Ucraina, Coldiretti Asti: “E’ guerra anche in cantina con un aumento del 35% sui costi del vino”

A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per produrre il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti in occasione dell’incontro sull’impatto del conflitto sulla vita quotidiana delle aziende vitivinicole, organizzato durante il Vinitaly di Verona.

“Le aziende vitivinicole si sono trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro – sottolinea Marco Reggio presidente Coldiretti Asti – Una bottiglia di vetro costa il 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali”.

Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti.

Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi.

Fino ad oggi però, l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come evidenzia l’analisi Coldiretti su dati Istat.

“Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – conclude Diego Furia direttore Coldiretti Asti – Tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico”.​