Maria Luisa Mosele ha presentato “Non sapevamo di essere girasoli” agli studenti dell’Istituto Monti

Mercoledì 23 febbraio, nell’Aula Magna dell’Istituto “Monti”, Maria Luisa Mosele, insegnante e poi Dirigente scolastico, oggi in pensione, ha incontrato prima gli allievi delle classi quinte del Liceo delle Scienze Umane e successivamente i ragazzi iscritti al percorso di Potenziamento in Tecnologie didattiche per la Scuola Primaria dello stesso indirizzo per presentare il suo romanzo Non sapevamo di essere girasoli. Storia di una giovane insegnante e dei suoi ragazzi delle Vallette (Buckfast Edizioni). L’incontro è stato organizzato dal Gruppo Biblioteca e dalle professoresse Anna Ferrero e Lia Rosso.

Protagonista del romanzo è Marilena, giovane professoressa di Lettere, insicura e fragile, ma al contempo determinata ad “essere insegnante” e non soltanto a “fare l’insegnante”, che, durante il suo primo anno di lavoro nel difficile quartiere delle Vallette di Torino, si scontra, oltre che con la dura realtà degli allievi, anche con l’ostinata resistenza dei colleghi a trovare un metodo alternativo per cercare di sottrarre gli alunni a un destino già segnato e scritto. Il vento del cambiamento sta però per soffiare e travolgere la scuola, in seguito all’insediamento di una nuova Preside ed all’arrivo di alcuni docenti giovani e motivati, che cercheranno di instaurare una relazione di empatia e di rispetto con i ragazzi che li porterà, nel corso di due anni, a impegnarsi in laboratori ed altre esperienze gratificanti e ad acquisire consapevolezza delle loro capacità, tanto da allestire e recitare in uno spettacolo interamente scritto da loro, il cui titolo è appunto “Non sapevamo di essere girasoli”.

La presentazione del libro ha offerto anche l’occasione per discutere e approfondire come, dal 1974 in poi, alcuni decreti e importanti leggi abbiano modificato (o avrebbero dovuto modificare) il contesto scolastico e come si potrebbe intervenire per migliorarlo ulteriormente, dal momento che drammatici casi di cronaca, come quelli venuti alla ribalta proprio in questi giorni a Castrolibero, ci dimostrano che la scuola, oggi più che mai, non può abdicare al suo ruolo di agenzia educativa, facendo suo il motto dello psicologo umanista Carl Rogers, secondo il quale l’espressione «Ti accetterei se tu fossi…» dovrebbe essere sostituita da «Ti accetto come sei!»