Lettere al direttore

Mario Malandrone: “Asti risplende nel mondo, ma quanti segnali della sua perdita di centralità nel territorio”

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Riceviamo e pubblichiamo


Aste Nitet Mundo Sancto Custode Secundo
Asti risplende nel mondo, ma quanti segnali della sua perdita di centralità nel territorio.
Partiamo dal dibattito odierno sulle Sagre, Asti deve rivendicarle e difenderle. Si scopre all’improvviso che la struttura che le ha sempre organizzate oggi è meno interessata, perché siamo diventati uno dei territori, la Camera di Commercio non ha più la sua centralità ad Asti.
Le sagre sono un esempio di ciò che fa confluire ad Asti il territorio, il volontariato delle Pro Loco, la tipicità di un territorio vasto e l’economia.
Trecentomila persone che non arrivano ad Asti sono un danno enorme per l’economia locale.

Ma Asti perde la sua centralità anche sull’ATL nel momento in cui perde centralità la sua storia (si annette al Monferrato dopo secoli di indipendenza) ci rinuncia. Se uno immagina una guida turistica sul Monferrato con due paginette di storia, l’Astigiano non comparirebbe perché non è storicamente Monferrato. Meglio di noi ha fatto pure il Roero, che deriva il nome da una storica famiglia astigiana, smarcandosi dalle Langhe. Per noi sinergia è scambiata con annessione.
Sul Palio abbiamo fatto di tutto per dividerlo in due, quello della città e quello dei Comuni, anche lì chiamandoci fuori da essere noi il nodo di una rete, la capitale di un territorio.
Se andassimo a vedere i flussi di studenti, che frequentano le scuole a Casale, Alba, Canelli, Chieri, Alessandria scopriremmo che anche lì saremmo capitale di un territorio sempre più residuale, complici i trasporti, complici politiche dei trasporti che ci hanno penalizzato e i cui esponenti dovrebbero difendere il nostro territorio.
Siamo riusciti a farci tagliare fuori dalla rete ferroviaria che un tempo ci portava in tutta Italia, abbiamo trascurato le nostre reti, siamo riusciti a fare ciò che guardando una cartina dell’Italia venti anni fa sembrava impossibile capitasse.

E potremmo continuare per un bel po’ parlando di servizi.
E spesso non siamo manco attrattivi per le frazioni e quante volte le frazioni, o ventine quasi rimpiangono di non essere sotto un altro Comune.
Complici i partiti, abbiamo anche rinunciato a trattare le elezioni provinciali come vere elezioni, lo ha fatto pure una parte della minoranza in Consiglio, accontentandoci di surrogati di elezioni dove tutto è già deciso prima. Questo capita da almeno tre elezioni dove il più grande partito di centrosinistra si accorda su ruoli e perora liste uniche dove la politica scompare, ma anche il peso dei Consiglieri del Comune scompare.

E così la battaglia per avere la Rustica, il Baciuà, il Fritto Misto, la Soma D’Aj le tagliatelle in piazza del Palio, non deve essere una battaglia fine a se stessa, ma dovrebbe diventare un vessillo, per difendere la centralità di Asti capitale del suo territorio, ma dovrebbe continuare sui trasporti, alle elezioni del Consiglio Provinciale, nel far aggiungere Astigiano al nome dell’ATL, nell’ usare un linguaggio storicamente corretto, nel portare i servizi del capoluogo a essere eccellenza, nell’interesse ai fondi e a chi li gestisce sul territorio, nel rafforzare i servizi.
Le politiche agricole del Comune Capoluogo sono assenti da più di 15 anni, eppure l’area agricola di Asti è vastissima, interessante dal punto di vista economico, spesso virtuosa.

Da Consigliere Comunale, uno dei 32, so bene che siamo in 32 perchè Asti è diventata capitale di un territorio, ma lo è ancora? Riusciamo a rivendicare di esserlo su tutti i fronti, a cominciare da queste sagre future?
Il mio augurio a chi sta in Consiglio Comunale è quello di avere la stessa consapevolezza, nel difendere la centralità di Asti nel suo territorio, capace di fare sinergia, ma con l’obiettivo di riportarla a essere “Capitale” di un territorio vasto.

Mario Malandrone

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