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La parola ai ragazzi: “Se non è un obbligo vaccinarsi, perché togliere il diritto di andare a scuola?”

Gli adulti decidono e i ragazzi devono accettare e rispettare le regole che spesso non riescono a comprendere. Ma cosa ne pensano delle regole in continuo cambiamento per la gestione dei casi di positività al Covid a scuola, tra DAD, quarantene, autosorveglianze e distinzione tra vaccinati e non?

Diamo la parola ai ragazzi. Queste sono le riflessioni di Sara, studentessa di seconda media alla Parini di Asti.


La ripresa della scuola dopo le vacanze natalizie

Durante le vacanze natalizie ho seguito i telegiornali che diffondevano costantemente la notizia dell’aumento dei casi di covid-19, in particolare l’omicron.
Rientrare a scuola sapendo che la probabilità che uno di noi fosse positivo e quindi di andare in DAD mi ha preoccupato molto.
Inoltre le indicazioni fornite dal governo erano poco chiare. Principalmente ho compreso che con 1-2 casi si restava in presenza e dopo il terzo si andava in DAD.
Queste regole non proteggono la nostra privacy, perché ci sono indicazioni diverse per gli alunni vaccinati e quelli no, non esiste uguaglianza perché i vaccinati possono tornare a scuola prima oppure senza fare il tampone.

Per me la regola più fastidiosa è tenere la mascherina in classe, anche da seduta: la mascherina non mi fa respirare liberamente e mi crea problemi alla pelle. Anche qui mille domande: a che serve se poi fuori i ragazzi giocano insieme senza mascherina? Perché in altre parti del mondo non è più obbligatoria? Perché rendere la vita nelle scuole così complicata?
Le soluzioni adottate in questi anni, secondo me, non sono adeguate. Ho seguito un servizio in televisione che spiegava in modo molto chiaro come i soldi che dovevano essere investiti per il ricircolo dell’aria sono finiti in banchi con le rotelle mai utilizzati, in mascherine non adeguate e in vari sperperi.
Noi ragazzi e i docenti siamo ancora costretti a fare lezione con le finestre aperte in inverno per il cambio dell’aria, mentre bastava intervenire purificando l’aria come è stato fatto in altre scuole.
Vorrei anche sottolineare che il lavoro delle segreterie, dei dirigenti e dei docenti è aumentato notevolmente grazie a un aumento della burocrazia, ma non hanno aumentato il personale, anzi a causa del covid è diminuito. Se aumenti le cose da fare, ma non aumenti il personale, alla fine tutto crolla, come le nostre scuole.
Il preside dell’istituto di Bogliasco ha invitato alcuni genitori ad andare nell’istituto a insegnare per la mancanza di molti docenti ammalati causa covid. Non credo sia una buona idea, in quanto fare l’insegnante è un lavoro complicato quindi non facilmente sostituibile.
Io non sono mai stata d’accordo con la DAD e spero che non diventi la scuola del futuro, per me sarebbe il fallimento dell’insegnamento.
Il 14 gennaio c’è stato uno sciopero contro la DAD; sono d’accordo perché non si può più parlare di emergenza dopo più di 2 anni.

Se io fossi il Ministro dell’Istruzione mi batterei per il diritto allo studio:
● NO A CLASSI POLLAIO!
● NO AI SUPPLENTI PER POCHI MESI!
● NO A SCUOLE CHE CADONO A PEZZI!
Io investirei sui corsi di formazione per sostenere i docenti. Aumenterei gli insegnanti o diminuirei gli alunni nelle classi, di conseguenza aumenterei il numero delle sezioni.
Investirei maggiormente sul personale addetto alla disabilità che spesso non è preparato ad affrontare i ragazzi . Vorrei sottolineare che ci sono tantissime forme di disabilità e i docenti che decidono di dedicarsi a quest’ultima devono avere una preparazione maggiore proprio perché bisogna trovare per ogni ragazzo
l’atteggiamento corretto.

Ho visto tanti programmi che parlano di scuola e di promesse mancate o di soldi sprecati e da semplice allieva mi chiedo: perché? Non vedono? Non ascoltano? Non capiscono?
Nella mia classe al rientro dalle vacanze è ripartita la DAD ed è stata inaccettabile: non riesco a concentrarmi davanti a uno schermo, a volte si sente a scatti, altre volte non va la fotocamera. La solitudine chiusa in una stanza diventa inconcepibile. Mi hanno insegnato il piacere nell’imparare, nel conoscere cose nuove e fin da piccola mi hanno detto che è più semplice imparare tutti insieme. Se fai una cosa con gioia l’impari prima e meglio.
Ecco, la DAD non è gioia, non è condivisione e non è scuola e non può essere il nostro futuro.

Il Consiglio dei Ministri di mercoledì 2 febbraio ha dato il via libera alle nuove misure per la gestione dei casi di positività nel sistema educativo, scolastico e formativo.
Si sono riuniti di nuovo e ancora non hanno capito che la scuola è un diritto e non si possono fare discriminazioni.
Perché se si è vaccinati si può frequentare in presenza, anche se ci sono 5 ragazzi positivi, mentre i non vaccinati devono seguire in DAD? Non è giusto! Questo crea discriminazioni in classe e assolutamente non protegge la nostra privacy e quella delle nostre famiglie. Solo perché si è vaccinati non vuol dire che non si abbia il virus.
Io mi sono dovuta vaccinare perché non potevo più fare sport, uscire liberamente o prendere un mezzo pubblico, ma rispetto tutti quelli che non l’hanno fatto.
Se non è un obbligo perché togliere il diritto di andare a scuola? Perché la DAD non è vera scuola, non si possono minimamente confrontare le due situazioni.
Sono preoccupata e confusa e non sono d’accordo con queste discriminazioni.

Sara B. classe 2A