Alla Biblioteca Astense per Fotobar la mostra di Mariella Rizzotti

Dal 4 maggio alla Biblioteca Astense nuovo appuntamento con Fotobar, la parete per le immagini dedicata ai fotografi non professionisti. Uno spazio volutamente conviviale, in cui gli utenti della biblioteca – depositaria di un mondo di scrittura e parole – possono incontrare il mondo delle immagini e della scrittura istantanea che la luce fissa nelle fotografie. Per questo si è deciso di attrezzare un’intera parete dell’area ristoro della biblioteca, in modo che coloro che si concedono una pausa per un caffè possano ritrovarsi in un ambiente che propone allo sguardo ulteriori sensazioni, al di là della logica, spesso formale, delle mostre o delle esposizioni.

Protagonista di maggio Mariella Rizzotti, le cui immagini resteranno esposte per tutto il mese.
Astigiana, si avvicina alla fotografia “consapevole” a partire dal giugno 2015 quando abbandona le macchine fotografiche compatte per una reflex e i suoi obiettivi intercambiabili dalle infinite possibilità espressive. Opera principalmente nel reportage di viaggio che usa non propriamente per documentare momenti di vacanza, ma per realizzare ricerche personali su argomenti che stimolano i suoi interessi come, ad esempio, le numerose attività lavorative ad alto contenuto manuale in Birmania o le colorate porte di accesso alle case private sull’isola di Creta. Si occupa anche di fotografia naturalistica, ritrattistica e di spettacolo alla quale l’ha avvicinata un corso specifico su questo argomento tenuto dal fotografo astigiano Franco Rabino e che la vede collaborare con la compagnia teatrale astigiana Teatro degli Acerbi della quale segue gli spettacoli in città e in provincia già da tre anni. Migliorare e progredire sia dal punto di vista tecnico unitamente a quello espressivo è il percorso da lavori-in-corso che intende perseguire costanza nel tempo a venire.

fotobar mariella rizzotti

Il titolo della sua mostra è “Chernobyl 26 aprile 1986 01:23:40”.
Spiega Rizzotti: “All’alba del 26 aprile 1986 all’01:23:40 il tecnico Aleksandr Akimov preme l’interruttore per l’arresto di emergenza del reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl.
Siamo in Ucraina a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia.
Questo gesto, compiuto in assoluta buonafede, ma viziato da un errore di progettazione noto solo alla nomenclatura russa ed al KGB, causa l’esplosione del reattore e la dispersione nel cielo, nella terra e nell’acqua dell’uranio arricchito che ne costituisce il nocciolo e sancisce l’inizio di un disastro nucleare di proporzioni mai viste prima di allora, l’evacuazione permanente della città di Pripyat e dei suoi 50.000 abitanti, la creazione di due aree di esclusione una di 30 chilometri e una di 10 chilometri, concentriche, a seconda della distanza dalla Centrale, dove la vita umana sparisce in un attimo e così sarà per un minimo di 3.000 anni. Minimo significa che potrebbero volerci anche 30.000 anni, ma ancora oggi, a trentotto anni di distanza dal disastro, nessuno lo sa con certezza. In queste aree qualsiasi attività civile o commerciale, così come la semplice residenza, è legalmente proibita e punibile. L’unica eccezione ufficialmente riconosciuta è l’esecuzione di lavori sui resti dell’impianto nucleare e la presenza di installazioni scientifiche per lo studio della sicurezza nucleare.

Queste aree sono soggette a norme amministrative speciali e sono controllate dall’Amministrazione della zona di alienazione, soggetta al Ministero per le Emergenze ed Affari locali per la Protezione della Popolazione dalle conseguenze del disastro di Černobyl’. Il territorio di questa zona è controllato da una Polizia speciale del Ministero degli Interni ucraino e i suoi limiti sono determinati dalle autorità di confine ucraine.
Queste aree ed il territorio circostante ancora oggi sono contaminate in modo diseguale. Punti di massima contaminazione sono stati determinati non solo dal vento che ha trasportato qua e là polvere radioattiva durante l’incidente, ma anche dai numerosi interramenti di materiale e di attrezzature varie effettuati durante i primi giorni post disastro della cosiddetta “bonifica”. Le autorità preposte al controllo della zona fanno molta attenzione nel proteggere questi punti da turisti, cacciatori di rottami e scariche elettriche atmosferiche, ma ammettono che molti di questi luoghi rimangono non mappati e conosciuti solo dai liquidatori.

Dal 24 febbraio 2022 quest’area tutt’ora così pericolosa è stata il teatro dei noti, recenti e perduranti scontri militari tra Russi ed Ucraini.
Nel terreno altamente contaminato sono state scavate trincee, polvere e detriti sono stati sollevati e portati alla luce, molti dei soldati russi che hanno eseguito questi ordini insensati sono ora ospedalizzati, le loro vite sono in serio pericolo. Forse entro un anno anche loro non esisteranno più.
Tragedia appena consumata, tragedia in corso, un solo paradigma, la follia umana”.

Maggiori dettagli per chi volesse proporre le proprie fotografie per Fotobar su https://bibliotecastense.it/la-biblioteca/fotobar-1/