Indebita percezione di contributi Covid e bancarotta fraudolenta: la Guardia di Finanza di Asti confisca beni per 670.000 euro

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I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Asti, su disposizione del locale Tribunale hanno eseguito, all’esito della sentenza di condanna dell’imputato P.G., 58 anni, la confisca penale, per un importo di circa € 670.000 del denaro presente su conti bancari, tre autovetture di lusso, 5 terreni ubicati nell’Astigiano e quote societarie, resosi responsabile di reati di natura fiscale, di indebita percezione di contributi a fondo perduto ex art. 25 del D.L. 34 del 19.05.2020 (decreto rilancio) istituiti per far fronte all’emergenza COVID 19, nonché del reato di bancarotta fraudolenta.

Le indagini condotte dalle fiamme gialle astigiane nel 2021, coordinate dal Pubblico Ministero Gabriele Fiz della Procura della Repubblica di Asti, avevano accertato che l’imputato, nel biennio 2019-2020, aveva acquisito per fini illeciti la carica di amministratore di vari soggetti economici. In particolare, nella carica di rappresentante legale di due società della provincia di Asti, al fine di conseguire indebitamente i contributi per il Covid 19, per un totale di circa 18.000 euro, traeva in inganno l’Agenzia delle Entrate comunicando, per gli anni d’imposta 2019 e 2020, un volume d’affari fittizio, calcolato sulla base di fatture inesistenti sotto il profilo oggettivo, tale da comprovare il calo di un terzo del fatturato elemento espressamente richiesto dalla normativa per ottenere il beneficio pubblico. Inoltre, nella carica di liquidatore di due società astigiane dichiarate fallite nel 2020 dal Tribunale di Asti, l’indagato distraeva e dissipava somme pari a quasi € 650.000 tramite prelievi in contanti dai conti correnti aziendali ed ingiustificati pagamenti. Parte di queste somme, venivano dal medesimo impiegate e trasferite in altre attività economiche ed imprenditoriali, riconducili allo stesso, realizzando così anche il delitto di autoriciclaggio e di indebita compensazione fiscale.

All’esito del giudizio, il Tribunale accoglieva le tesi della Procura, e condannava, a seguito di un patteggiamento, l’imputato ad una pena detentiva di 3 anni e 6 mesi e disponeva la confisca penale del denaro e beni già sottoposti a sequestro preventivo.

 

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