Otto domande a Maurizio Rasero: “Ho donato cinque anni della mia vita per Asti. Nei prossimi coglieremo il frutto di tanto lavoro”

Continuiamo i nostri colloqui con i candidati a sindaco con Maurizio Rasero, sindaco uscente in carica per un secondo mandato. A sostenerlo un’ampia coalizione civica e politica di centrodestra: Lega, Fratelli d’Italia, Asti al Centro, Forza Italia – Con Asti nel cuore, Giovani Astigiani, A.S.T.I., lista Maurizio Rasero sindaco.

Nato nel 1973, Maurizio Rasero lavora fin da giovanissimo nell’azienda di famiglia. Dopo il diploma nel 1992 si laurea nel 2012 in Scienze dell’Amministrazione e Consulenza del Lavoro e nel 2016 in Scienze Bancarie e Assicurative. Tantissimi gli incarichi, politici e non, ricoperti: tra questi assessore comunale e provinciale, rettore del borgo Tanaro, presidente di Ascom, vicepresidente della Camera di Commercio, vicepresidente della Fondazione e della Banca di Asti.

Ecco le nostre otto domande per lui.


Nei primi canonici 100 giorni del mandato, quali dovrebbero essere le tre priorità su cui concentreresti subito l’azione del tuo secondo mandato?

Nel mio caso, ovviamente, questo sarà un segnale di continuità. Nei primi cento giorni, visto che andremo nel periodo estivo, dovremo terminare i cantieri di alcune scuole che sono ancora aperti, quindi mettere a regime alcune modifiche che stiamo facendo per avere una città più pulita e ordinata. La svolta, quindi, dovrà esserci anche sul decoro della città. Su questo frangente, abbiamo chiesto ad ASP, che grazie alla riforma approvata in Giunta torna al suo pieno potenziale, un maggiore impegno per la città. Quindi potenziamento della pulizia, della cura del verde e del decoro. Terzo e ultimo punto, quello di portare a termine quei progetti importanti sui cui abbiamo lavorato per anni. Nei prossimi cento giorni capiremo che forma prenderà il collegamento sud ovest, se ci aggiudicheremo il retro porto di Genova, progetto importantissimo dal punto di vista logistico, così’ come nelle prossime settimane capiremo se un’importante catena alberghiera con cui abbiamo parlato negli ultimi mesi vorrà investire nella nostra città per dare finalmente un forte impulso al settore turistico cittadino. Altro importantissimo progetto è quello di Asti Capitale italiana della Cultura: noi abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione un progetto che si chiama “Vino e cultura”: tra ritardi burocratici e quelli dovuti alla pandemia, solo in questi ultimi tempi è partito il cantiere del Battistero di San Pietro, mentre nelle prossime settimane ne dovranno partire altri come quelli di Palazzo Ottolenghi e Palazzo Comunale. I tempi sono quindi maturi per collegare questo importante progetto alla già ricca e variegata offerta culturale che le nostre realtà locali e la nostra città propongono. C’è stata una forte spinta dal basso da parte dei nostri uffici e abbiamo messo a capo un professionista assoluto in questo settore come Roberto Daneo. Quindi Asti fa sul serio: se la nostra città sarà scelta, potrebbero arrivare un milione di euro da investire nella cultura astigiana.

Sono tante le questioni che i tuoi avversari politici ti accusano di non essere riuscito ad affrontare durante questi cinque anni. Tra queste, la gestione del PNRR, oppure una “desertificazione” dei negozi in città. Qual è il problema che i cittadini percepiscono come più grave?

Sono balle. Abbiamo creato un ufficio con competenze per la gestione di tutti i bandi, non solo quelli del PNRR. In passato abbiamo partecipato a bandi per l’edilizia scolastica con più di cento milioni di progetto, con un lavoro incredibile da parte dei lavori pubblici. Sono uffici strutturati in grado di partecipare a qualsiasi tipo di bando (europeo, regionale o nazionale) e che non ne hanno perso neanche uno fino ad oggi, ed in quasi tutti quelli a cui abbiamo partecipato siamo riusciti a portare a casa delle risorse. Ovviamente l’opposizione, come al solito a corto di argomenti, si contraddice su tutto: se non partecipi al bando fai male, se partecipi e porti a casa le risorse potresti gestirle in maniera diversa. Insomma, in qualsiasi modo fai, per loro non va mai bene. Quindi quando mi vengono rinfacciate certe cose, sorrido: sono sereno con me stesso e faccio quello che ritengo più utile per la città.

Sui negozi: sono l’unico negoziante tra i candidati a sindaco, qui ho chiaro il polso della situazione. La crisi è generalizzata. Se andiamo in altre città, per esempio Alessandria, la situazione è identica. E’ cambiato il modo di fare commercio, e poi si innestano altri problemi, come il caro affitti in centro. Oggi che è passato il distretto del commercio, si potrà immaginare delle convenzioni con i proprietari dei locali o altri soggetti per creare un fondo in grado di calmierare l’affitto o che eventualmente vada a garantire il pagamento dei canoni di locazione. Oggi abbiamo uno strumento per farlo, perché anche in questo caso abbiamo partecipato al progetto e siamo riusciti ad ottenere 50mila euro di finanziamento.  

