Festival delle Sagre, se si farà non sarà come prima della pandemia. Addio al villaggio in piazza del Palio?

Asti rischia di perdere la sua manifestazione più importante, il Festival delle Sagre che si tiene la seconda domenica di settembre. A mettere in pericolo la tradizione più sentita e amata dagli astigiani è al momento la scarsa adesione da parte delle pro loco alla storica kermesse gastronomica. Al momento, infatti, solo 18 pro loco sulle oltre 40 che partecipavano al Festival delle Sagre hanno dato la propria adesione. Un numero ridotto che sicuramente impallidisce davanti al grande villaggio contadino  allestito in piazza Campo del Palio, che forse non verrà più allestito.

A lanciare il sasso nello stagno è stato il neo consigliere del Pd Michele Miravalle, chiedendosi i motivi che mettono a repentaglio una manifestazione vista, prima del Covid, come granitica. “Sono appena una quindicina le proloco che hanno confermato la loro partecipazione. Aggiungendo qualcuna incerta si arriva forse a venti. Meno della metà di quelle a cui eravamo abituati. I motivi delle defezioni sono molti, alcune non riescono a sostenere il contributo economico richiesto, altre sono a corto di volontari – scrive – l’organizzazione da quest’anno è stata affidata a UNPLI (Unione nazionale pro loro d’Italia) e i finanziamenti della Camera di Commercio, ente organizzatore, si sono dimezzati. Bisognava trovare una sponsor privato o altre fonti di finanziamento di cui ancora non c’è traccia”.

Rasero: “Il Comune farà di tutto perché tornino le Sagre”

“Faremo di tutto per scongiurare che le Sagre saltino ancora un altro anno – spiega il sindaco Maurizio Raseroun’altra assenza sarebbe un danno per la città. Per questo motivo, nonostante l’organizzazione del Festival delle Sagre non competa al Comune, abbiamo già messo sul piatto 35 mila euro per cercare di venire incontro alle esigenze delle pro loco. Sono fondi che serviranno a coprire alcuni costi vivi, come l’allacciamento dell’acqua o i servizi di raccolta dei rifiuti, che venivano sostenuti dalle pro loco mentre quest’anno interverrà il Comune”. Il problema, secondo il sindaco, però è più di ampia portata: “La pandemia ha cambiato radicalmente le cose, e se non bastasse, ora anche la guerra ha complicato la situazione con un aggravio di prezzi e costi nell’organizzazione di qualsiasi manifestazione. Ma la questione non è solo economica: dopo il Covid molti componenti delle pro loco, anziani, hanno dato forfait e le giovani leve non riescono a far fronte ad un impegno importante come è il Festival delle Sagre”.

Si profila un modello di Sagre “diffuso” ?

Un modello ipotizzabile secondo il sindaco, se si arriverà ad una ventina di pro loco, è quello “diffuso”, già utilizzato in altre manifestazioni gastronomiche come il Gustadom: “Si potrebbe creare un circuito cittadino in diverse vie e piazze, distribuendo le casette all’interno di alcune zone della città  – spiega – solo l’allestimento del villaggio incide molto sui costi della manifestazione”. Chiaro, però, che  mancherebbe il fattore villaggio, quello che viene raccontato come “il più grande ristorante a cielo aperto d’Italia”.

Miravalle: “L’esternalizzazione della manifestazione all’UNPLI non ha portato i risultati sperati”

Sul piano organizzativo invece sottolinea diverse criticità Michele Miravalle: “Al di là del fatto che tutti vogliamo le Sagre, difficilmente queste torneranno come una volta. Dalle notizie che ho, sul piano organizzativo siamo molto indietro: una manifestazione come il Festival inizia a guardare all’edizione successiva poche settimane dopo quella precedente”. Scettico anche sul ruolo dell’UNPLI: “Questa edizione è stata affidata all’UNPLI, Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia. Forse non è stata una buona idea affidare la gestione di una macchina così complessa e in un momento così delicato dopo due anni di stop a qualcuno che non aveva conoscenza dei meccanismi interni della manifestazione. Quello che noto – continua Miravalleè che una rassegna come il Festival delle Sagre, la manifestazione più importante di Asti, rischia di avere il fiato corto. Forse questa unità di colore politico a livello amministrativo tanto sbandierata in campagna elettorale non funziona come dovrebbe quando serve. Sulle Sagre bisognava fare gioco di squadra tra Comune, Provincia e Regione e così non è stato. Se poi ci sono dei problemi organizzativi sul versante delle risorse umane che non rendono possibile gestire la  manifestazione come si è sempre fatta, bisognava intervenire sul format della manifestazione prima. Altrimenti si organizza un Festival delle Sagre tanto per fare, ma sarebbe la classica toppa che va a coprire il buco. Ribadisco, spero di essere smentito e che la manifestazione si possa svolgere con i fasti di prima, ma mi pare che il tempo sia poco e che siamo davanti alla ricerca affannosa di un rimedio”.