Asti Pride chiude al Tanaro: “Siamo in guerra, dobbiamo resistere: tra i fomentatori anche esponenti della classe politica locale” (video) fotogallery

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Siamo in guerra, e tra i fomentatori di questa questa guerra c’è anche Marcello Coppo ex vicesindaco di Asti ed ora Assessore alla sicurezza che solo un paio di mesi fa ha avuto il coraggio di sostenere che l’identità di genere è un capriccio. Oppure  lo stesso attuale Sindaco Maurizio Rasero che, con motivazioni strumentali e prive di concretezza, ha tentato in tutti i modi possibili a compromettere il percorso di questa parata. Che ha usato il patrocinio concesso e la passerella del Pride del 2019 solo per avere qualche articolo in più sui giornali locali o per qualche foto da esibire sui suoi profili social senza mai aprire un vero tavolo di confronto con le associazioni lgbtqi locali” Non le manda a dire il presidente di Asti Pride, Patrizio Onori, al termine della lunga sfilata dell’ Asti Pride 2022 terminata al parco del Lungo Tanaro.

Al campo da Rugby, si sono tenuti gli interventi di chiusura della manifestazione: diverse le cifre sui numero dei partecipanti: per gli organizzatori 9000, per la Questura 2000.

“Dobbiamo tornare a Resistere – ha detto Onori nel suo intervento – dobbiamo dare gambe e mani, ragione e passione, cuore e rabbia a questa nostra Resistenza: la nostra comunità ogni anno porta in piazza milioni di persone attraverso i Pride. Siamo la minoranza che più mostra la propria forza numerica e di presenza, ma siamo la minoranza i cui interessi sono i più trascurati e meno rappresentati dalla politica italiana. Siamo stanchi di essere presi in giro, se la classe politica nazionale vuole tendere la mano e far diventare Leggi dello Stato ciò che da anni rivendichiamo come comunità, deve farlo veramente e con intenzioni genuine. Se la politica locale vuole ricucire un dialogo con le associazioni LGBTQI e portare in discussione i temi indicati nel nostro documento politico”.

“Dobbiamo tornare a resistere ogni giorno della nostra esistenza, al lavoro, a scuola, in famiglia, nella cabina elettorale. Con un coming out, con un “no” detto al momento giusto, con una denuncia alle autorità giudiziarie e di polizia quando riceviamo attacchi omotransfobici, con un voto espresso per la persona giusta – conclude – ai nostri avversari ed ai nostri aggressori diciamo “state attenti” perché la nostra nuova Resistenza è già in atto. Non sottovalutateci. Non molleremo finché non avremo raggiunto tutti i nostri obiettivi: la piena inclusione, uguaglianza e cittadinanza per la comunità lgbtqi+. Aspettatevi colori, sorrisi, determinazione, confronto ma aspettatevi anche rabbia, combattività, resilienza, risolutezza e rivolta. Lo dobbiamo a Sasha e a Cloe (due vittime dell’omotransfobia ndr) solo per citare le ultime vittime di questa triste e folle guerra

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