Per rispondere al terzo punto: il mio principale competitor si fa bello dicendo che fa le passeggiate ascoltando la gente: io sono cinque anni che ascolto i miei cittadini e non ho mai smesso, tutte le mattine prendo il caffè in un bar diverso della città. La gente comune vuole più ordine, più cura, il marciapiede sistemato. Se dovessi dire invece un problema presente in tutte le zone di Asti, che sia il centro, la periferia o una frazione, allora quello è la velocità delle auto. Se dovessi invece dire invece cosa chiede la stragrande maggioranza dei 2700 cittadini che ho ricevuto in Comune in questi cinque anni, il problema maggiore è il lavoro. Ovviamente il lavoro porta con sé tutta una serie di conseguenze: la casa, la famiglia e tutto il resto. Quindi se dovessi dare una priorità, chiunque amministri questa città deve fare di tutto perché delle aziende possano venire ad investire ad Asti e creare dei nuovi posti di lavoro. Ed è quello che abbiamo fatto: la differenza rispetto alla precedente amministrazione è che la nostra è riuscita a portare Amazon, mentre loro se l’erano fatta scappare. Non è il progetto precedente, che prevedeva 700 posti di lavoro: qui parliamo di 80 – 100 posti, per poi pensare ad un raddoppio, senza pensare ad un eventuale indotto. Così come quello di pensare alla logistica e alla possibilità di portare un grande albergo nella nostra città. Sono tutte energie che in questi anni abbiamo speso: io in questi anni non ho fatto un giorno di ferie, e tutte le volte che mi sono assentato da Asti l’ho fatto per tessere rapporti o contatti in grado di portare sviluppo alla nostra città. 

Per concludere, voglio dire che negli ultimi due anni la mia priorità è stata quella di gestire il Covid: siamo orgogliosi di non aver lasciato nessuno indietro, di aver erogato sempre i servizi anche nei momenti più difficili e di aver consentito a questo territorio di venirne fuori prima di altri.  

Il problema della sicurezza è sempre molto sentito dalla cittadinanza. In particolare, i roghi in via Guerra sono ancora una situazione irrisolta. Cosa si può fare per risolverla?

Il dato oggettivo è uno solo: nel 2017 c’erano 250 persone, all’ultimo tavolo in Prefettura sull’ordine e la sicurezza pubblica l’ASL riporta che lì ci sono solo più un’ottantina di persone. Quindi il campo si è ridotto di due terzi, perché in questi anni non siamo stati fermi, usando il bastone e la carota. Quindi siamo stati vicino a quei cittadini astigiani, perché sono cittadini astigiani, combattendo la dispersione scolastica per far sì che le nuove generazioni crescano con una cultura diversa che permetta loro un futuro migliore. Dall’altra siamo andati a dire che non era giusto che le bollette venissero pagate dai cittadini astigiani, aumentando i controlli. Il problema non è ancora chiuso, continueremo a lavorare in questa direzione. Sui roghi, ricordo che il sindaco partecipa ad un tavolo sull’ordine e la sicurezza pubblica: abbiamo sempre fatto presente la pericolosità dei roghi. Chiamo con una frequenza mensile la convocazione del tavolo. Per superare i campi, abbiamo cercato di predisporre un piano sociale di accompagnamento, ma non è un progetto che si fa dalla sera alla mattina. E ad ogni azione che si fa, si rischiano delle conseguenze. Con l’Amministrazione dei 5 Stelle a Torino, per esempio, dopo che Chiara Appendino ha chiuso i campi, molti degli alloggi popolari in città che erano vuoti sono stati occupati abusivamente. Anche su questa questione l’opposizione è totalmente priva di idee e incoerente: mi dicono “dovete fare mediazione culturale”. Stanziamo 1400 euro per il pagamento delle rette delle mense scolastiche e ci accusano di fare marchette elettorali. 

Torniamo alla quotidianità. Molti si lamentano del decoro e della pulizia della città. Cosa fare di concreto per migliorare Asti?

Come ho già detto prima, chiederemo ad Asp, che grazie alla nostra riforma ora è diventata un’azienda dove il rapporto tra soci è idilliaco e perfetto, di potenziare la cura del verde, l’ordine e la pulizia. Questo perché oggi Asti è una città che ha determinati flussi turistici e deve essere apprezzata da chi viene da fuori. Anche se devo dire che da tutti i turisti che fermo ricevo solamente complimenti per come è tenuta la nostra città. Siamo noi astigiani che tendiamo a vedere le cose sempre e solo in un certo modo. Dobbiamo poi anche intervenire sull’aspetto culturale:  si possono pulire le strade ad ogni ora del giorno, ma se poi la gente non butta i rifiuti nei cestini o attua altri comportamenti incivili, allora diventa tutto inutile. A chi mi dice che le ordinanza non vengono fatte rispettare (per esempio quello sull’obbligo di raccolta delle deiezioni canine ndr), rispondo invece che le multe vengono fatte, e anche tante. Facciamo ogni anno diverse centinaia di contravvenzioni a chi parcheggia negli stalli riservati ai disabili senza averne il diritto: visto che molti se ne fregano delle multe, ho chiesto al comandante della polizia municipale di dotarsi delle ganasce. Quindi prima ti blocchiamo la macchina, poi te la portiamo via. Se stai tre giorni senza la macchina ci pensi due volte la prossima volta a dove parcheggiare. Stiamo facendo multe anche a chi non raccoglie le deiezioni canine, però è logico che non abbiamo un vigile per ogni cane di questa città, e la popolazione canina è aumentata di molto durante il Covid perché molti l’hanno utilizzata per poter andare in giro. 

