La Casa di riposo di Villafranca d’Asti chiuderà l’anno con 185 mila euro di disavanzo

Resi noti ieri in Consiglio Comunale i dati sulla grave situazione della Fondazione privata

La Casa di riposo “Venanzio Santanera” chiuderà l’anno con un disavanzo previsto di 185 mila euro: è uno dei dati emersi al Consiglio Comunale aperto di ieri sera riunito per far luce sulla grave situazione economico-finanziaria dell’istituto. Una seduta fortemente voluta dal sindaco Anna Macchia, convocata una prima volta per il 3 dicembre, ma poi annullata, come lei stessa ha voluto ricordare a chi le ha rimproverato “atteggiamenti contraddittori”, per un caso di positività al Covid, nella sua famiglia, che ha costretto anche lei alla quarantena.

Nuovamente fissato per ieri, il Consiglio ha potuto venire a conoscenza, per la prima volta, delle perdite progressive iscritte nei bilanci degli ultimi anni così come accertato dal commercialista e revisore contabile Alberto Binello che ha operato su mandato del presidente della casa di riposo Silvana Bertolotti. Le cifre: il bilancio 2018 della Fondazione “Venanzio Santanera” ha registrato perdite, al netto delle partite straordinarie, per 12.708 euro, salite a 42.500 l’anno successivo e più che raddoppiate nel 2020: 111.304 euro. Anni in cui era in carica il vecchio consiglio di amministrazione della Fondazione, istituzione privata che opera autonomamente dal Comune e accoglie attualmente 28 ospiti su una disponibilità di 40 posti letto (10 per non autosufficienti convenzionabili con l’Asl AT), con rette mensili mediamente di 2 mila euro.

Per l’anno in corso l’accertamento contabile ha rilevato, al 31 agosto, una perdita di 121.845 euro (cui vanno ad aggiungersi le quote di competenza dell’anno dei costi pluriennali, tra cui gli ammortamenti sospesi nel 2020, e quantificati in 26 mila euro) destinata a raggiungere i 185 mila euro al 31 dicembre. Una situazione che ha portato il dottor Binello a sostenere che “la tenuta della Fondazione è a rischio, a meno che non vengano posti in essere significativi interventi strutturali”.

Sconcerto nel pubblico che ha affollato la Sala consiliare, mentre il presidente Bertolotti, al termine di una ricostruzione puntuale sull’operato del nuovo Cda insediatosi a marzo, ha preannunciato le proprie dimissioni irrevocabili e quelle della consigliera Elena Maggio alle quali, durante la serata, si sono aggiunte quelle del vicepresidente Eugenio Demaria.

Ma che cosa ha portato in passivo i bilanci della Fondazione? Tra le voci che hanno pesato di più: un mutuo venticinquennale, contratto nel 2009, con debito residuo da rimborsare di 839 mila euro (6.450 euro mensili); il debito nei confronti della Cooperativa KCS, a cui la Fondazione salda le fatture, oggi come ieri, con un ritardo di cinque mesi. L’importo medio della fattura mensile è di 63 mila euro, somma che, in base al contratto stipulato in passato con la cooperativa, non viene conteggiata sul lavoro svolto dagli addetti in rapporto al numero degli ospiti, ma sul massimo della capienza (40 posti) anche se non tutti i posti letto sono occupati: un aspetto che ha destato perplessità.

Stipendio e contributi previdenziali percepiti dall’unica dipendente, con funzioni di direttore e con rapporto di lavoro cessato quest’anno, hanno pesato nel 2019 per 73 mila euro: “La stessa somma percepita dall’amministratore delegato di un’azienda con 250 dipendenti” ha dichiarato il dottor Binello. Altri 35 mila euro sono stati concordati per ferie arretrate non godute (per 10 anni) e vengono attualmente versati all’ex dipendente con rate mensili. Sia il vecchio che il nuovo Cda operano senza compenso.

Sulla difficoltà a far quadrare i conti ha insistito il presidente Bertolotti parlando di un bilancio “in cui abbiamo rilevato carenze ed errori”. L’epidemia sanitaria non pare essere stata decisiva nel determinare le perdite, mentre le soluzioni tentate negli ultimi due mesi, come l’ipotesi di una gara in “project financing” (con il coinvolgimento di soggetti privati capaci di garantire risorse per sostenere l’ampliamento della casa di riposo e la sua gestione per 30 anni) non hanno avuto esito positivo. Bertolotti, che ha elencato gli interventi attuati in questi mesi per produrre risparmi e migliorare il comfort degli anziani ospiti, ha rappresentato una situazione continuamente alimentata da nuovi e imprevisti problemi che porteranno, tra l’altro, a sanzionare la Fondazione (nel 2015 non è stata pagata l’Irap per 7 mila euro, nel 2017 non è stata fatta la dichiarazione dei redditi).

Alla domanda del sindaco Macchia e del consigliere Natale Ferrari (“Non si poteva intervenire prima?”) il dottor Binello ha risposto: “In passato ci sarebbe stata la fondata possibilità di accantonare utili fondamentali per superare i problemi”.

Durante la seduta è intervenuto l’ex presidente Carlo Binello, che ha difeso l’operato del Cda (“Sono frastornato da tutte queste cifre negative, i problemi ci sono stati in passato e ne posso elencare parecchi”), l’attuale consigliere Alfredo Castaldo (ha annunciato che non si dimetterà) e il vicepresidente Eugenio Demaria (“La situazione finanziaria è grave, non abbiamo soldi, ma debiti”).

All’ordine del giorno del Cda di martedì 21 dicembre, intanto, le dimissioni di Bertolotti. Il sindaco Macchia ha insistito affinché “emergano verità e trasparenza” dalla vicenda (il Comune, che non ha competenze dirette, per statuto nomina 4 dei 5 componenti il Cda) e ha ribadito la forte preoccupazione sul futuro della casa di riposo. Preannunciando, al termine, di voler riconvocare il Consiglio Comunale a gennaio per seguire il delicato evolversi della situazione.

Nella foto: il dottor Alberto Binello a fianco del sindaco Anna Macchia ieri in Consiglio Comunale