I dugonghi di Montiglio e Nizza Monferrato protagonisti di “Fossili e Territori”

E' online l'ottava puntata del reportage sulla ricchezza paleontologica dell'Astigiano

Meno popolare delle balenottere e dei delfini fossili che nuotavano nel Mare Padano, il sirenide (o sirenio, dugongo) si prende la scena nell’ottava puntata di “Fossili e Territori” e fa scoprire al lettore la storia di scoperte eccezionali a Montiglio e Nizza Monferrato.

Animale acquatico possente (poteva raggiungere fino ai 500 chili di peso e una lunghezza di oltre 3 metri), il sirenio preistorico era un mammifero erbivoro e viveva nelle acque basse del mare alimentandosi di grandi quantità di alghe e piante marine. Poco aggressivo, propenso al riposo, amava la vita di gruppo, quindi si muoveva in compagnia dei suoi simili. Cacciato per lungo tempo, oggi l’animale vive lungo la costa orientale dell’Africa ed è a rischio estinzione.

“Suggestivo pensare che dove oggi ci sono le colline di Montiglio e Nizza circa due milioni di anni fa nuotavano nel Mare Padano i sirenidi e che i ritrovamenti di quattro esemplari, avvenuti in secoli diversi, sono stati considerati dagli esperti tra i più significativi del nostro Paese” commenta Gianluca Forno, presidente del Distretto Paleontologico dell’Astigiano e del Monferrato, che promuove il viaggio nella preistoria locale insieme al Parco Paleontologico Astigiano.

Antichi i reperti di Montiglio (territorio anche ricco di conchiglie) scoperti, nel 1928 e nel 1935, nel giardino di Villa Cocconito e presumibilmente nel parco del castello. Entrambi furono predati dagli squali: “A distanza di milioni di anni i segni incisi sulle coste fossilizzate restano perfettamente visibili e sono numerosi” osserva Laura Nosenzo, autrice dei testi con la consulenza del paleontologo Piero Damarco.

Uno intero e uno frammentato, i due esemplari di Felsinotherium subapenninum sono passati nelle mani di alcuni degli esperti (Sismonda, Portis) che hanno fatto la storia della paleontologia italiana. Mai esposti al pubblico, fanno parte dei 145 reperti che il Museo Paleontologico di Asti ha ricevuto nel 2019 dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino dove resta conservato il sirenide scoperto sul Bricco della Cremosina a Nizza. Curioso il ritrovamento ad opera di un cane durante una delle solite passeggiate: “Nicki – scrive Laura Nosenzo – era un incrocio tra una cockerina e un setter irlandese. Gli piaceva scavare e lo fece anche un giorno d’autunno del 1984. Ma anziché fare il buco per seppellire un osso, fu l’osso del sirenide a trovare lui”. Nel vedere le vertebre, il suo padrone Valter Barberis, veterinario, pensò subito a qualcosa di particolare e vide giusto: estratto dalla terra, il Metaxytherium subapenninum si mostrò agli occhi degli esperti come “un esemplare adulto, forse femmina per le sue dimensioni non troppo pronunciate, probabilmente predato dopo la morte; sicuramente con le vertebre danneggiate seriamente dal passaggio di un aratro durante le attività agricole”.

Qualche tempo dopo l’asportazione del mammifero marino, Barberis tornò a passeggiare sul bricco e a cercare nuovi indizi: saltarono fuori altri resti, tra cui un pezzo di mandibola con tre denti che richiamarono la sua attenzione: “Uno aveva un’enorme carie, un caso piuttosto raro di paleopatologia, che potrebbe aver portato l’animale a uno stato di denutrizione tale da farlo spiaggiare e morire”. Il luogo esatto dei ritrovamento è tenuto segreto: potrebbero ancora esserci altri resti e non solo di dugongo: “In questi territori siamo autorizzati – dice il geologo nicese Lorenzo Mariano Gallo – a pensare che di fossili ce n’è ovunque”.

La puntata dedicata ai sirenidi si può leggere integralmente (https://www.astipaleontologico.it/i-sirenidi-di-montiglio-e-nizza-monferrato/) sul sito del Parco Paleontologico insieme alle altre sette già pubblicate.

Sei le curiosità che la rubrica consiglia di andare a scoprire a Montiglio (le meridiane di Tebenghi, i libri aperti, in piazza, sulla storia), Nizza (Art ‘900) e dintorni: la scultura della conchiglia a Piovà Massaia, realizzata da Giorgia Sanlorenzo, il geosito di Cortiglione e la passerella sul Tiglione di Belveglio.

Nella foto: segni di squalo sul sirenide di Montiglio]