Vaiolo delle scimmie, 23 i casi in Piemonte, che non vaccinerà ancora. La comunità LGBT+: ” Ci sentiamo tutelati, siamo lontani dagli stigmi degli anni ’80”

Sono 23 i casi di vaiolo delle scimmie (Monkeypox) in Piemonte,  di cui 17  importati da altri territori. A renderlo noto è stato il Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive del Piemonte nella sua riunione di breefing settimanale.

Durante la riunione è stato affrontato anche il tema del vaccino. La nostra Regione non rientra tra le prime quattro regioni a cui il Ministero della Salute ha inviato i vaccini a scopo preventivo. Il Dirmei ha comunque già individuato l’iter per essere pronto a partire con le somministrazioni, attraverso la rete regionale dei centri per le malattie a trasmissione sessuale, nel caso in cui da Roma venissero rese disponibili dosi anche per il Piemonte.

In una recente circolare il Ministero della Salute ha indicato come target prioritario per la vaccinazione alcune categorie di soggetti. “Tenuto conto dell’attuale scenario epidemico e della limitata disponibilità di dosi, le prime categorie alto rischio a cui
verrà offerta inizialmente la vaccinazione – si legge –  come profilassi pre-esposizione, sono individuate tra il personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus e le persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM)”, elencando quindi una serie di comportamenti sessuali ritenuti a rischio di esposizione.

“E’ già da un mese abbondante che il vaiolo delle scimmie è sotto osservazione da parte della comunità LGBT+, dal momento che il primo focolaio di trasmissione è stato individuato tra persone che avevano rapporti omossessuali  – spiega il presidente di Asti Pride Patrizio Onori – secondo noi il Ministero si è mosso molto bene perché ha subito interpellato tutte le associazioni LGBT+ senza cadere in errori di stigma e di pregiudizi nei confronti di una categoria di persone”.

Siamo molto lontani dall’atteggiamento che abbiamo vissuto negli anni ’80 con l’HIV – precisa – per fortuna siamo in un altro contesto storico e l’approccio è stato totalmente pragmatico e concordato con le associazioni. Il nostro parere è positivo: la campagna vaccinale, prevista per inizio settembre è stata anticipata a questo mese su richiesta del senatore Alessandro Zan, per maggior tutela delle persone. L’unica pecca è l’assenza di dosi, che ha costretto a fare delle scelte, elencate nella fattispecie della circolare,  e non ha potuto estendere l’immunizzazione all’intera comunità LGBT+. Auspico che quanto prima, in ogni caso, venga allargato anche alle altre regioni il target delle vaccinazioni non appena ci saranno dosi disponibili. Per concludere, ci sentiamo tutelati : il Ministero si è mosso bene e con i passi giusti. Laddove si dovesse riscontrare che il virus si allarghi anche a persone eterosessuali chiediamo che la vaccinazione venga estesa a tutta la popolazione”.


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