Visita alla sinagoga e al museo ebraico di Casale Monferrato del Rotary Club di Asti e l’Associazione Italia Israele

Commemorato Lino Jona, il giovane astigiano che sognava la rinascita di Israele

Il Rotary Club di Asti, presieduto da Rossella Maggiora, e l’Associazione Italia Israele hanno organizzato sabato 19 marzo una visita alla Sinagoga di Casale Monferrato e all’attiguo museo israelitico.

L’iniziativa, che avrebbe dovuto tenersi in occasione della scorsa Giornata della Memoria, era stata rinviata a causa delle restrizioni in vigore nel mese di gennaio per l’emergenza Covid.

La Sinagoga di Casale Monferrato, risalente al XVI secolo, è una delle più belle e ricche d’Europa; l’attiguo museo israelitico racchiude preziose testimonianze della vita della comunità ebraica casalese negli ultimi cinque secoli e comprende anche il “museo dei Lumi”, che dal 1994 ospita una collezione unica al mondo di moderni Channukkiot, i candelabri a otto bracci, realizzati dai più rinomati artisti italiani e stranieri.

Al termine della visita i numerosi partecipanti hanno preso parte a una serata conviviale presso il ristorante “La Torre” di Casale Monferrato, organizzata insieme al Rotary Club locale, durante la quale l’avvocato Luigi Florio, presidente dell’Associazione Italia Israele, ha rievocato la figura di Lino Jona, il giovane ebreo astigiano, stroncato da una grave malattia nel 1942, che sognava al rinascita dello Stato di Israele come unica alternativa alle persecuzioni del popolo ebraico culminate con la tragedia della Shoah.

Lino Jona, classe 1918, figlio di Leopoldo e Olga Jona, sterminati ad Auschwitz nel 1944, e fratello di Enrica, unica astigiana sopravvissuta ai lager nazisti, era un ragazzo di straordinaria intelligenza, laureatosi a pieni voti in ingegneria elettronica a soli 23 anni nonostante le mille difficoltà conseguenti alle leggi razziali volute da Mussolini. Dopo un’iniziale adesione al fascismo, nella seconda metà degli Anni Trenta maturò la scelta sionista, aderendo ai relativi circoli di Milano e di Torino. Perso il lavoro a causa della legislazione antiebraica, si dedicò negli ultimi mesi di vita al volontariato a favore degli ebrei jugoslavi internati nel Monferrato, cui fornì quotidianamente cibo, vestiario e denaro raccolti tra i conoscenti astigiani.

La morte prematura gli risparmiò lo strazio della deportazione ad Auschwitz di buona parte della sua famiglia.

Alla serata è intervenuta anche la prof. Patrizia Porcellana, che ha ricordato come la famiglia Jona abbia dato ad Asti figure eccelse sotto i più diversi profili.