Parliamo di te.  A cosa hai dovuto rinunciare in questi 5 anni da sindaco e cosa ti mancherà di più nei prossimi 5 anni se sarai richiamato ad amministrare la città?

Ho rinunciato a tutto. La mia è stata una scelta di vita. In cambio di questo grande onore che gli astigiani mi hanno fatto scegliendomi come sindaco, io mi sono donato completamente alla città. Sono il primo ad entrare in municipio, alla sera sono quello che spegne la luce. Non c’è sabato, non c’è domenica, non ci sono ferie o festività.  Ho un’attività commerciale che non va più bene come prima, perché il suo titolare non è più lì a gestirla. Ho fatto cinque anni di rinunce agli affetti personali: sono riuscito, paradossalmente grazie al Covid, a stare a fianco a mio padre negli ultimi tempi, altrimenti non sarei riuscito ad assisterlo come avrebbe meritato. Vivo con mia madre e magari passano giorni prima che riusciamo a scambiarci qualche parola. Non ho più amicizie: ho gruppi di persone che prima frequentavo che magari mi invitano a cena una sera oppure al mare un fine settimana. Ho sempre dovuto dire di no. Io in questi anni non ho mai mancato un appuntamento, piccolo e grande che sia. Ho donato cinque anni della mia vita ad Asti. Mi è mai pesato? A volte la notte, prima di addormentarmi, ci sono dei momenti  a cui penso se ne è valsa la pena. Immediatamente dopo, però, ci sono tante soddisfazioni. Tante persone, magari anziane, mi ringraziano per quello che ho fatto durante il Covid e mi dicono: “Sindaco, io senza di lei sarei morta psicologicamente. Durante il lockdown aspettavo la sua diretta ed è stato un prezioso aiuto per venirne fuori psicologicamente da questa brutta situazione”. Queste sono le cose che mi dicono “vai avanti”. 

Qual è il luogo di Asti del cuore? Quello dove ti piace passeggiare anche solo per rasserenarti dopo una giornata difficile?

Il luogo del cuore, ovviamente, è sempre stato Tanaro, il lungofiume in particolare. E’ un posto che mi dà sempre grandi emozioni e che mi suscita tanti ricordi. Ovviamente, in questi cinque anni da sindaco, è un posto che non frequento più come prima. Quindi oggi la mia frequenza è spalmata su tutta la città. Per salute mi è stato consigliato di fare diecimila passi al giorno: quando devo andare da qualche parte, vado a piedi. Camminando mi trovo in tanti posti della città. Se devo dirti, il mio ufficio è un piccolo posto di intimità, dove posso affacciarmi al balcone e guardare la vita sulla piazza. Magari sento un gruppo di turisti, mi affaccio e chiedo se vogliono venire a visitare il Comune. 

Qual è l’ultimo film che hai visto? E se Asti fosse l’ambientazione di un film, a quale tipo di storia ti piacerebbe facesse da cornice?

Fossi un miliardario e dovessi togliermi lo sfizio di poter girare un film nella mia città, lo ambienterei nel 1310, all’epoca dell’inizio della guerra tra i Solaro e i Guttuari, famiglie guelfe e ghibelline. E’ stato un momento importantissimo per la nostra città, perché purtroppo è stato l’inizio del declino per il libero Comune di Asti. Quindi secondo me Asti dovrebbe ospitare un film storico legato ad una delle sue tante vicende che l’hanno contraddistinta nei secoli. L’ultimo film che ho visto invece è i “Tre moschettieri”. Mi piacciono i film storici, perché mentre li vedo apro wikipedia e vado a controllare la veridicità dei fatti. Ultimamente mi sto concentrando sui film storici di Cina e Giappone. La cinematografia “Wuxia”, per intenderci. 

Sicuramente il giorno in cui sarai eletto sindaco ad Asti nascerà un bambino/a. Tra 5 anni starà per andare a scuola, incomincerà la sua vita nella nostra comunità. Cosa gli vorresti dire, e che città vorresti regalargli/le per il suo futuro?

Vorrei regalare una città sempre più a misura d’uomo: ordinata, pulita, verde, con tutti i servizi che funzionano. Un posto dove sia sempre più bello rimanerci e un posto dove chi cresce e studia possa trovare la realizzazione dei suoi sogni. Una Asti, per concludere, dove si possa progettare un futuro dignitoso.