Il carcere di Asti non sarà ampliato: il nuovo padiglione si farà a Ferrara

Non si farà il tenuto ampliamento del carcere di Asti, che prevedeva la costruzione di un nuovo padiglione detentivo da collocare nel campo sportivo. Al posto di Asti, nel decreto finale del Ministero di Grazia e Giustizia è stata inserita Ferrara.

La notizia è stata comunicata durante la conferenza stampa di presentazione del sesto  dossier sulle criticità delle carceri piemontesi, che ha visto la partecipazione del sindaco Maurizio Rasero, dell’assessore Mariangela Cotto, del garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, di quello astigiano Paola Ferlauto e del provveditore dell’amministrazione penitenziaria Rita Russo.

Il dossier prende in considerazione le principali criticità delle 13 carceri per adulti del Piemonte e dell’ Istituto penale minorile di Torino.

Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto – così il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano – facendo capire alle istituzioni le varie criticità del nostro carcere, a partire dalla capienza: la struttura di Asti è sovraffollata, con una capienza di 309 detenuti a fronte di una capienza di 214 detenuti”.

Come garante abbiamo lavorato per evitare la costruzione di un parallelepipedo di 150 posti, non compatibile e coerente con un carcere tutto ad alta sicurezza.  I nostri interventi e quello del Comune di Asti hanno convinto la ministra della Giustizia Marta Cartabia che più volte ha indicato gli obiettivi di “evitare di incidere su istituti già sovraffollati”.

Al momento ci sono 48 milioni di euro oltre a 132.900.000 euro di fondi complementari del PNRR, per la gestione delle strutture del territorio: una disponibilità di fondi mai avuta in tempi recenti. “Su questa disponibilità stiamo lavorando con alcune proposte per il miglioramento delle condizioni strutturali degli istituti” conclude Mellano.

Stiamo lavorando per cercare di organizzare gli incontri con i detenuti all’interno dell’infermeria spazio che prevede la possibilità di mantenere il distanziamento – spiega Paola Ferlautoovviamente in una maniera compatibile con le caratteristiche delle struttura e con i protocolli sanitari di questo periodo di pandemia. Lo scorso anno abbiamo 10 detenuti che si sono diplomati in Dad nonostante i problemi dovuti alla pandemia”.

Asti è un istituto che accoglie detenuti ad alta sicurezza – così Rita Russoquesta definizione però io la vedo come una eccellenza della nostra realtà, perché applicare la funzione rieducativa della pena in detenuti ad alta pericolosità sociale è un compito complesso  e impegnativo ma sicuramente gratificante”.

Lavoriamo tutti affinché il dettato costituzionale, che prevede la funzione rieducativa della pena – affermano  Maurizio Rasero e Mariangela Cotto – venga applicato nella realtà”.