Confagricoltura: “Annata agraria condizionata da gelate e siccità. Preoccupa la riduzione in numero di aziende astigiane”

Nella giornata di ieri, martedì 9 novembre, ha avuto luogo il bilancio dell’annata agraria 2021 presentato da Confagricoltura Piemonte, alla presenza del presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Nell’annata appena trascorsa si rilevano produzioni in calo e prezzi in aumento per i cereali e le oleaginose; significative perdite di raccolti anche per prati, erbai, medicai e ortofrutta. Eccellente la vendemmia. Redditività sempre più scarsa per gli allevamenti zootecnici, mentre è quasi azzerata la produzione di miele.

Un inverno mite, una primavera piovosa con temperature fortemente altalenanti e una serie di gelate tardive, associati a un’estate calda e particolarmente asciutta, seguita da un autunno nuovamente mite: questo l’andamento climatico che ha segnato l’annata agraria 2020-2021, caratterizzata da una grave e perdurante siccità, che ha interessato soprattutto il Piemonte meridionale.

Le coltivazioni erbacee, frumento e mais in particolare, ma anche prati, medicai ed erbai annuali hanno patito la carenza idrica riducendo in modo significativo le produzioni, mentre le coltivazioni legnose, frutteti e vigneti in particolare hanno retto meglio, limitando il quantitativo dei raccolti, che si sono però rivelati di buona qualità.

Dal bilancio dell’annata agraria emerge che la campagna del grano tenero si è chiusa con un calo produttivo di circa il 10%, mentre la riduzione di raccolto per l’orzo è stata più contenuta. Anche il mais ha risentito dell’andamento stagionale favorevole, con un calo produttivo del 30 – 40%, e localmente con un azzeramento della produzione a causa di grandinate, piogge violente e forte siccità in alcune aree della Regione.

Da segnalare l’andamento positivo dei prezzi dei cereali, spinti dall’ondata dei rincari delle materie prime a livello mondiale, che hanno però messo in difficoltà la zootecnia per il forte aumento dei costi energetici e dei mangimi. Sostanzialmente stabile la produzione di oleaginose, quali soia, girasole e pisello proteico.

Il vigneto piemontese ha regalato una vendemmia di ottima qualità, anche se non abbondante, con un calo di produzione di circa il 10% rispetto all’anno scorso. Le gelate del mese di aprile e l’estate con un periodo di forte caldo alternato da violenti temporali hanno danneggiato prima le fioriture e poi il raccolto dei frutteti. Il meteo ha condizionato anche le coltivazioni orticole in pieno campo: soddisfacente invece l’andamento del mercato, con prezzi in sostanziale tenuta. La prolungata siccità e il clima torrido dei mesi estivi hanno provocato problemi di produzione per prati, erbai e medicali, con perdite di raccolto del 30- 40%.

Sul fronte degli allevamenti zootecnici in generale si rileva un forte calo di redditività, dovuto all’aumento dei costi di produzione. In pesante difficoltà gli allevamenti avicoli (produzione di polli da carne, tacchini e uova), forti consumatori di cereali e proteoleaginose. Si segnalano forti preoccupazioni per la pressione delle produzioni estere sul mercato dei bovini da carne, che continuano a scontare bassi prezzi all’origine. Continuano a permanere basse le quotazioni del latte alla stalla, con prezzi stazionari che penalizzano gli allevatori.

Situazione pesante anche per i suini: dopo gli aumenti di prezzo degli animali vivi nel periodo tra aprile e agosto, nei mesi di settembre e ottobre si è registrata una significativa riduzione dei prezzi e attualmente, per quanto riguarda i suini da macello più pregiati (quelli di peso tra i 160 e i 176 kg) il prezzo è inferiore dell’1,13% rispetto all’anno scorso.

Andamento particolarmente sfavorevole per l’apicoltura: le numerose avversità meteorologiche hanno causato una forte riduzione, quando non addirittura l’azzeramento, delle rese dei mieli primaverili più importanti e compromesso anche le produzioni estive. Continua a ridursi il numero delle imprese agricole. In base ai dati dell’Anagrafe Unica della Regione Piemonte le aziende agricole erano 70.780 nel 2005, 62.706 nel 2010, 42.150 l’anno scorso e 40.152 quest’anno (riduzione quindi del 4,7% nell’ultimo anno).

L’analisi del dato astigiano preoccupa il direttore di Asti Agricoltura Mariagrazia Baravalle “si evidenzia una riduzione del numero di aziende dell’8,4% (da 5.234 a 4.792), una percentuale quasi doppia rispetto alla media regionale”, che però aggiunge, “nonostante la riduzione del numero delle imprese si mantiene, almeno a livello regionale, sostanzialmente stabile la percentuale di giovani agricoltori: i titolari di azienda con meno di 41 anni erano il 14% nel 2010, mentre quest’anno sono il 13,6%. Ciò significa che il settore primario ha la necessità di un forte ricambio generazionale per poter affrontare con vigore le nuove sfide sul fronte della competitività e dell’internazionalizzazione”.

Il presidente di Asti Agricoltura Gabriele Baldi riscontra “un sostanziale mantenimento della superficie vitata, pari a 14.059 ettari ed un sensibile incremento (+ 5,2%) della superficie coltivata a nocciolo che è passata da 5.684 a 5.979 ettari”, e poi rimarca: “occorre migliorare l’efficacia delle politiche agricole per favorire uno sviluppo sostenibile delle imprese: si tratta di utilizzare meglio i fondi del programma dello sviluppo rurale, intensificando la collaborazione nella Conferenza Stato Regioni e accelerando il confronto sulla nuova programmazione regionale. Inoltre due problemi che ci assillano da troppo tempo – conclude Baldi – e che devono trovare al più presto soluzione: la riduzione della burocrazia e la lotta agli animali selvatici che rappresentano ormai una piaga per le imprese agricole piemontesi”.