma mi spiaceva per la struttura, gli ospiti e i dipendenti. Qualsiasi azienda privata, al posto del Maina, avrebbe già avviato il fallimento, con il passivo annuo che supera gli incassi derivanti dalle rette.” Le condizioni della struttura sono appese ad un filo: “C’è una sola caldaia funzionante, in qualsiasi momento si può rompere: le bollette del gas sono decuplicate, in queste condizioni è difficilissimo arrivare alla fine del mese e fare i conti per pagare gli stipendi”. 

Prima dell’intervento del commissario Pasino, a parlare sono stati diversi esponenti della politica e delle parti sociali, interessati alla vicenda. La struttura, lo ricordiamo, è l’IPAB più grosso del Piemonte, e tra i maggiori nel suo genere in Italia. “Le persone in convenzione sono una settantina, con 63 anziani, 4 disabili e due persone provenienti dal dipartimento di salute mentale. Dal mio arrivo nel 2017 è stato chiaro il ruolo importantissimo che la struttura svolge all’interno della comunità” spiega Elena Tamietti, direttore del distretto Asl. La stessa, però, è sommersa dai debiti (circa 8 milioni, ma con i lavori di ammodernamento necessari alla struttura il conto sale a più di 20).

“La Regione apprezza che si stiano tentando operazioni immobiliari importanti – ha spiegato l’assessore regionale  alle politiche sociali Maurizio Marronela soluzione è quella di creare un progetto di project finance nell’individuare un privato che sappia sanificare la situazione debitoria dell’Ente. Se questo non fosse possibile, l’unica soluzione all’orizzonte è quella di una liquidazione della struttura”. 

Duro j’accuse arriva dalle parti sociali durante i diversi interventi che si sono susseguiti: “Io sono venuto qui stasera sperando di ricevere notizie, non per darle – spiega Luca Quagliotti, segretario CGIL che è intervenuto anche a nome delle altre sigle sindacali – deve per forza essere un privato quello che procederà all’acquisto? Avevamo una proposta da parte di ASP che prevedeva la possibilità di affidargli la ristrutturazione di 30 mini alloggi, ma non se ne è fatto nulla. Il debito in questi anni si è accumulato nel totale disinteresse degli enti controllori. Per noi la Regione Piemonte deve garantire i debiti e autorizzare nuovi posti letto sanitari: in questo caso il risanamento è appetibile. Noi sindacati ci saremo a qualsiasi tavolo, ricordo che i lavoratori non hanno nessun tipo di ammortizzatore sociale”. Sulle stessa lunghezza d’onda Alessandro Delfino, segretario generale Cisl Fp e Francesco Di Martino, segretario generale Uiltucs Asti, che puntano il dito contro il disinteresse politico nei confronti della struttura. “Se il Maina chiude è perchè qualche personaggio forte locale vuole che si chiuda” ha chiosato Martino.

Di maggiore disponibilità di letti in convenzione con l’Asl parla anche Monica Canalis, consigliere regionale del Pd: ” Bisogna aumentare i posti letto in convenzione , chiedere alla Regione di non arretrare per un impegno sanitario regionale. Dobbiamo chiedere un riequilibrio sui posti letto per l’ASL di Asti, attualmente sproporzionato al ribasso”.

Dopo la parte aperta agli interventi esterni, è iniziata la discussione all’interno del Consiglio Comunale. “Tre cose sono indispensabili per il futuro della Casa di Riposo – spiega Massimo Cerruti (M5S) in una nota –  la prima è un ruolo proattivo del Comune che non può continuare ad affermare che le vicende della Casa di Riposo non sono di sua competenza.  Occorre inoltre procedere rapidamente con le pratiche tecniche ed edilizie per consentire al nosocomio di sfruttare il Superbonus110%. 
Il M5S ha sempre visto nel dialogo e nel lavoro di squadra un valore aggiunto e di successo. Lamentiamo, invece, che i sindacati dei lavoratori, gli ospiti e le loro famiglie sono sempre stati in secondo piano in questa vicenda, facendo calare loro dall’alto le decisioni prese (o più sovente rinviate). È il momento di tornare a fare squadra, è il momento di abbandonare la bandiera politica e di lavorare in un’unica direzione condivisa. Questo consiglio comunale aperto non deve assolutamente essere come i tanti precedenti che si concludevano in un nulla di fatto e in un rinvio a tempo indeterminato. I risultati sono oggi tristemente evidenti.
Ci aspettiamo quindi risposte rapide e esaustive dai soggetti proponenti, in particolare chiarimenti sull’effettiva fattibilità dell’operazione, tempistiche, garanzie sui posti di lavoro, sull’importo delle rette, sul destino del fabbricato, compresa la parte attualmente dismessa e da ristrutturare. Noi siamo da sempre favorevoli alla difesa del bene comune e del ruolo pubblico. Possiamo tollerare l’intervento del privato se servisse a salvare la struttura, ma non possono subirne le conseguenze i dipendenti, gli anziani in difficoltà economica. Per costoro occorre che il Comune garantisca subito la copertura della parte di retta che non
sarebbero in grado di pagare”. 

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