“Peer tutoring, insegnando si impara”, al via la convenzione tra CNR e Istituto Artom di Asti

E’ stata presentata questa mattina, presso l’Ufficio di Presidenza, la convenzione tra l’Istituto Artom di Asti e il Consiglio Nazionale delle Ricerche, che prevede la progettazione e l’erogazione di servizi formativi per il personale docente e per gli studenti d’eccellenza della scuola.

Il Progetto Pilota, denominato “Peer tutoring, insegnando si impara”, prevede un percorso pluriennale, che avrà la duplice finalità di migliorare le capacità di apprendimento dei ragazzi, rendendoli al contempo validi collaboratori del corpo insegnante nel combattere la dispersione scolastica. La Convenzione prevede, inoltre, corsi di formazione e aggiornamento per i docenti e potrà essere estesa ai colleghi delle Reti di cui l’Artom è Scuola capofila.

Presenti alla conferenza stampa il Dirigente Scolastico Franco Calcagno, le Professoresse Chiara Cerrato e Manuela Bocco Ghibaudi, la Dott.ssa Albertina Gatti del Team multidisciplinare SaperCapire e il Dott. Massimo Arattano, primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Questa convenzione è la prosecuzione di un progetto che abbiamo già iniziato l’anno scorso che ha come tema centrale la peer education e come scopo quello di togliersi dal paradigma insegnante-studente, io so-tu non sai.
Per troppi insegnanti questo è ancora l’unico strumento, ma questa modalità va cambiata e per farlo non servono leggi, serve un cambio di mentalità aiutato da un cambio contrattuale. La vecchia mentalità non si appropria di quegli strumenti che servono ai nostri ragazzi per costruire un progetto di vita loro. L’Artom, in particolare, non è deputato alla costruzione di ingegneri meccanici, di elettrotecnici o di informatici, la nostra mission come scuola è quella di formare persone.
Mentre 20, 30 o 40 anni fa l’insegnante era l’unica fonte da cui attingere determinati contenuti, oggi le risorse sono infinite e questo può essere un grande problema. La gestione dell’informazione da parte di un ragazzo o di una ragazza a cui arrivano centinaia di migliaia di informazioni e la capacità di discernere le informazioni giuste da quelle meno giuste, quelle opportuna da quelle non opportune è diventato, oggi, un problema di grande interesse.
L’obiettivo della peer tutoring è di insegnare ai ragazzi ad insegnare. Ovvero far raccontare ad un ragazzo ciò che ha studiato ad un suo coetaneo. In questo modo, se lo studente riesce a farsi capire vuol dire che ha interiorizzato quel principio sia in termini di lessico, che di vocabolario, che di comprensione. Noi vorremmo proporre questo progetto ai nostri ragazzi, ovviamente con l’aiuto di chi questo progetto pilota l’ha pensato.” ha dichiarato il Dirigente Scolastico Franco Calcagno.

La Dott.ssa Albertina Gatti e il Dott. Massimo Arattano hanno successivamente illustrato l’iniziativa spiegando come verrà realizzata e suddivisa all’interno della scuola: “Il progetto nasce da una ricerca iniziata nel nostro istituto quasi 30 anni fa, quando ci siamo trovati all’interno di un gruppo di giovani ricercatori della CNR. Seguendo e occupandoci dei tesisti dottorandi abbiamo preso consapevolezza di un problema, molti dei nostri ragazzi avevano quella che noi identifichiamo come «espressività bloccata». Abbiamo, dunque, cambiato il nostro punto di vista cercando di trasformare questo problema in una risorsa. Essendo noi prevalentemente dei tecnici e non pedagoghi, abbiamo deciso di avviare una ricerca che ci portasse a migliorare la formazione di questi ragazzi e abbiamo creato un gruppo multidisciplinare che potesse raccogliere le professionalità di tutti i tipi. Ben presto ci siamo resi conto che quel problema che noi abbiamo identificato come espressività bloccata, nascondeva in realtà delle difficoltà di apprendimento che poi l’Unesco ha definito come «analfabetismo funzionale».
Per usare un’analogia potremmo dire che molti dei nostri studenti giocavano a tennis tenendo la racchetta dalla parte delle corde e che era necessario, dunque, partire dai fondamentali, accendere in quei ragazzi un interesse, un risveglio culturale intellettivo, la sete di conoscenza. Mettendo a punto questo sistema abbiamo iniziato a lavorare con professionisti, aziende e infine con le scuole. 
Il progetto con l’Artom, in particolare, si svilupperà in quattro anni, ognuno caratterizzato dalla presenza di un laboratorio. Durante il 1° anno ci si concentrerà sulla consegna del corso “Imparare ad imparare”. Al 2° anno si seguirà il corso “Le parole per capire le parole”. Durante il 3° anno verrà erogato il corso “Il quinto ingrediente dell’apprendimento”. Infine, al 4° anno, avverrà la consegna di due edizioni del corso “Saper Comunicare” sui fondamentali della comunicazione.