“Il ragazzo nel Bunker”: videoconferenza del Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’ Albese

Antonio Armano ne discute con Nicoletta Fasano dell'Israt

Oggi alle ore 18 in videoconferenza (Meet), il giornalista Antonio Armano presenterà “Il ragazzo nel bunker.Storia di Bernard Mayer, sopravvissuto alla liquidazione del ghetto di Drohobycz” (Ed. Piemme). Nicoletta Fasano (Israt) dialogherà con l’autore.

L’incontro è promosso da Polo Cittattiva per l’Astigiano e l’ Albese – I.C.San Damiano, Museo di Cisterna, Israt, Associazione “Franco Casetta” con Fra Production Spa, Libreria “Il Pellicano” e Aimc di Asti. Prosegue inoltre l’iniziativa #bottiglieperlacultura con le Cantine Povero srl. Gli incontri sono gratuiti, aperti a tutti e validi per la formazione degli insegnanti di ogni ordine e grado.

Nei primi mesi del 1943 l’ombra della liquidazione incombeva sul ghetto di Drohobycz, una cittadina polacca ai piedi dei Carpazi. Gli ebrei scampati a due anni di occupazione nazista sapevano di essere condannati e cercarono di nascondersi in attesa dell’Armata rossa. Alcuni di loro, raccolti attorno alle famiglie Mayer e Schwartz, spesero le ultime risorse per costruire un bunker sotto una villa. Sedici persone, poi diventate quarantasei, si seppellirono in un buco di pochi metri, ma collegato alla rete elettrica e dotato di cucina. “In quella comunità clandestina si pregava e si faceva l’amore, si cantavano canzoni yiddish, si giocava a scacchi e si litigava, sospesi tra il dolore per le atrocità vissute e il terrore di essere scoperti. Le notizie dal fronte arrivavano dalla radio, il cibo veniva fornito da un giovane ucraino ambizioso che nel bunker aveva due amanti. Nel racconto della loro lotta per la sopravvivenza, ricostruita grazie al diario e alla testimonianza di Bernard Mayer, allora quindicenne, Antonio Armano fa rivivere un luogo distrutto per sempre prima dalla Shoah e poi dal comunismo. Un mondo di mistici chassidim, affaristi senza scrupoli, eroi anonimi, personaggi romanzeschi quali Aron Szapiro, il geniale artefice del rifugio, soprannominato Al Capone per la somiglianza con il gangster, e lo scrittore Bruno Schulz, protetto dal nazista viennese Felix Landau, ma poi ucciso. Un mondo di persecuzioni, vendette feroci e ostilità inestinguibili nel quale gli ebrei, una volta usciti dalle loro tombe, dovettero riprendere a fuggire”.

Antonio Armano, è giornalista e scrittore, ha viaggiato a lungo nei paesi dell’Est e studiato lingue slave. Ha scritto per diverse testate e collabora attualmente con Il Sole 24 Ore e il Fatto Quotidiano.
Nel 2009, per il ventesimo anniversario del crollo del Muro di Berlino, ha realizzato un reportage tra i resti della Cortina di ferro, da Travemünde a Trieste, pubblicato dal settimanale polacco Polytika. Nel 2014 è stato finalista al Premio Viareggio con Maledizioni, un libro inchiesta sulla censura letteraria, e nel 2019 ha vinto il Premio Parise per I barconi dell’asfalto, un reportage sulle rotte delle badanti dall’Ucraina all’Italia pubblicato dal mensile Millennium.