Interessante incontro a Portacomaro su Rita Levi-Montalcini e l’umanesimo scientifico per un approfondimento tra cultura e scienza

“Più attenzione alla cultura scientifica. Occhio alla ricerca, non solo al marketing del cosiddetto territorio”. E’ uno dei temi emersi domenica dal dibattito seguito alla conferenza sulla figura di Rita Levi-Montalcini tenuta alla Casa dell’artista di Portacomaro da Carola Vai, giornalista torinese, autrice della biografia della scienziata Premio Nobel per la Medicina 1986, “Rita Levi-Montalcini- Una donna libera” edita da Rubbettino.

Pubblico qualificato e attento, nonostante il caldo opprimente, a ragionare fino all’imbrunire, per iniziativa della Fondazione Gente&Paesi, di un mito italiano con profonde radici locali, di cui si avvicina il decennale della scomparsa. Presenti tra gli altri il Direttore del Polo Universitario Uni-Astiss Francesco Scalfari, Davide Arri Segretario astigiano del Movimento Federalista europeo, alcune animatrici del Comitato Cittadinanza attiva di Cisterna, artisti, visitatori della mostra “I nostri fiumi segreti” di Alberto Casiraghy e Dolores Previtali.

“La scienza è cultura, non solo tecnica, applicazione di un metodo. – ha sottolineato Scalfari – Rita Levi-Montalcini è stata una delle più alte espressioni di quell’umanesimo scientifico che è una delle caratteristiche fondamentali della cultura europea.”
Anche da un soffocante pomeriggio di fine luglio possono emergere spunti di approfondimento, “Partendo da un titolo che racconta molto del personaggio oggetto del racconto – ha sottolineato Carola Vai – “Volontà e visione”: due concetti che sintetizzano la forza di una donna determinata a superare difficoltà enormi per raggiungere obiettivi scientifici straordinari”.

Dall’infanzia a Ferrere agli studi a Torino con il Professor Levi, dai mesi trascorsi in Valle San Pietro ai lunghi anni negli Stati Uniti, agli onori del Nobel nell’86, cittadina onoraria di Asti, infine Senatore a vita: il personaggio, la donna, la scienziata, l’icona pop ora un po’ sbiadita e poco nota per ciò che di enorme ha portato, con le sue ricerche di settant’anni fa, alla base di quelle che oggi conosciamo come “neuroscienze”. Una scienziata, ma prima di tutto una donna, con stile. Un personaggio, è stato detto, da approfondire dal punto di vista umano, oltre che scientifico, ad esempio nel rapporto con la sorella Paola, pittrice di talento, oltre che con gli altri Nobel scaturiti dalla stessa sua scuola torinese: Salvador Luria e Renato Dulbecco ( altra icona pop, sdoganata da Fabio Fazio al Festival di Sanremo più di vent’anni fa). Come dire: in tre nomi, ciò che oggi sappiamo di genoma, biologia molecolare, neuroscienze.

“Ma allora – ha chiuso Carlo Cerrato, promotore dell’incontro – Guardando un po’ oltre si può fare cultura dal territorio anche scavando negli annali e tra i personaggi della scienza. Guardiamoci attorno. Non male come tema di approfondimento in tempi di elaborazione di candidature ambiziose. Cerchiamo il colpo d’ala per decollare contaminando i patrimoni tra ricerca scientifica e scienze umane, tra scienza e creatività, tra storia e futuro per fare cultura nel senso di apertura di nuove opportunità, non solo marketing e intrattenimento.”